Voucher, va in porto l’accordo Pd-Fi-Lega Azzariti: “Evitato il referendum, che frode”
Il professore: “Si voleva solo evitare il referendum della Cgil”
Gaetano
Azzariti è professore di diritto costituzionale alla Sapienza di Roma e, semplificando in modo brutale, un esponente della “sinistra” del costituzionalismo italiano. Nonostante la sua esperienza sui temi costituzionali deve, però, confessare la sua sorpresa: “Non era mai avvenuto, nessun governo s’era mai spinto a dire e poi disdire ancor prima di un referendum”. Azzariti parla dei voucher: abrogati per decreto poche settimane fa e ora sostanzialmente reintrodotti nella “ma no v ri na ”. Problema: grazie all’ab ro ga zi on e (finta) è saltato il referendum per l’abrogazione (vera) della Cgil. Si sarebbe dovuto votare oggi: 28 maggio. Se andrà come sembra, ci dice, “sarebbe una truffa contro la Costituzione”.
Professore, è davvero un caso unico?
In questa forma sì. Negli anni sono stati molti i referendum traditi. Cito un esempio clamoroso e abbastanza recente, cioè quelli sull’acqua pubblica del 2011: dopo due mesi il governo Berlusconi approvò una normativa analoga a quella abrogata. La Consulta disse poi che non si può reintrodurre la stessa normativa creando un “vincolo negativo”.
Quali altri esempi ci sono?
Abbiamo avuto casi in cui il governo ha cambiato la normativa prima del referendum. La Consulta, in quel caso, dichiarò non operative le modifiche che non vadano nella direzione delle richieste referendarie, concedendo alla Cassazione di trasferire i quesiti sulle nuove leggi. Insomma, in genere la Corte costituzionale accorda una speciale tutela al voto popolare.
E stavolta invece? Se fossero sostanzialmente reintrodotti i voucher ci troveremmo per la prima volta davanti a un raggiro, a una frode ai danni dell’articolo 75 della Costituzione (quello sui referendum, ndr): sarebbe dimostrato, insomma, che si trattava di una finta abrogazione volta solo a non far tenere il referendum. C osasi potrebbe fare? Sarebbe un ottimo caso per la Consulta su una frode alla Costituzione: la Corte ha già stabilito molte volte che il diritto di voto gode di speciale tutela, confido che prosegua su questa strada.
Non è particolarmente grave che un comportamento del genere avvenga sul tema del lavoro, l’elemento centrale di tutta la nostra Car
ta? Allora, il diritto del lavoro è in destrutturazione almeno dagli anni 90, da quando cioè abbiamo cominciato a disossare l’impianto garantistico della Carta introducendo elementi di flessibilità finendo, peraltro, per aumentare la disoccupazione. Oggi si dimostra una volta di più una difficoltà oggettiva dei governi che si dicono progressisti nel governare il tema del lavoro se non nelle forme neoliberiste, tipo Jobs act, ovvie per governi di centrodestra.
La Costituzione prescrive politiche di piena occupazione, salari dignitosi, tutele... È evidente che le protezioni per il lavoro e i lavoratori negli anni sono state ridotte drammaticamente al di sotto delle tutele costituzionali. Un governo che si dice progressista può fare due cose: accettare la fine dell’èra del lavoro, introducendo elementi di sostegno ai cittadini come il reddito di cittadinanza; oppure può considerare ancora possibile gestire politiche di piena occupazione declinate in modo moderno. Se chiede a me, io direi che deve applicare un mix tra le due: il governo che abbiamo, invece, non fa né l’una, né l’altra cosa.
Se ora si rimettono i buoni lavoro, allora l’abrogazione era finta e fatta solo per sottrarsi al voto: sarebbe un raggiro