Il Fatto Quotidiano

Totti saluta i suoi primi 40 anni in mezzo al campo

Storia di un “falso nueve” senza una facile eredità

- » ROBERTO BECCANTINI

Il paradosso dell’insostitui­bile Francesco Totti è che l’hanno già sostituito. In campo, almeno. Basta sfogliare l’archivio, contare le mance che Luciano Spalletti gli ha concesso da quando tornò ( gennaio 2016). Cinque minuti qua, una decina là. Mance, appunto. Proprio lui, Spalletti, che ne aveva fatto il simbolo tattico della sua prima Roma in un passato che non passa mai (2005-2009). “Falso nueve”, così scrivemmo. E così brindammo. Ci fu un’estate in cui, come potenziale erede, si fece il nome di Adrian Mutu. La Fiorentina si oppose. C’è chi indicò, addirittur­a, Miralem Pjanic. Non tanto perché fossero come Totti, ma perché avevano qualcosa di Totti: Mutu, il dribbling: Pjanic, il lancio, le punizioni. Qualcosa. Non tutto.

NEL LIBRO“Il sogno di Futbolandi­a”, pubblicato da Mondadori nel 2004, Jorge Valdano lo descrive in questi termini: “Credo di non sbagliare dicendo che il talento più cristallin­o (del calcio italiano, ndr) è quello di Totti. Possiede tutte le qualità per essere un fuoriclass­e a livello mondiale. Ha tecnica, im m a g i n azione, carattere, senso del gol e uno spirito di ribellione davanti alla sconfitta che è molto difficile da trovare in giocatori con le sue caratteris­tiche”. È sempre stata una lotta impari, tra un “Dio” e l’io del tecnico di turno. Una religione contro, al massimo, una missione. Nell’estate del 1995, la Juventus della Triade decise di cedere Roberto Baggio al Milan. Aveva pronto Al es sa nd ro Del Piero. Ecco: i risultati con tribu irono a sanare il distacco. Del Piero convocava allo stadio una folla di fedelissim­i; Totti ha trascinato, di volta in volta, un popolo di genitori.

Quando il discorso cade su Francesco, Giampiero Boniperti lo avvicina all’onnipotenz­a di Valentino Mazzola. E allora, come si fa? Lo si può scomporre, penso alle partite atletiche, molto atletiche, di Wayne Rooney, bandiera del Manchester United che José Mourinho ha appena ammainato; alle sassate di Steven Gerrard, anima e corpo del Liverpool; alle parabole baciate di Andrea Pirlo. “Un dono che ci è stato fatto”: Spalletti vi ha supplito con un centravant­i vecchia maniera (Edin Dzeko) e le sgommate di un mediano trasformat­o in “f al so dieci”, Radja Nainggolan. Senza trascurare l’apporto del tridente leggero (Mohamed Salah, Stephan El Shaarawy, Diego Perotti).

Il passo d’addio con il Genoa – dalla conferenza di Spalletti: “Una fetta importante”, anche se non dall’inizio – suggella un ritiro troppo lungo, e come tale portatore di attriti, veleni, equivoci, mezze frasi e mezzi progetti. La Roma del “dopo” è già nata e, probabilme­nte, arriverà seconda. Impossibil­e cercarne un clone sul mercato: Totti ha scelto liberament­e di restare prigionier­o di una città, di una squadra.

È UN PO’ QUELLO che gli rimprovera Dino Zoff, il ct che lo lanciò in Nazionale (10 ottobre 1998, Italia-Svizzera 2-0 a Udine): “Era completo. Aveva tutto, a cominciare dal fisico. Il problema è che quel tutto lo ha riversato, esclusivam­ente o quasi, sulla Roma, sull’attività domestica. Peccato. Lo spronavo sempre: Francesco, non accontenta­rti. Fu secondo all’Europeo del 2000 con il sottoscrit­to; e campione del Mondo con Marcello Lippi nel 2006, sì, ma solo da gregario, reduce com’era da un serio infortunio. Ripeto: avrebbe potuto dare di più. Ci sono stati due Totti: il marziano a Roma e il diversamen­te grande fuori confine”.

Se non altro, il nuovo mister (Eusebio Di Francesco) potrà allenare “la” Roma, e non più la Roma “con” Totti, come l’avevano ridotta, o come si era ridotto. Quando si vive in bilico perenne, e spericolat­o, tra un talento di 40 anni e 40 anni di talento, la caccia al delfino rimane un esercizio presuntuos­o e pretestuos­o. Francesco, ai suoi bei dì, era attaccante e mezzala, tiranno e leader. È stato tutto: e, in alcuni casi, fin troppo. Perché gli faceva comodo, perché ci faceva comodo.

Nessuno, oggi, vale Totti. Nemmeno il Totti attuale. Ed è questa, di paradosso in paradosso, l’unica buona notizia per la Roma che verrà.

DINO ZOFF

Aveva tutto ma lo ha riversato, esclusivam­ente o quasi, sulla Roma, sull’attività domestica. Peccato

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Ansa Scatti memorabili Sopra, il selfie sotto la curva nel 2015. A destra, la Supercoppa col presidente Sensi nel 2001. Sotto, il 4 rifilato alla Juve nel 2011
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 ??  ?? BERLINO 2006 Totti ha vinto il campionato del mondo con la Nazionale di Marcello Lippi
BERLINO 2006 Totti ha vinto il campionato del mondo con la Nazionale di Marcello Lippi
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IL DIVERBIO Durante quest’ultimo campionato, Luciano Spalletti lo ha fatto giocare pochissimo
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Il 19 giugno del 2005 ha sposato a Roma Ilary Blasi, dalla quale ha avuto tre figli
LE NOZZE Il 19 giugno del 2005 ha sposato a Roma Ilary Blasi, dalla quale ha avuto tre figli

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