C’era una volta il poeta sfigato che si dannava
Poetry is the new Rock’n’Roll, e il poeta è la nuova rockstar, non solo nei caffè di Manhattan dove le tenzoni letterarie, dicasi slameshowcase, sono una prassi consolidata. Anche in Italia, finalmente, brillano nuove stelle nel firmamento performativo-letterario: è il caso, ad esempio, di Gio Evan, un giovanotto scapigliato, intenzionato a “farti innamorare di me/ con una poesia sociale/ e non d’amore”.
Da qualche giorno in libreria con la sua ultima raccolta di versi, Capita a volte che ti penso sempre( Fabbri), Gio Evan è a spasso per il Paese con i suoi reading show( a “Il bello dell’Italia” il 27 maggio e a “Mare di libri” il 17 giugno), forte anche del successo sui social network.
Qualche mese fa, invece, è uscita l’antologia di Guido Catalano, Ogni volta che mi baci muore un nazista (Rizzoli), altro guru della poesia performativa, da recitare prima ancora che leggere: d’altronde, il padre nobile dei poeti, tale Orfeo, era un menestrello abilissimo, capace di incantare, con i suoi live melodrammatici, persino i serissimi guardiani dell’Inferno.
Anche Catalano sta per partire in tour (dal 3 giugno al 30 settembre) con i suoi versi diversi, mentre è appena volata via dall’Italia la tostissima poetessa indo-canadese Rupi Kaur, già lanciata in mezzo mondo con Milk and Honey (TEA) e ora attesa nell’emisfero australe: “Ho fatto tanta strada/ per darti tutte queste cose/ e tu nemmeno le guardi”.
Lo scrittore-performer tira, lo conferma il Salone del Libro di Torino, che si chiude oggi: tanti sono stati gli spettacoli letterari, interpretati dagli stessi autori, a corredo di eventi e presentazioni di libri. Wanda Marasco, per dire, tra i candidati allo Strega, ha firmato un incontro-spettacolo sul suo romanzo La compagnia delle anime finte ( Neri Pozza).
AL LINGOTTO e in città si sono esibiti pure Alessandro Bergonzoni, genio dell’affabulazione paradossale, e Paolo Nori, tra i primi scrittori italiani a confrontarsi felicemente coi reading letterari.
Il capostipite di questa generazione di autori- attori è forse Carmelo Bene, che già negli anni Ottanta radunava le folle con versi e prose: memorabile fu, nell’81, la sua Lectura Dantis dalla Torre degli Asinelli di Bologna – un vero e proprio happening. Meno chiassoso e istrionico, ma comunque tra i primi grandi affabulatori, è Alessandro Baricco, che negli anni Novanta ha portato l’intrattenimento letterario anche in televisione con Pickwick.
Persino i polverosi teatri si sono accorti della fortuna e del seguito degli storyteller, sempre più gettonati e scritturati per gli one-man-show : all’Argentina di Roma, ad esempio, è appena passata Clemantine Wamariya, autrice- attrice ruandese sopravvissuta al genocidio. Non tutti, non sempre, insomma, si cimentano in performance garrule o tragicomiche. Tutti, però, hanno bisogno di un pubblico di fronte a cui esibirsi: sono lontani i tempi in cui il poeta, curvo e sfigato, si dannava da solo nella sua cameretta per cavar fuori versi dallo sconforto.
METAMORFOSI OBBLIGATE PROGRESSISTI INGIALLITI (ORFINI I)
"La violenza sessuale è un atto odioso e schifoso sempre, ma risulta socialmente e moralmente ancor più inaccettabile quando è compiuto da chi chiede e ottiene accoglienza nel nostro Paese": sono queste le parole incriminate per le quali Debora Serracchiani è stata tacciata di razzismo. Io non credo che la Serracchiani una mattina si sia svegliata, come Gregor Samsa, trovandosi ex abrupto nel corpo di un leghista; penso piuttosto che la sua spiazzante incoerenza sia il risultato dei compromessi a cui è dovuta scendere per somigliare a un partito che ha barattato la sua sostanza più profonda e che ogni giorno di più si muove scompostamente verso destra.
“Oggi le magliette gialle puliranno Roma, perché amano la loro città e non sopportano di vederla annegare nell’incuria e nel degrado. La politica non è solo fatta di proposte e progetti, ma anche di gesti concreti”. E, rifacendoci a Magritte quando sfidava l'immaginario collettivo dipingendo una pipa e accostandole la scritta 'Questa non è una pipa', que- sto tweet non è uno spot elettorale.
”Credo sia un errore parlare di gogna mediatica, perché qui c'è qualcosa di più profondo dell'aggressione al Pd e al suo segretario. C'è qualcosa che riguarda il funzionamento della democrazia e che dovrebbe allarmare tutti": no, non è Silvio Berlusconi ma il rinnovato presidente del Pd a commentare così la vicenda dell'intercettazione tra Tiziano e Matteo Renzi. E di giorno in giorno i tratti somatici vanno trasformandosi da Giovane Turco a vecchio cinese.
PROGRESSISTI INGIALLITI (ORFINI II) LUPI SOTTO SPIRITO LO SCHERZO DI DARWIN
"Macron è un ragazzo brillante di 39 anni, con belle esperienze di lavoro alle spalle, che ha avuto la fortuna di avere una bella mamma che lo ho portato sotto braccio già da bambino": e dire che ne stava tessendo le lodi per farselo amico. Ma per Berlusconi il piacere della battuta è più forte di tutto. Del resto, come scrisse Quintiliano: “Preferii rinunciare a
Che Cecile Kyenge avesse ragione lo si sapeva da subito, ma adesso sappiamo anche che finalmente sarà, almeno economicamente, risarcita: Mario Borghezio è stato condannato per diffamazione aggravata dalla finalità di odio razziale e dovrà pagare 50mila alla parte civile. “Questo è un governo del bonga bonga, vogliono cambiare la legge sulla cittadinanza con lo ius soli e la Kyenge ci vuole imporre le sue tradizioni tribali, quelle del Congo”: questa era solo una delle affermazioni per cui oggi l'europarlamentare leghista si trova a dover pagare “un risarcimento di eccezionale importo che mi costringerebbe a vendermi casa”. Ringraziamo il Tribunale anche per aver ristabilito in via definitiva chi è l'orango (cit. Calderoli) e chi l'uomo .