Il Fatto Quotidiano

Solo 10 eurodeputa­ti su 73 rispondono sulle loro spese

L’indennità Oltre al congruo stipendio hanno 4.300 euro al mese per uffici e attività in Italia. Quasi nessuno spiega, solo uno rendiconta, appena due restituisc­ono

- » GUIA BAGGI E LORENZO DI PIETRO*

Il regolament­o

Non ci sono obblighi secondo Schulz, ora Tajani promette di cambiare. Vedremo

Telefoni muti

Da Salvini ai Dem e a Forza Italia: poche risposte, nessuna spiegazion­e L’ufficio dovrebbe essere usato per il mandato europeo, non per altri fini

VAN DEN BROECKE

Quaranta milioni di euro l’anno senza controlli. I 748 membri del Parlamento europeo ricevono ogni mese un’indennità per le spese generali (Isg) di 4.342 euro a copertura dei costi di un ufficio e delle attività di rappresent­anza nel territorio di elezione. Senza controlli. Le regole ci sono, ma sono poco chiare, spesso le raccomanda­zioni sono orali e variano di anno in anno. Ai 73 eletti italiani vanno 3,8 milioni l’anno. Li ricevono ogni mese direttamen­te nel proprio conto corrente.

Abbiamo chiesto a ciascun deputato se ha un ufficio come europarlam­entare in Italia, a quanto ammontano le spese coperte dall’indennità, la disponibil­ità a mostrarne un rendiconto e se ha mai restituito la parte inutilizza­ta o intende farlo.

Silenzio dai deputati di Forza Italia, che a fine aprile hanno votato quasi compatti contro sei emendament­i al bilancio, per l’introduzio­ne di maggiore trasparenz­a sulle Isg. Unico a rispondere, A nt on io Tajani da presidente del Par- lamento. Facendo sapere di non avere un ufficio in Italia e di gestire il fondo “in linea con il regolament­o”. Dal presidente avremmo apprezzato maggiore trasparenz­a. Tajani scrive anche di aver rinunciato all’indennità di rappresent­anza prevista per il presidente del Parlamento europeo (1.418,07 euro al mese) e, nel novembre 2014, all'indennità transitori­a di fine mandato pari a 468 mila euro, quale ex vicepresid­ente della Commission­e Ue. Dichiara di aver intrapreso azioni per riformare le regole.

Vedremo. Già lo scorso anno il Parlamento aveva approvato l’introduzio­ne di una “completa trasparenz­a” ma in ufficio di presidenza, stando al verbale del 12 dicembre 2016, infatti, l’allora presidente del Parlamento Martin Schulz bocciò la proposta perché i controlli avrebbero avrebbe avuto costi eccessivi.

Della Lega Nord Mara Bizzotto è la sola a pubblicare l’indirizzo di un ufficio locale. I deputati del Carroccio sono tra coloro che hanno votato per gli obblighi di rendiconto e controllo. Ma il passaggio dalla predicazio­ne alla pratica non sembra agevole. Nessun rendiconto, nessuna risposta. Salvini? “È molto impegnato, ci sono le elezioni”.

Il pd: silenzio e sedi fantasma

Non risponde Gianni Pitt e ll a ( Pd). “Non è uno qualsiasi”, spiega un assistente. Decisament­e no. È il presidente del gruppo europeo dei Socialisti e Democratic­i che ha conteso a Tajani lo scranno più alto del Parlamento. A lui si allineano gli altri deputati del Pd. Che, infatti, sugli emendament­i trasparenz­a sull'Indennità hanno votato contro.

Dodici deputati del Pd su 29 danno riferiment­i su dove trovarli in Italia. In quattro usano come punto di appoggio la sede del Parlamento europeo in via IV Novembre 149 a Roma. Ne usufruisco­no tra gli altri Silvia Costa e David Sassoli. L'utilizzo degli spazi è gratuito, così abbiamo ripetutame­nte provato a contattarl­i per sapere come utilizzano il fondo e se intendano re- stituirne l'eventuale differenza. Tante promesse, non hanno richiamato. Stessa sede per Enrico Gasbarra. Un fantasma: nessuno risponde ai telefoni dei suoi uffici. Goffredo Bettini sul proprio sito indica il suo ufficio in un palazzo signorile di via Tirso a Roma, interament­e occupata da una società. Nessuna targa o citofono con il suo nome. Chi lavora lì non ne sa nulla e anche lui non risponde. Come Paolo De Castro e C éc il e Kashetu Kyenge. Le segrete

rie: “Vi facciamo chiamare”. Macché.

Pier Antonio Panzeri è l’unico esponente del Pd ad aver risposto. Ci informa di “non avere nessun ufficio in affitto” e di attenersi alle norme del Parlamento europeo. Stop.

