Legnini (Csm) arbitro di parte: accusa Woodcock senza prove
Il vicepresidente del Consiglio superiore, anzichè aprire una pratica a tutela del pm linciato da politici e giornali, allude a sue responsabilità sulle fughe di notizie
Per
il suo ruolo istituzionale dovrebbe essere un arbitro ma Giovanni Legnini, vicepresidente del Csm, non lesina giudizi mediatici sulle eventuali responsabilità delle fughe di notizie, in merito all’inchiesta Consip. Ieri sera è stata la volta della trasmissione di Giovanni Minoli su La 7. Durante Faccia a faccia si è schierato con il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri secondo il quale “quando c'è una fuga di notizie, esce o dalla Procura o dalla polizia giudiziaria. E, in genere, quando la polizia giudiziaria fa la fuga di notizie, c'è quanto meno una sorta di silenzio-assenso da parte della Procura. Altrimenti le notizie non escono fuori". Il numero due del Csm pur essendo giudice disciplinare e quindi potrebbe dover giudicare il pm napoletano Henry John Woodcock, sotto procedimento per un’intervista mai rilasciata a Repubblica o – in astratto- altri magistrati di Napoli o di Roma, essendo gli atti di Consip in mano alle due procure, non si è fatto alcun problema a dire che “ha ragione Gratteri, che è un grande ma- gistrato ma con cui non sempre sono d’accordo". Gratteri, però, non può essere chiamato, eventualmente, a giudicare su questa vicenda e quindi le sue parole, condivisibili o meno, non possono essere lette come l’anticipazione di un verdetto, a differenza delle interviste di Legnini rilasciate pur con la solita premessa: “Non posso anticipare giudizi”.
PREMESSA che ha utilizzato pure ieri per rispondere alla domanda su un asserito complotto contro Renzi: "Non posso anticipare il giudizio che dovrà dare il Csm, nel caso si dimostrasse il coinvolgimento di uno o più magistrati( i pm di Napoli, ndr), ma falsificare un rapporto di polizia giudiziaria è molto grave", riferendosi all’accusa- da dimostrare- di cui deve rispondere a Roma il capitano del Noe dei carabinieri Giam- paolo Scafarto, indagato per dolo ai danni di Tiziano Renzi. Legnini che, almeno nella storia recente, è l’unico vicepresidente del Csm di provenienza governativa (sottosegretario sia con Letta che con Renzi) già il mese scorso, durante una irrituale conferenza stampa per motivare il no del Comitato di presidenza a una richiesta di apertura pratica su Consip, aveva condannato la procura partenopea: “Mi sembra evidente che a Napoli qualcosa non sia andato, tanto che Roma indaga su una presunta falsificazione di un’informativa da parte di un ufficiale di polizia giudiziaria e sulla fuga di notizie coperte da segreto". Un giudizio netto, senza tenere conto, peraltro, rispetto alle fughe, che gli atti sono in mano a diversi inquirenti e a diversi nuclei di polizia giudiziaria a Napoli e Roma.