Il Fatto Quotidiano

È il tempo delle mele e delle fregole

- » BENEDICTA BOCCOLI

Manolita adora i cinema d’essai. Con lei ho visto tutto Tarkowsky e tutto Kieslowski, maratone di film memorabili ma tr op po… c ome dire… troppo... per carità bellissimi, ma quando è troppo è troppo! L’altro giorno abbiamo visto di seguito Arancia meccanica di Kubrick e Il posto delle fragole di Bergman, due film diversi, ma entrambi con la frutta nel titolo. E siccome ogni stagione ha i suoi film e la sua frutta, io oggi l’ho obbligata a vedere Il tempo delle mele, che sono pure di stagione. Non si può mancare, l’hanno visto tutti e tutti lo vogliono vedere. Infatti il cinema è strapieno e non c’è un posto per sedersi. Manolita non vuole vederlo questo film: una storia per bambine deficienti, dice. Sedute sugli scalini, la sento sbuffare e sghignazza­re durante tutto il primo tempo. Io invece mi lascio c oi n vo l ge r e… “Dr e am s are my reality…” e quando in un ballo scatenato Mathieu mette le cuffie del walkman a Vic, e il chiasso sparisce, e si isolano e danzano dolcemente abbracciat­i, no vabbè, vengo trascinata in una favola d’amore che mi sfarfalla dentro e mi fa piangere di felicità. Mi giro e Manolita non c’è più. La cerco ovunque, in bagno, in galleria, nel foyer… la trovo nella cabina di proiezione, abbracciat­a al proiezioni­sta, con lo sguardo verso il fascio di luce e la mano stretta in quella di lui. Rimango lì, tra il film e la realtà, non so più dove finisce l’uno e inizia l’altra. Alla fine si baciano, nel buio, nei titoli di coda. Non oso interrompe­rli, esco stordita, in un vortice di sensazioni, e mi viene anche da ridere. Non ci voleva venire e invece… in cabina di regia ha trovato il suo posto migliore. Il posto delle fregole, altro che Bergman!

(Ha collaborat­o Massimilia­no Giovanetti)

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