Flavio Zanonato, anch’egli Pd, ha un ufficio in Piazza dei Frutti a Padova al secondo piano. Al telefono l’assistente è molto disponibil­e, ma appena si parla di soldi, allontana la palla.

In almeno tre casi l’indirizzo è quello della sede locale del Pd: Piemonte, Milano e Brescia. Mercedes Bresso subaffitta una stanza nello stabile di via Masserano, a Torino. All’ingresso sul citofono non c’è traccia del nome d el l ’ eurodeputa­ta. P a tr i zi a Toia, invece, ha un ufficio nella stessa struttura del Pd metropolit­ano di Milano, in via Lepetit. “È un’ala dedicata, autonoma”, fanno sapere dalla tesoreria. Luigi Morgan o rimanda all’indiri zzo della Federazion­e di Brescia, di proprietà della Fondazione Ds.

Lorenzo Cesa, attuale segretario dell'Udc, indica come sede da deputato europeo quella nazionale del partito. Al bilancio dell'Udc risultano sue donazioni, ma nessun canone di locazione. Come spende l'indennità? Ah saperlo. Nonostante la cortesia dei segretari, più volte sollecitat­i, non abbiamo avuto risposta.

Le regole ci sono ma senza sanzioni

“Un membro del Parlamento europeo può sì prendere in affitto un ufficio da un partito – afferma Marjory Van den Broeke, vice portavoce del Parlamento di Bruxelles e Strasburgo –, basta che certe condizioni vengano rispettate e che l’affitto sia a prezzo di mercato, in modo da prevenire il finanziame­nto indiretto”. “Ci deve essere un bisogno di avere un ufficio lì”, precisa. “Soprattutt­o, l’ufficio dovrebbe essere usato davvero per l’e s er c i zi o del mandato europeo. Dovrebbe essere separato dagli altri uffici e chiarament­e indicato per il lavoro al Parlamento europeo. Non può essere utilizzato da altre perso-

ne o per altri fini”. Ma se non ci sono controlli non ci sono sanzioni.

L’eurodeputa­to e coordinato­re provincial­e catanese di Forza Italia, Salva tore Pogliese, ha la segreteria allo stesso indirizzo di una sua proprietà. Raffaele Fitto, leader dei Conservato­ri e Riformisti Fitto, pure. Ma la domanda resta la stessa per tutti, a prescinder­e: come e quanto spendono dei 4.342 euro che le vengono dati per coprire le spese generali? Loro non lo dicono e il Parlamento non controlla. A noi - se non per pochi casi - non è dato saperlo.

Il verde riminese che mette tutto online

Solo dieci deputati hanno voluto dare informazio­ni s ul l ’ utilizzo dell’In d en n it à per le spese di rappresent­anza. Oltre ai già citati ci sono gli indipenden­ti: Marco Affronte, ex grillino passato ai Verdi e Barbara Spinelli, eletta nella lista Tsipras da cui poi è uscita, Sergio Cofferati e la civatiana Elly Schlein. Si aggiungono Curzio Malte se ed Eleonora Forenza della lista L’Altra Europa con Tsipras. Infine, P ier nicola Pedicini del Movimento Cinque Stelle. Sono appena tre gli eurodeputa­ti che tengono una rendiconta­zione pubblica delle indennità che ricevono. Infatti, il Parlamento fa sapere che, trattandos­i di una somma forfetaria, “ai deputati non è richiesto nessuno scontrino o giustifica­tivo”.

“Se ne raccontano su questi fondi – dice Affronte –. All'inizio del mandato ricordo che dicevano che per molti è un altro pezzo di stipendio”. Che ammonta a 8.484 euro lordi mensili più una diaria esentasse di 307 euro sui giorni di presenza in Parlamento. “Ho sempre pubblicato online quello che spend ev o ”. L’ex cinquestel­le riminese, passato al gruppo dei Verdi europei, è l’u ni co ad averci mostrato la documentaz­ione delle spese. La principale è l’affitto di una scrivania in uno studio associato in una zona non troppo centrale di Rimini: 366 euro al mese. E poi telefonia, cancelleri­a, acquisto di stampanti e computer, il sito web, abbonament­i a riviste e agenzie, l’or ga ni zz azione di eventi territoria­li. Difficile che si arrivi a consumare l’intero importo. Affronte, che riceve l’indennità su un conto a parte, per ora stima di restituire a fine mandato almeno 93.543 euro. È un impegno, quello di ridare indietro i fondi non utilizzati, preso da tutto il gruppo dei Verdi europei. Spese più alte per i Cinque Stelle Ig naz io Corraoe Piernicola Pedicini. Sui loro siti per ora le eccedenze da restituire ammontano rispettiva­mente a 60.750 euro e 12.225. L’ufficio indicato da Corrao è in piazza Castelnuov­o a Paler-

mo. La rendiconta­zione mostra negli anni un forte calo nel costo dell’affitto da 1.100 a 250 euro. Pedicini, che inizialmen­te puntava a dare due punti di riferiment­o nella circoscriz­ione meridional­e, fa sapere: “Non ho più aperto lo studio a Benevento. Siamo in procinto di chiudere anche quello a Potenza. Lavoriamo da casa”. Pedicini è un vero appassiona­to di elettronic­a, solo tra il 2015 e il 2016 nel suo rendiconto risultano oltre 11mila euro di spese sotto questo capitolo. Con la spesa più consistent­e del 2016, 1783,84 euro, a dicembre.

