Il Fatto Quotidiano

Aiuto, mi si è inceppato il punto G il governo mondiale non dà più risultati

Gli incontri tra i Grandi stritolati tra gigantismo e moltiplica­zione

- » STEFANO FELTRI

Il

vertice G7 di Taormina si chiude senza risultati concreti e con alcuni disastri di immagine. Con Angela Merkel che cancella la conferenza stampa finale (avrebbe dovuto rispondere agli insulti di Donald Trump sui tedeschi “molto cattivi” nel commercio internazio­nale), il premier Paolo Gentiloni che non ottiene alcun impegno sui migranti e il nuovo presidente francese Emmanuel Macron che torna a casa senza aver rinsaldato l’intesa sul clima firmata a Parigi un anno fa. La cosiddetta governance multilater­ale non funziona più da tempo. E ormai l’evidenza comincia a essere imbarazzan­te per molti leader che non riescono quasi più a sorridere nelle photo opportunit­y.

I fori di dialogo multilater­ali sono sempre nati durante emergenze troppo gravi per essere affrontate da un singo- lo Stato. La tradizione dei “G”, cioè “grandi”, inizia nel 1973, durante la crisi energetica arrivata due anni dopo il collasso del sistema di cambi di Bretton Woods. Il segretario al Tesoro George Shultz riunisce Francia, Germania, Regno Unito e Usa per coordinare la reazione economica e monetaria. Poi le “G” aumen- tano, nel 1974 viene coinvolta anche l’Italia che nel 2009 ospita un G8 a L’Aquila di cui nessuno ricorda i contenuti. Fu così inutile che poco dopo Obama dichiarò superato il format, convocando a Pittsburgh un G20, perché non si poteva affrontare la crisi finanziari­a senza le nuove potenze di Cina, India e Brasile. E infatti anche ora, dopo Taormina, le attese si spostano verso il G20 di Amburgo, in Germania, il 7 e 8 luglio. Se il G7 doveva dimostrare che almeno tra i grandi Paesi occidental­i c’era un’identità di vedute sulle principali sfide da sottoporre agli altri 13 al G20, anche tale obiettivo è fallito.

Nessuno ha però il coraggio di rottamare le formule superate. Così mentre il G20 si affermava come summit rilevante (è al G20 di Cannes che si consuma l’ultimo atto dell’agonia politica di Silvio Berlusconi e del premier greco George Papandreou), il G8 continua a riunirsi, salvo tornare a sette quando la Russia viene cacciata dopo la guerra in Ucraina.

IL NUMERO DI VERTICI durante la crisi finanziari­a in Europa è esploso: ci sono i Consigli europei, che riuniscono i capi di Stato e dei governo dei 28 Paesi membri, ma anche i bilaterali che spesso li precedono (con pellegrina­ggi a Berlino e Parigi obbligati per tutti i leader “minori” come quelli italiani), e le riu- nioni di partito tra i leader, socialisti da una parte e popolari dall’altra, poi ci sono i summit occasional­i, come quello sulla portaerei a Ventotene alla fine dell ’ estate scorsa. L’ul tima novità sono i vertici informali come quello di Bratislava in settembre, tentativo di dare una cornice istituzion­ale alla necessità di riunire tutti i Paesi europei tranne la Gran Bretagna per discutere della Brexit.

Questo turbinare di jet di Stato e auto blindate per far incontrare i leader sembra diventare tanto più frenetico per compensare il collasso delle vere istituzion­i di una governance

Tra jet e blindati Un turbinare sempre più frenetico per compensare il collasso delle vere istituzion­i

globale. La Wto, organizzaz­ione mondiale del commercio, è ferma dal 2001 e pare difficile possa riprenders­i, soffocata dalla “ciotola di spaghetti”, cioè l’intreccio di accordi bilaterali che rendono più difficili quelli universali. Donald Trump ha già seppellito anche la logica degli accordi per grandi aree geografich­e, cancelland­o il Tpp tra Usa e Asia e congelando il Ttip con l’Ue. Dell’Onu si è persa da tempo ogni traccia. Non riesce più nemmeno a conservare il monopolio dei processi di pace, visto che sulla più grave delle crisi in corso - la Siria - subisce la concorrenz­a dei negoziati di Astana ispirati dalla Russia. Ci siamo ricordati della Nato soltanto quando Trump ne ha messo in discussion­e l’utilità e l’efficacia come scudo dei Paesi ex sovietici. I vertici con la “G” non possono prendere decisioni concrete, ma dovrebbero indicare una strategia per le istituzion­i su cui si regge la governance mondiale. Proprio l’agonia di queste ultime è la dimostrazi­one senza appello del fallimento di ogni G degli ultimi dieci anni.

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G6 A Rambouille­t nel 1975
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Ansa Sicurezza Scorta per la visita di Melania Trump a Catania

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