La solitudine dei numeri piccoli: Alfano e i suoi molti ministri a rischio scomparsa
Velleità L’ex premier lo snobba e lui riunisce il partitino e promette battaglia
Che malinconia, il tramonto sui tetti del centro di Roma. Il sole cala su Montecitorio, su Palazzo Madama, sulla non breve stagione di Angelino Alfano al centro dello spettro politico e del destino dei governi.
SIAMO agli sgoccioli. Il suo piccolo partito di esuli berlusconiani ha cambiato vari nomi, si è visto cadere in testa un imprecisato numero di avvisi di garanzia e rinvii a giudizio, ma è rimasto proprietario di un prezioso corredo di poltrone d’esecutivo. Dopo una spericolata sopravvivenza tra i marosi delle sempre larghe intese della politica italiana, pare desti- nato a un inevitabile, lento, crepuscolare naufragio. I grandi partiti cattivi ( Pd, Forza Italia e 5Stelle) hanno scelto: la nuova legge elettorale avrà una soglia di sbarramento del 5%. Tradotto: per Alfano e i suoi non ci saranno seggi nel prossimo Parlamento. L’ha confermato Matteo Renzi nella Direzione di ieri. Per non essere frainteso, l’ha ripetuto tre volte: “Il siste- ma proporzionale con il 5% di sbarramento è elemento inamovibile del sistema tedesco”. Inamovibile, inamovibile, inamovibile.
Sui giornali di ieri si sprecavano i retroscena sull’incontro tra l’ex premier e l’Angelino furioso. La richiesta del ministro degli Esteri di abbassare quella fatidica asticella e la risposta gelida del (quasi) ex alleato. Secondo La Stampa, Alfa- no avrebbe addirittura definito il rottamatore “un killer p o li t i co ”, circostanza poi smentita sdegnosamente dallo stesso ministro (“Quel linguaggio non mi appartiene”). Comunque, insomma, l’incontro non è andato benissimo.
COSA RESTA ad Alfano? La minaccia di far mancare da subito i suoi numeri al governo e dettare i tempi sulla chiusura della legislatura. E poi una speranza, che ieri circolava nei corridoi di Montecitorio: nella prossima legge elettorale potrebbe essere inserita una clausola di ri- pescaggio del “miglior perd en te ”, ovvero del partito con più voti tra quelli che resteranno sotto lo sbarramento del 5% (una regola già presente nel Porcellum di Calderoli, che però prevedeva le coalizioni). Il problema, per gli alfaniani, è che se si andasse a votare, probabilmente non sarebbero nemmeno i migliori perdenti: secondo i sondaggi il partito più vicino al 5% è Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni. Peraltro l’introduzione di questa regoletta salvavita non è nemmeno un’ipotesi concreta, almeno per adesso. Così scandisce perfida-
La beffa
Gira l’ipotesi del ripescaggio del miglior perdente sotto il 5%: coi numeri di oggi è la Meloni
mente l’ex compagno di partito, negli anni d’oro del berlusconismo, Renato Brunetta: “La clausola non è contemplata, non se n’è nemmeno mai parlato”.
AGLI EROICI centristi non resta che armarsi e partire verso la battaglia più dura. Prendere voti. “Abbiamo deciso di morire combattendo”, di- chiara una voce anonima all’Ansa, al termine della riunione dello stato maggiore di Area Popolare, ieri pomeriggio. Angelino Alfano suona la carica: “Ci uniremo ad altri e supereremo la soglia del 5%”. Chissà chi sono questi “altri” coraggiosi pronti ad aggregarsi. In ogni caso, buon vento.