L’Europa unita dal nemico americano
L’Europa per una volta marcia unita ma il leader americano tiene tutti in sospeso. E si è litigato sul serio
Donald Trump si fa beffe dei Grandi e dei partner: se ne va da Taormina tenendosi in mano le carte sul clima, lasciando tutti appesi alle sue decisioni che – dice - devono ancora maturare. Ma, appena scioltesi le righe del Vertice, fa sapere con un tweet che farà un annuncio la prossima settimana – segno che è tutto già stabilito. Poi, ‘dribblati’ i giornalisti, racconta ai militari di stanza a Sigonella il suo G7: un suo grande successo personale, un incontro produttivo, da cui l’America esce più forte e i legami con gli alleati più saldi. “Unirò Paesi civili e religioni contro il terrorismo e vinceremo… In questa mia missione, ho creato centinaia di migliaia di nuovi posti di lavoro” negli Stati Uniti.
Non è vero, ma l’importante è farlo credere. Il fatto d’essersi spesso trovato a Taormina solo contro tutti certo non gli dispiace: la sua narrativa ne esce più epica. Meno sopra le righe, Paolo Gentiloni, presidente di turno del Vertice, ammette“discussioni franche” e segnala“importanti convergenze”, al termine di una discussione “vera”, più “autentica di altre volte”.
Il testo più importante resta quello di venerdì contro il terrorismo. Sui temi politici, la Russia e l’Ucraina, la Corea del Nord, la Siria, i testi sono scontati.
CLIMA: 6 contro uno - In un Vertice un po’ sf i l ac c i at o nell’andamento, con cambi di scena ripetuti, e sterile nelle conclusioni, come previsto, su un punto sei Grandi mostrano piena convergenza: i quattro europei, Gran Bretagna, Francia, Germania e Italia, più Canada e Giappone riaffermano il “forte impegno per una rapida attuazione” dell’accordo di Parigi sul clima del 2015; solo gli Usa prendono tempo e i loro partner ne prendono atto, con qualche impazienza.
Angela Merkel giudica “insoddisfacente” la discussione sul clima ed esclude accordi al ribasso. Emmanuel Macron è meno drastico: trova positivo che siano state evitate fratture ed esprime l’impressione – ma forse è una speranza – che Trump sia uno che ascolti. “Gli ho detto – riferisce - che la questione è indispensabile per gli equilibri internazionali e per la reputazione e gli interessi americani”. Tra Angela la deca- na ed Emmanuel l’esordiente, chi ci avrà azzeccato?
SCAMBI: passa la “lotta al protezionismo”– Il confronto sulla libertà degli scambi è “duro” – parola della Merkel, che ha screzi a ripetizione con Trump -, ma alla fine gli Usa accettano d’evocare la “lotta al protezionismo” e il fatto che la libertà dei commerci “crea lavoro”. Parole senza novità, ma che almeno ci sono. Gentiloni fa notare che le conclusioni sugli scambi “non erano affatto scontate”. E Macron, ancora lui, apre a Trump: “Ho visto un leader con convinzioni forti, che in parte condivido – e cita la lotta contro il terrorismo -. Per lui e per me, è stata una prima esperienza: penso che abbia capito l'interesse di queste discussioni multilaterali”.
Unirò Paesi civili e religioni contro il terrorismo e vinceremo In questa missione ho creato centinaia di migliaia di nuovi posti di lavoro
TRUMP A SIGONELLA
IMMIGRAZIONE: un po’ ‘libera tutti’ – Le conclusioni sull’immigrazione, “positive sui principi” , secondo Gentiloni, lasciano ciascuno libero di agire come vuole, a tutela dei propri confini e della propria sicurezza, anche se gli europei appaiono consci che ci vuole una risposta comune.
La seconda e ultima giornata del Vertice dei Grandi sotto la presidenza di turno italiana comincia con un incontro coi leader di 5 Paesi africani: Kenya, Niger, Nigeria, Etiopia e Tunisia. Si parla di migranti e di terrore, di diritti dell’uomo e di controllo dei confini: Gentiloni e i leader Ue dicono, all’unisono, che ci vuole “una partnership forte” tra l’Europa e l’Africa e che “bisogna investire in infrastrutture e capitale umano”; e il Niger invita a “spegnere l’incendio libico”, le cui fiamme lambiscono il Vertice con scontri che fanno una cinquantina di vittime a Tripoli nell’assalto al carcere dove sono rinchiusi diversi gerarchi di Gheddafi e suo figlio Saadi.
Shopping e proteste
- Le conclusioni su ll’imm igra zio ne non soddisfano gli operatori umanitari, che nelle ultime 24 ore hanno salvato 2.200 persone tra la Libia e la Sicilia – almeno
10 le vittime - e gettano benzina, nel pomeriggio, sulla protesta di quanti contestano, senza gravi incidenti, il G7.
Ma, ormai, i leader hanno già lasciato Taormina, dopo uno shopping forzato delle first ladies. Dopo la May, partita già venerdì, se ne vanno un po’ alla chetichella pure la Merkel e Trump, che vuole evitare domande sul Russiagate, i cui contorni continuano ad aggravarsi. Il canadese Justin Trudeau dà appuntamento a tutti a Charlevoix, nel Quebec, fra un anno. Ma qualcuno già sa che non ci sarà.
invitati” Kenya, Niger, Nigeria, Etiopia e Tunisia hanno partecipato alla seconda parte del vertice