Il grande regresso: indagine sui segnali deboli del futuro
Riccardo Ruggeri è un ex: ex operaio, ex manager, ex Ceo di multinazionali, ex imprenditore, ex creatore di start up. Me lo presentò qualche anno fa Marcello Maddalena: una cena di ex, noi ex magistrati, lui – uomo eccezionale – oggi fa lo scrittore e il giornalista. L’11 maggio è uscito il suo ultimo libro, America. Un romanzo gotico. Cartoline da un Impero in crisi( Marsilio). A metà strada tra l’autobiografia, il saggio e il romanzo, si pone una domanda che a noi, vecchi padri e giovani nonni, ci interessa e ci angoscia quotidianamente: come sarà il mondo fra dieci, vent’a nni?
NON GLI INTERESSA, in questo caso, l’innovazione tecnologica ma i rapporti umani e sociali. Coincide il suo libro con altro, La grande regressione (Feltrinelli), opera di quindici celebrità globali: da Zygmunt Bauman a Nancy Fraser. Parliamo di entrambi i libri. “Da nove anni – mi dice Ruggeri – mi pongo questa domanda, sapendo che non ne conoscerò mai la risposta: “In che mondo vivranno i miei nipoti?”. Ho scelto di analizzare l’America, la frequento dagli Anni 70, ci ho lavorato come Ceo di una multinazionale quotata a Wall Street. Capire i processi evolutivi degli Usa significa tentare di comprendere cosa ne sarà dell’Europa e dell’Italia”.
Il tuo libro esce contemporaneamente a La grande regressione. In cosa differiscono?
Anche loro si pongono le mie stesse domande: “Come sarà il mondo civile fra dieci, v en t ’ anni? E che fare?” Quindici acute risposte ma, alla fine, convengono tutti con il sociologo Oliver Nachtwey che si chiede: non solo “deglobalizzazione” ma pure “d ec iv ili zz az io ne ”? Tutti si accorgono che esiste e cresce un popolo contro: gli “sconfitti della globalizzazione”. La filosofa americana Nancy Fraser trova la chiave: “Bisogna uscire dalla micidiale alternativa neoliberismo progressivo versus populismo reazionario. Quella che hanno rifiutato gli elettori di Trump, cioè l’alleanza fra multiculturalismo e Silicon Valley, antirazzismo e Wall Street, diritti lgbt e Hollywood, il mondo