Il Fatto Quotidiano

“La volta in cui mi disse: ‘Ma dove corri a 40 anni?’”

L’INTERVISTA PIETRO VIERCHOWOD Il giudizio del difensore: “Ha tecnica e capacità di leggere la partita. Sa sempre dove andrà la palla”

- » LUCA DE CAROLIS

Era il 16 dicembre 1993, un R oma-Sampdoria per gli ottavi di Coppa Italia. Pietro Vierchowod, uno dei più grandi difensori italiani, allora già 34enne, si ritrovò a marcare un ragazzino biondo di 17 anni. E quel ragazzino era Francesco Totti, alla sua prima da titolare nella Roma di Carlo Mazzone, così ignoto allora che presentand­o le formazioni Rai Due non mise neppure la foto accanto al nome. Perché non l’aveva. Le squadre arrivarono ai rigori, e alla fine il turno lo passarono Vierchowod e i suoi. Ma il giovane Totti mostrò già segni evidenti di genialità calcistica. Vierchowod, se la ricorda quella partita? Lei giocava nella Samp di Mancini e Gullit, e quella era invece una Roma povera, senza sei titolari. E in attacco misero Totti, dalla primavera. Onestament­e non mi ricordo, ne ho giocate talmente tante. Ma mi colpisce che fosse la prima da titolare di Francesco.

Nel primo tempo la fece ammattire, spuntava da ogni parte.

(Sorride, ndr) Può essere. Dopo quel giorno ne giocò tante contro Totti. Cosa ricorda?

Beh, sì. Mi torna in mente un Roma-Piacenza, io giocavo negli emiliani (era il 2000, ndr). Lui fece il gol decisivo, stoppando con il braccio. M aera talmente bello che non glielo annullaron­o.

Come era giocarci contro? Difficile, perché lui sa fare tutto, segnare e lanciare i compagni. Io cercavo sempre di marcarlo stretto, per non lasciargli spazio. Sapevo come Nato a Calcinate nel 1959, è stato campione del mondo nel 1982. Da difensore, ha conquistat­o due campionati di Serie A, quattro Coppe Italia, due Supercoppe italiane, una Coppa delle Coppe e una Champions League. Per le sue origini russe era chiamato “Zar” marcare l’uomo, a differenza dei difensori attuali. Chi le ricorda?

Nessuno: Francesco è unico, perché ha tecnica e capacità di leggere la partita. Sa sempre dove andrà la palla, sa stare in campo. Ha iniziato da trequartis­ta e talvolta seconda punta, poi ha continuato per anni come punta centrale. Quale l’incarnazio­ne migliore? Quelli come lui dalla metà in campo in su fanno ciò che vogliono. Inutile usare ruoli e definizion­i. Ora lascerà la Roma, ma non si è ancora capito se conti- nuerà a giocare. Fossi in lui smetterei. Non può fare un altro anno come l’ultimo, nel quale ha giocato pochissimo. Lui è Totti, sarebbe umiliante. Anche lei ha giocato fino a 41 anni.

Sì, ma ho giocato da titolare fino all’ultimo. È diverso. Se Francesco vuole continuare, deve andare a giocare sul serio. È così difficile smettere?

Guardi, mi viene alla mente un aneddoto proprio su Totti. Io ero a fine carriera, quando mi chiamarono per una partita amichevole nella squadra del Top 11, quella dei migliori del campionato. E con me in formazione c’era anche Francesco. Io mi dannai per tutta la gara, correvo ovunque. E lui mi prendeva in giro: “Ma dove corri a 40 anni, perché non te ne stai tranquillo?”. E ora...

E ora è lui che non si decide a smettere (sorride, ndr).

Non ha mai lasciato Roma. Un limite?

Non saprei. Di certo andando altrove avrebbe vinto molto di più. Io con la Roma conquistai uno scudetto nel 1983, ma vincere nella Capitale è molto difficile: è una città molto dispersiva, con tante distrazion­i. È difficile restare concentrat­i. Poniamo che Totti segua il consiglio, e si tolga gli scarpini. Cosa dovrebbe fare da grande? Lo vedrei bene da direttore sportivo. Conosce il calcio, sa valutare i giocatori. E in fondo è il direttore sportivo che fa la squadra.

Giocavo nel Piacenza Lui fece il gol decisivo, stoppando con il braccio. Ma era talmente bello che non glielo annullaron­o Lo vedrei bene da direttore sportivo. Conosce il calcio, sa valutare i giocatori È il direttore sportivo che fa la squadra

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 ?? Ansa ?? Primo e ultimo A destra, il gol nel 1994 contro il Foggia. A sinistra, l’ultimo nel 2016 contro il Toro. Sotto, Pietro Vierchowod
Ansa Primo e ultimo A destra, il gol nel 1994 contro il Foggia. A sinistra, l’ultimo nel 2016 contro il Toro. Sotto, Pietro Vierchowod

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