Si scrive Lolita, si legge Nonita: ovvero Macron contro Berlusconi
Tanto sembra fiaba la storia d’amore del presidente francese, quanto incappa in anatemi moralisti l’ex Cav.
Una cosa è Lolita, un’altra è Nonita. Un conto è Vladimir Nabokov, un bel contro conto è il compianto Umberto Eco, Diario Minimo per la precisione, un delizioso libro tutto di geniali capitomboli paraletterari e parodistici tra i quali No.Ni.Ta. Appunto: “Tre sillabe, come una negazione fatta di dolcezza”.
Prima di procedere, una pia premessa: Khadigija, la prima moglie di Maometto, era di “soli” quindici anni più grande rispetto al Profeta, un orfano cresciuto tra le tribù dei nomadi, che trovava in lei una guida amorevole e materna.
Questo esempio, sacrissimo, basti a zittire la gnagnera retorica laicista su Emmanuel Macron, bimbino, e la di lui moglie – Brigitte Trogneux, sua ex insegnante, più grande di ventitré anni – su cui sembra che il mondo della civilizzazione abbia finalmente guadagnato la novità.
Una freschezza femminista, manco a dirlo, ma siccome la variante italiana beneficia di un surplus di commedia urge – per arrivare a Nabokov e mettere da conto Eco – tornare alla notazione fatta la settimana scorsa da Silvio Berlusconi. Eccola: “Macron è un ragazzo brillante, certo, ha avuto la fortuna di una mamma bella che lo porta sotto braccio”.
SON TUTTE BELLE le mamme del mondo, quella di Macron, è bella assai più. Va da sé che se Genoveffa in Italia è un nome racchio, in Francia diventa Geneviève e perciò, si sa: quel che vale per Macron non funziona, insomma, per Berlusconi.
Tanto sembra fiaba la storia d’a- more del presidente francese quanto, invece, incappa in anatemi moralisti il leader di Forza Italia. Quest’ultimo, infatti – in quota Genoveffa – è sbertucciato. Accusato d’accasare una Lolita: la celebre Francesca Pascale, giovanissima rispetto a lui; mentre l’altro, invece, celebrato in quota Geneviève invera in sé nientemeno che Nonita.
L’incipit di Nabokov – “Lolita, luce della mia vita, fuoco dei miei lombi; mio peccato, anima mia” – in Umberto Eco si ribalta così: “Nonita; fiore della mia adolescenza, angoscia delle mie notti: Nonita. Nonita. Nonita”.
Tutto volge in commedia, se non in goliardia, e il genio di Eco calza perfettamente quando col suo personaggio, nel 1963, così scrive: “Amavo coloro che tu chiameresti con svagato torpore le vecchie”. Una cosa è Lolita, un’altra la Nonita che precede il nervosetto Macron e il conseguente bla-bla del mutamento di costume.
Tutto è già visto: “Lo stringere della tenerezza trattenuta – sporadico momento del più estremo contatto – il braccio ossuto di una vegliarda che aiutavo ad attraversare il semaforo con aria contrita di giovane esploratore!”.
Tutto è già scritto. C’è solo da invertire l’ordine dei fattori e – manuale di semiologia alla mano – rinominare i due addendi, e cioè Berlusconi e Macron. Il primo è Nonito, il secondo Lo-li-to.