La voracità edilizia viene prima del verde milanese
Un mattino di qualche giorno fa, i milanesi che abitano tra via Patellani e viale Bligny, a due passi dalla Bocconi e a dieci minuti da piazza Duomo, sono stati sorpresi da un frastuono assordante, quello dei martelli pneumatici che sventravano vecchi muri di un deposito comunale da anni fatiscente, addossato a una storica casa popolare del quartiere di Porta Romana, insomma, un posto della Milano d’antan che dovrebbe essere preservato e rispettato. Tra l’alta parete esterna della vecchia casa coi ballatoi e il cordolo del marciapiede di via Patellani ci saranno sì e no sette metri. I lavori riguardano una striscia lunga circa 60 metri, sino all’incrocio con viale Beatrice d’Este.
È una zona residenziale su cui gravitano università e scuole varie. Il vicino Parco Ravizza, nei giorni di bel tempo, è affollato come la metropolitana: il verde è prezioso come l’oro, nella nostra città in cui vengono conteggiati come aiuole anche gli spartitraffico. Si sperava che lo spazio comunale assaltato dai martelli pneumatici potesse diventare un marciapiede più accogliente e magari abbellito da qualche siepe fiorita. Macché.
CI COSTRUIRANNO un nuovo edificio, un alveare alto 5 piani. Sfrutteranno ogni centimetro quadrato perché lì renderà tantissimo: per sopperire alla metratura striminzita della base sporgerà un cubo allargato, aumentando così le cubature degli ultimi tre piani. La gente della zona fotografa indignata il cartellone del cantiere che appartiene al gruppo Icef. La giunta Sala a parole dice di contrastare la voracità edilizia, nei fatti vengono approvati progetti estremi come questo: chi ha dato l’ok? È vero che Pisapia era contrario a lottizzare quello spazio? L’Icef vanta la “qualità dell’abitare” e “la storia di un’impresa fatta da uomini straordinari”. Sotto la loro guida “di alto profilo, emergono valori nascosti che producono qualità della vita: identità, intelligenza delle relazioni”. Tante belle parole... a Milano diciamo: la rava e la fava.