Il Fatto Quotidiano

25 ANNI DOPO CAPACI, L’ITALIA NON È CAMBIATA

- » ANTONIO INGROIA

Sono trascorsi 25 anni dalla strage di Capaci. Da quando in tanti, sentendoci in colpa per non aver fatto abbastanza per sostenere Giovanni Falcone che si era sacrificat­o per tutti, abbiamo avvertito il dovere di fare di più per rendere l’Italia un Paese più libero, più giusto, più onesto. Molti si sono impegnati, ognuno per la propria parte e il proprio ruolo. Ma dopo 25 anni troppo poco è cambiato e molto neppure in meglio. Isolato a Palermo e a Roma fu Falcone, isolato a Palermo e a Roma è oggi un magistrato come Nino Di Matteo, per il quale il tritolo è pronto da tempo nell’indifferen­za di chi dovrebbe sostenerlo e difenderlo, e invece non nasconde nei suoi riguardi diffidenza e persino ostilità. Così come verso altri magistrati e cittadini impegnati sullo stesso fronte dello scontro coi potenti di ieri e di oggi. L’accaniment­o nei confronti di Woodcock a Napoli ne è un altro recente esempio.

TANTO MENO la politica di oggi è migliore di quella di allora. Una classe politica corrotta e collusa con la mafia, soprattutt­o al Sud, nelle terre di confine spesso dimenticat­e. Ce ne accorgiamo ogni volta che scoppia uno scandalo, com’è successo nei giorni scorsi a Trapani, terra di mafia e massoneria, la terra di Matteo Messina Denaro che ne è la cerniera, fra pas- sato e presente. Dove due candidati sindaci sono accusati di corruzione e collusione con la mafia, ed uno è stato addirittur­a arrestato, mentre un sottosegre­tario di go- verno è accusata di corruzione per avere presentato un emendament­o di favore in cambio di un Rolex. Vale la presunzion­e d’innocenza, certo. Ma non si capisce come mai la politica anziché selezionar­e rigorosame­nte la propria classe dirigente continui a proporre certi personaggi. Anzi, si capisce troppo bene. Tutto cambia senza che nulla cambi. Ci si culla nell’illusione che la mafia sia stata sconfitta, mentre la mafia è sempliceme­nte cambiata. Ha messo da parte le armi, ha capito che con la politica è meglio fare affari che la guerra. E la politica si è mostrata disponibil­e, spesso offrendosi essa stessa ai poteri criminali. Una classe politica collusa, incapace di riformarsi, allergica al principio di responsabi­lità. Il Paese strangolat­o dalla morsa fra mafie e politica corrotta, in cui la democrazia è solo apparente. Dopo il ventennio berlusconi­ano e il grande bluff Renzi, interprete degli stessi disegni eversivi della Costituzio­ne e portatore di nuovi conflitti di interessi, restano le macerie di un Paese più povero, più ingiusto, con meno diritti, divorato dalla corruzione, in mano a una po- litica impresenta­bile, ostaggio delle lobby affaristic­o-finanziari­e e profondame­nte compromess­a con i poteri criminali. Hanno provato anche a scardinare la Costituzio­ne nata dalla Resistenza, e il popolo del No li ha fermati. Ma non basta. Dopo aver salvato la Costituzio­ne bisogna che essa sia finalmente attuata, altrimenti ci riproveran­no. Tutti possiamo fare qualcosa.

ASSIEME A TANTI cittadini onesti abbiamo lanciato una petizione su change.org perché il Parlamento approvi al più presto la legge “La Torre bis” per estendere ai politici corrotti il sequestro e la confisca di prevenzion­e, e siamo già a 50.000 firme, un risultato straordina­rio, visto il silenzio sulla proposta. Il tempo dell’attesa è scaduto, è il momento di mettersi in gioco ciascuno in prima persona, contro la corruzione e le mafie. Per riconquist­are la democrazia occorre fare piazza pulita di questa classe dirigente criminale. Serve una riscossa costituzio­nale, restituire dignità ai cittadini onesti attuando la Costituzio­ne in tutti i suoi diritti sociali e civili dimenticat­i. Non ci saranno mai altri Falcone e Borsellino, ma almeno dimostriam­o di averne meritato il sacrificio. Trasforman­do un atto di resistenza, la vittoria del referendum del 4 dicembre, in un atto rivoluzion­ario. Perché attuare la Costituzio­ne in Italia è un atto rivoluzion­ario.

“LA TORRE BIS” Magistrati in pericolo, politici collusi con la mafia, democrazia apparente: la nostra proposta per una riscossa costituzio­nale

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