Io, laziale, inventore di “Tottigò” che ci salva pure dagli alieni...
Il personaggio coatto e generoso di “Convenscion”. Poi sei diventato uno showman
Caro Francesco Totti, è arrivato il giorno del tuo addio all’erbetta verde. Spesso i giorni dell’addio sono i giorni delle Grandi Rivelazioni, i colpi di scena su cui campano gli sceneggiatori di soap, tipo “Sì, sono tuo padre” o “Sono cattivo perché mamma voleva buttarmi dal balcone”. Credo, Francesco, che anche tu in questo giorno commovente abbia diritto a una Grande Rivelazione, spero non traumatica, vista la maglia che hai indossato e che hai molto onorato.
PRIMA DI CONTINUAREa leggere, siediti. Francesco, TU DEVI LA TUA FORTUNA A UN LAZIALE. Per la precisione al sottoscritto, innamorato perso dei colori del cielo di Roma a primavera. Inten- diamoci: non parlo della tua fortuna calcistica, per quella hai fatto tutto da solo, grazie a un DNA da terno al Lotto su tutte le ruote: fenomeno che non sei altro, mentre i tuoi coetanei ancora facevano le asticelle e la pipì sotto, tu eri già pronto per la Serie A, altezza a parte. Parlo della tua fortuna mediatica, quella per cui un calciatore diventa un richiestissimo personaggio dello show-business.
ANDIAMO con ordine. Io oltre a disegnare pupazzetti, quando il Signore mi benedice (si guadagna il doppio) faccio anche l’autore televisivo. Gregorio Paolini, uomo inventivo, si sognò di notte uno show, lo chiamò Convenscione ne parlò con Carlo Freccero, allora Direttore di Rai2 ( uno bravo, quindi fatto fuori) che disse “Ok”. Io ero tra gli autori, insieme a Celeste Laudisio, Stefano Sarcinelli, Luciano Fruttaldo e altri di cui non te ne può fregare di meno, va- do avanti. Settembre 1999, un bar a Viale Trastevere, io e Laudisio, anche regista del programma (poi regista de L’Isola dei Famosi, tutti possiamo sbagliare) seduti a immaginare roba nuova, ‘na fatica. “Ci vorrebbe un personaggio inedito…” fa lui. Io due sere prima ti avevo visto intervistato a bordo campo; non te la prendere, Francé, si evinceva che la sintassi stava a te come l’aglio a Dracula. Poi, sì, c’era quel “V’ho purgato ancora”, ma giuro che non c’entra niente con questa storia. “Totti” dico. “Chi?” fa Celeste che oltre il Napoli non vede nessuno. Gli illustro il character: un coatto generoso che ingenuamente fa buone azio-
ni, tipo Mr. Magoo che funzionava nonostante l’handicap anzi proprio per quello. Inizio a scrivere “Le avventure di Tottigò”, sigla (“Che ce frega de quell’artri noi c’avemo Tottigò”) suggeritami da parente romanista.
PARTE Convenscion, le Avventure di Tottigò hanno subito un grande successo, storiette in cui Tottigò sventa una rapina perché, spedito a trattare coi rapinatori, li prende per stanchezza grazie all’oscurità del romanesco stretto; o Tottigò che salva la Terra dall’invasione aliena perché, prelevato come cavia, sfascia un vetro dell’astronave con una pallonata e gli alieni delusi per il suo Q.I. se ne tornano a casa; o Tottigò volenteroso (allora i giocatori della Nazionale non cantavano l’inno) che si scrive le parole di Mameli sulla manica ma l’ortografia annaspa e lui canta l’improbabile (azzeriamo un equivoco: dissero che ti avevamo dato dello scippatore perché, digiuno di studi classici, Tottigò cantava “l’Itaja s’è desta, coll’ermo da scippo s’è strinta la testa”. Giuro che mai m’è passata per la testa una simile cazzata!). In quattro edizioni di Convenscion, scrissi 50 episodi, Tottigò piaceva molto, protagonista un grande Mas- simo Giuliani, che da solo è più romanista di tutta la Curva Sud (al San Paolo, si girava a Napoli, mi rifiutava certe battute perché “troppo laziali”, mi toccava riscrivergliele a centrocampo). Forse ci hanno anche copiato: somiglianze evidenti tra l’episodio del “Mangime per Uccelli Mezzala”, in cui Tottigò non riusciva a dire lo slogan, e qualche tempo dopo lo spot della Pepsi in cui tu, Francesco, non riuscivi a dire lo slogan, c’era pure uno con gli occhiali scuri come me nello sketch, trovi tutto in Rete.
O Tottigò che narrava la storia di Roma ai turisti, commuovendosi su Cesare ucciso dai laziali: poi uscì un libro con la storia di Roma raccontata da te. Conven
scion finì nel 2002 e tu eri nato co- me personaggio mediatico, arrivarono i libri di barzellette su Totti, poi Totti attore in spot pubblicitari in cui facevi il coatto ingenuo identico a Tottigò, poi Totti ospite ovunque.
LIEVITÒ LA FAMA, lievitarono i quattrini, non eri più solo un bravo calciatore, ma un protagonista consacrato della Commedia Italiana. Spero non ti dispiaccia sapere che un’idea così poteva venire solo a un laziale (nato e cresciuto a Porta Metronia a 200 metri da casa tua, stesso asilo alla Manzoni, guarda a volte il destino). E che non ti dispiaccia che anche un laziale oggi ti saluti rendendo omaggio al grande calciatore che sei stato, anzi sei. Quanto al resto, non dico una percentuale, che anche lo 0,0000000001% sarebbe tanto, ma almeno un invito a cena me lo merito, giuro che non parlo dei derby.
Che storia Quando nello sketch ti commuovevi per Cesare ucciso dai noi biancocelesti...