C’è chi li ha restituiti e chi dice che lo farà

Anche un’altra deputata del M5s, Isabella Adinolfi, a dicembre ha lasciato l’uf ficio che aveva in locazione a Salerno. Ma nonostante le promesse e le votazioni a favore di una maggiore trasparenz­a, degli altri grillini non si sa di più. Uffici locali vengono indicati anche sui siti di Daniela Aiuto, David Borrelli, Fabio Massimo Cast ald o e Laura Ferrara. Borrelli allo stesso indirizzo ha una casa di proprietà. Un appartamen­to in una zona residenzia­le di villette a schiera. Al telefono rispondono le assistenti locali: “U fficio onorevole Borrelli”. Altro non si può sapere. La responsabi­le della comunicazi­one M5s Cristina Belotti, parla per tutti: “A fine legislatur­a ogni deputato sarà tenuto a restituire al Parlamento tutto quello che non ha speso e giustifica­re ogni spesa compiuta durante il mandato” ma per ora non è possibile “un bilancio complessiv­o e verificabi­le”.

In realtà, si può restituire anche prima o rinunciare. Ogni anno, dal 2010 a oggi, dai cinque ai venti deputati su 748 restituisc­ono i fondi, senza contare quelli che hanno richiesto di non ricevere l’intero importo. Per esempio, Barbara Spinelli ci ha comunicato di avere già riconsegna­to “una quota non utilizzata pari ad euro 9 0 . 0 0 0 ” . Anche Cur zio

Maltese, a favore dell’e li m inazione di questo fondo, dichiara: “Ho restituito al Parlamento europeo migliaia di euro”. Spinelli e Maltese, così come Cofferati, non hanno un ufficio in Italia. Elly

Schlein o Eleonora Forenza, invece, dei costi di locazione li hanno e delle indennità fanno uso quasi interament­e. “Tra affitto ( 2.100 euro mensili) e altre spese riconducib­ili all'ufficio, si spendono circa tre quarti dell'indennità, ma varia da mese a mese – spiega l’e u r odeputata di base a Bologna –. Poi ci sono un'altra serie di spese coperte dalla stessa indennità, ma non direttamen­te collegate alla gestione dell'ufficio di rappresent an z a ” . La capogruppo d el l ’ Altra Europa con Tsipras ha un ufficio in via degli Scialoja 3 a Roma, accanto a Rifondazio­ne, in un palazzo dell’Enpam. Una targa segnala la sua presenza nettamente separata da quella del partito. Anche lei elenca tante altre voci, tutte previste nell’elenco delle spese imputabili.

A tentare di colmare il silenzio del Pd arriva in extremis una nota, secondo cui l’emendament­o dei Verdi bocciato il 27 aprile non è stato sostenuto in quanto “demagogico e inefficace”, ma loro sono per la “pu b b l icazione delle norme di utilizzo” e rispettano “il regolament­o del Parlamento europeo e sotto il controllo degli organismi preposti”. Stessa musica dalla delegazion­e italiana dei Popolari europei ( FI e Ap): “Rispetto delle norme e sostegno alla riforma”. Ma i controlli della libera stampa, evidenteme­nte, no.

* Irpi - Investigat­ive reporting project Italy

Il lavoro è stato sostenuto dal Journalism Fund

L’ex M5s ora Verde Affronte è l’unico che pubblica i conti in Rete: affitto, cancelleri­a, computer Se ne raccontano su questi fondi. Mi ricordo che a inizio mandato dicevano che per molti è un altro pezzo di stipendio

MARCO AFFRONTE A fine legislatur­a ogni deputato sarà tenuto a restituire tutto quello che non ha speso e giustifica­re ogni spesa compiuta

IL GRUPPO

M5S Gli indipenden­ti Spinelli ha già reso 90 mila euro, Maltese “migliaia di euro”, il M5s ci penserà alla fine Le note in extremis I Democratic­i e il Ppe (FI e Udc) fanno solo sapere che “rispettano le regole”

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Ansa Le sedi L’ingresso della sede dell’Europarlam­ento a Bruxelles e, a destra, l’emiciclo di Strasburgo
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Ansa/LaPresse Presidenti Il tedesco Martin Schulz e il successore italiano, Antonio Tajani
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