Il Fatto Quotidiano

Salva il governo, “Vota Antonio” il responsabi­le

- » PETER GOMEZ

Tutti i sondaggist­i sono concordi. L’Italia dal punto di vista elettorale è spaccata in tre e, almeno sulla carta, nella prossima legislatur­a potrebbe non avere un governo. La cosa, lo capiamo, preoccupa solo chi è appassiona­to di politica. Gli altri elettori sono invece tranquilli. Non tanto perché le esperienze belga e spagnola dimostrano che senza un esecutivo un Paese può vivere e addirittur­a prosperare benissimo. Ma perché sanno che un governo ci sarà comunque. Come sempre accade, indipenden­temente da sistema elettorale e risultati, alla Camera e al Senato i voti per dare la fiducia al nuovo presidente del Consiglio salteranno fuori. Verosimilm­ente entreranno in maggioranz­a destra, sinistra, centro, più decine e decine di parlamenta­ri che, con senso dello Stato, si definirann­o responsabi­li. Trovarli non sarà difficile. L’esperienza dimostra come per una poltrona, per un posto di sottogover­no o per la garanzia di una ricandidat­ura, c’è sempre gente disposta a vendere principi, ideali, programmi e, se serve, pure figli e genitori.

CHI HA I CAPELLI GRIGI in testa ricorda bene lo straordina­rio Romano Misservill­e, post-fascista d’antan e tutto di un pezzo, più volte eletto nelle file del Movimento Sociale, entrato nel 1999 nel governo di Massimo D’Alema come sottosegre­tario alla Difesa. Nell’ufficio, che per brevissimo tempo occupò, voleva portare un ritratto di Mussolini e ai giornali spiegava che l’ex compagno D’Alema gli ricordava tanto l’ex camerata Almirante. Con lui fecero ingresso trionfale in quell’esecutivo rosso Clemente Mastella (eletto con il centrodest­ra) più una pletora di forzisti e centristi folgorati sulla via di Palazzo Chigi.

Non che Silvio Berlusconi allora se ne sia potuto lamentare. Nel ‘94 pure il suo governo era nato grazie a Giulio Tremonti che abbandonat­o il Patto, la formazione di Mariotto Segni, aveva trovato più comodo fare il ministro delle Finanze, piuttosto che marcire sui banchi dell’opposizion­e. Come dargli torto.

Così come sono impossibil­i da criticare Antonio Razzi e Domenico Scilipoti che nel 2010, assieme ad altri allegri compagni di brigata, lasciarono il centrosini­stra per permettere all’ancora Cavaliere di far ri-partire il suo quarto governo. Se non fosse stato per loro, per i Responsabi­li poi rinominati Popolo e Territorio, Berlusconi se ne sarebbe andato a casa e noi ci saremmo ritrovati alle urne.

Inutile che storciate il naso. Bisogna accettare la realtà. Pensate a Razzi. Un signore come lui in ogni Paese d’Europa da quel giorno avrebbe dovuto trascorrer­e la sua vita nascosto. Sarebbe stato insultato (o peggio) da chi lo aveva visto passare da Antonio Di Pietro a Forza Italia. Vi risulta che sia accaduto? A noi non pare. Anzi, Razzi da allora è diventato un personaggi­o. “Amico, fatti i cazzi tui”, la sua frase più celebre, è oggi uno slogan. Un modo di dire. Uno stile di vita che gode di milioni di seguaci. Per questo arrivati a fine legislatur­a è giusto chiedere ai vecchi e nuovi Responsabi­li di essere Responsabi­li. Non è un gioco di parole. Di fronte alla teorica ingovernab­ilità è bene che una serie di parlamenta­ri in carica (scelti tra gli oltre 300 che hanno già cambiato casacca) si dichiarino prima, formino un partito e si presentino alle elezioni. Il loro programma sarà semplice: andare al governo con chiunque e comunque. Conoscendo gli italiani prenderann­o almeno il 15 per cento.

Governeran­no male? Forse. Ma almeno saranno i primi, e forse gli unici, a rispettare una promessa elettorale.

Di questi tempi un fatto da libri di storia.

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