Vicari lascia, altri 12 restano: il governo degli inamovibili
Potere Da Lotti (Consip) a Castiglione: ministri e vice indagati o chiacchierati per plagi e conflitti d’interessi con la banca di papà
La vicenda di Simona V ic ar i non è l’un ic o scandalo che ha coinvolto membri dei governi Gentiloni e Renzi, con il primo fotocopia del secondo. Ma se la sottosegretaria alle Infrastrutture ha lasciato subito la sua carica, altri non l'hanno fatto. A partire dai fedelissimi dell’ex premier Luca Lotti e Maria Elena Boschi. Il ministro dello Sport è indagato per rivelazioni di segreto d’ufficio e favoreggiamento ad altri indagati nell’inchiesta sugli appalti truccati Consip, ma non ha mai pensato di lasciare il suo posto, come ha ribadito pure in Parlamento prima del voto sulla mozione di sfiducia (respinta) presentata dal M5s. La Boschi, invece, non è inquisita, ma le rivelazioni contenute nel libro di Ferruccio de Bortoli hanno fatto riesplodere il caso Banca Etruria con l’ormai famosa richiesta dell’allora ministra delle Riforme a Federico Ghizzoni per un'eventuale acquisizione dell’istituto aretino da parte di Unicredit di cui egli era ad, vicenda che sta provocando gravi imbarazzi all’esecutivo per il riesplodere del conflitto d’interessi della sottosegretaria di Palazzo Chigi.
PROPRIO in merito alla vicenda che ha portato alle dimissioni di Vicari, nelle intercettazioni compare anche il nome del ministro per la Coesione territoriale Claudio De Vincenti. Al telefono, il’armatore e presunto corruttore Ettore Morace parla di lui come “una persona” che lo avrebbe aiutato – quand’era sottosegretario alla Presidenza del Consiglio - nell’acquisizione della Siremar. I Rolex, comunque, portano sfortuna agli ultimi governi. Dall’esecutivo Renzi, infatti, si dimise da ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi (mai indagato) per la vicenda del Rolex regalato a suo figlio da due imprenditori che avevano rapporti col suo dicastero. E una vicenda di Rolex ha sfiorato, senza trovare conferme, la ministra della Difesa Roberta Pinotti per orologi che sarebbero stati regalati a una delegazione italiana in visita in Kuwait (ne parla anche la Vicari quando dice: “Ci sono ministri che hanno preso tre Rolex”?). Sempre restando tra i ministri, ci sono quelli che collezionano figuracce a non finire. Come Angelino Alfan o, dal caso Shalabayeva (quando era all’Interno nel go- verno Letta) alla foto con l’amico Leonardo Sacco, governatore della Misericordia arrestato l’altro giorno per il Cara di Isola Capo Rizzuto. O come Marianna Madia per la vicenda della tesi di dottorato copiata scoperta dal Fatto.
Tornando ai membri del governo coinvolti in inchieste giudiziarie, Vito De Filippo, sottosegretario all’Istruzione, ex governatore della Basilicata, venne rinviato a giudizio per peculato e poi assolto nello scandalo per i rimborsi elettorali in Regione, salvo finire di nuovo sotto indagine nell’aprile 2016 per induzione indebita (la vecchia concussione per induzione) in un filone dell’inchiesta Tempa Rossa. Anche il sottosegretario per le Politiche Agricole Giuseppe Castiglione, ex Dc, anche lui vicinissimo ad Alfano e potente esponente centrista in Sicilia, è imputato. Dopo diversi pr os ci og limenti (di cui uno anche per concorso esterno in ass o ci a z io n e mafiosa), nel
2015 è stato inquisito per turbativa d’asta e corruzione elettorale nel processo di Catania sull’appalto truccato per la gestione del Cara di Mineo. Il vice ministro all’InternoFilippo Bubbico, invece, dopo essere stato coinvolto in un paio d’indagini in cui è sempre stato prosciolto (come l’inchiesta Toghe Lucane), nel febbraio 2016 è stato inquisito per abuso d’ufficio dalla Procura di Roma per il trasferimento a Isernia del prefetto Fernando Guida, inchiesta poi archiviata dal Tribunale dei ministri.
Altri due sottosegretari erano indagati quando entrarono nel governo Renzi, ma poi sono stati prosciolti: Umberto Del Basso De Caro (Infrastrutture) eDavide Faraone (Salute). Il primo, ex Psi, è stato indagato e prosciolto a Napoli per peculato, nell’ambito dell’inchiesta sull’uso privatistico del “fondo dei gruppi regionali” in Campania. Faraone, invece, è stato inquisito dalla procura di Palermo per l’i nchiesta sulle “spese pazze” in Regione, e poi archiviato nel luglio 2015. Il vice ministro ai Trasporti Riccardo Nencini, invece, è stato oggetto di un procedimento da parte del Parlamento europeo per una storia di spese e rimborsi-viaggi gonfiati ai tempi in cui era parlamentare Ue, per i quali è stato costretto a restituire alcune somme. Procedimento poi annullato nel 2014 dalla Corte di Giustizia Ue, che ha accolto un ricorso dello stesso Nencini.
Grana dopo grana
I Rolex della Pinotti e le figuracce di Alfano. Castiglione e gli affari per il cara di Mineo