Il Fatto Quotidiano

I Ceri, le tavole, i palazzi patrizi: il sogno di Gubbio (nonostante Trenitalia)

Sei ore di treno, lento e scomodo, per un viaggio nella cittadina umbra che conserva la cortesia marchigian­a

- » PAOLO ISOTTA

Fuor dei percorsi delle “fr ec ci e”, che hanno cambiato in meglio la vita di molti, l’Italia è collegata da un vecchio sistema ferroviari­o, lento e non più manutenuto. Un paese civile si misura dalla qualità dei suoi treni, e che per giungere da Roma in Abruzzo, Umbria e nelle Marche, o da Roma e Napoli in Puglia e nel Salento, ci s’impieghino troppe ore è una delle tante cose di cui dobbiamo ringraziar­e gli Agnelli, che hanno impedito lo sviluppo ferroviari­o per i loro interessi, colla classe politica a servirgli. Nondimeno preferisco i lentissimi “regionali” all’automobile; in treno si può leggere e guardare il paesaggio.

Non c’è angolo d’Italia che non sia meraviglio­so, e inerpicars­i lentamente da Roma verso le colline dell’I tal ia centrale consente di contemplar­e tali meraviglie con un perduto senso del tempo. Sul Roma-Ancona sono quasi il solo: tutti gli studenti, ma anche i miei coetanei, ormai passano il tempo col telefoni- no in mano, a chattare.

La stazione di Gubbio dista venti chilometri dalla città. Percorrend­oli in macchina la qualità della luce e la dolcezza delle colline fanno comprender­e che siamo più nelle Marche gentili che nella severa Umbria.

GUBBIO ERA del dominio dei Montefeltr­o, una delle dinastie delle quali noi italiani dobbiamo andare più fieri. La cortesia degli eugubini è del carattere marchigian­o. La domenica pomeriggio del 14, vigilia della Festa dei Ceri, il museo allogato nel palazzo dei Consoli è rigorosame­nte chiuso. Ma impietosis­co una funzionari­a, che mi apre la stanza delle tabulae eugubinae . Sono sette, e ho potuto toccarle. Una delle mie grandi emozioni: e lo desideravo da cinquant’anni, da quando il mio insegnante di latino al liceo c’illustrò questo reperto d’importanza fondamenta­le. Gli Umbri furono la prima po- polazione indoeurope­a a discender nella penisola. Nel terzo secolo venne redatto un documento di prescrizio­ni rituali in lingua umbra e in un alfabeto simile a quello usato dai latini più antichi. L’esempio più arcaico d’un alfabeto similare, destinato a diventare il nostro, è della fibula praen e s ti n a , risalente all’ep o c a regia. Le tavolette bronzee sono piccole, verdastre, perfettame­nte conservate, leggibili: un vertiginos­o contatto con duemilaqua­ttrocento anni fa, che poi reinvia sempre più indietro…

SULLA PIAZZA, il Palazzo dei Consoli, uno dei più belli d’Italia fra quelli del Medio Evo. La Festa dei Ceri risale al dodicesimo secolo: in onore del patrono Sant’Ubaldo, si estese a San Giorgio e Sant’Antonio Abate. Posso godere dell’osservator­io privilegia­to delle finestre di Francobald­o Chiocci. C’è anche uno dei figli, il mio amico Gian Marco, direttore del Tempo, colui che scoprì lo scandalo della casa di Gianfranco Fini a Montecarlo. Francobald­o, ottantaqua­ttrenne, uno dei grandi vecchi del nostro giornalism­o, autore delle biografie di Donna Rachele e di Padre Pio, è patrizio eugubino. Mi spiega che il rito è la trasformaz­ione di arcaicissi­me falloforie in onore della Bona Dea, il culto della quale in Roma condusse al celebre scandalo di Clodio introdotto­si in casa di Cesare travestito da donna. La dea, prisca italica, fu poi soggetta a una fusione sincretist­ica con Cerere e Cibele. E San Paolo tentò di estirpare il paganesimo, la grandezza della Chiesa fu nel riporlo in onore.

I CERI LIGNEI percorrono la piazza gremita. Il pomeriggio i portatori percorrono i declivî della città a passo di corsa. La casa, elegante e semplice, è sita nel palazzo Ranghiasci, medioevale ricostruit­o in epoca neoclassic­a. I soldi furono di una nobildonna londinese, Matilde Hobhouse, che il padre spedì in Italia per la vergogna ch’ella fosse l’amante di Ugo Foscolo. Certo, un sommo poeta, italiano ed esule: tre buoni motivi...

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La celebrazio­ne dei Ceri, il 15 maggio di ogni anno
LaPresse La festa La celebrazio­ne dei Ceri, il 15 maggio di ogni anno

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