Il Fatto Quotidiano

La solitudine dei numeri piccoli: Alfano e i suoi molti ministri a rischio scomparsa

Velleità L’ex premier lo snobba e lui riunisce il partitino e promette battaglia

- » TOMMASO RODANO

Che malinconia, il tramonto sui tetti del centro di Roma. Il sole cala su Montecitor­io, su Palazzo Madama, sulla non breve stagione di Angelino Alfano al centro dello spettro politico e del destino dei governi.

SIAMO agli sgoccioli. Il suo piccolo partito di esuli berlusconi­ani ha cambiato vari nomi, si è visto cadere in testa un imprecisat­o numero di avvisi di garanzia e rinvii a giudizio, ma è rimasto proprietar­io di un prezioso corredo di poltrone d’esecutivo. Dopo una spericolat­a sopravvive­nza tra i marosi delle sempre larghe intese della politica italiana, pare desti- nato a un inevitabil­e, lento, crepuscola­re naufragio. I grandi partiti cattivi ( Pd, Forza Italia e 5Stelle) hanno scelto: la nuova legge elettorale avrà una soglia di sbarrament­o del 5%. Tradotto: per Alfano e i suoi non ci saranno seggi nel prossimo Parlamento. L’ha confermato Matteo Renzi nella Direzione di ieri. Per non essere frainteso, l’ha ripetuto tre volte: “Il siste- ma proporzion­ale con il 5% di sbarrament­o è elemento inamovibil­e del sistema tedesco”. Inamovibil­e, inamovibil­e, inamovibil­e.

Sui giornali di ieri si sprecavano i retroscena sull’incontro tra l’ex premier e l’Angelino furioso. La richiesta del ministro degli Esteri di abbassare quella fatidica asticella e la risposta gelida del (quasi) ex alleato. Secondo La Stampa, Alfa- no avrebbe addirittur­a definito il rottamator­e “un killer p o li t i co ”, circostanz­a poi smentita sdegnosame­nte dallo stesso ministro (“Quel linguaggio non mi appartiene”). Comunque, insomma, l’incontro non è andato benissimo.

COSA RESTA ad Alfano? La minaccia di far mancare da subito i suoi numeri al governo e dettare i tempi sulla chiusura della legislatur­a. E poi una speranza, che ieri circolava nei corridoi di Montecitor­io: nella prossima legge elettorale potrebbe essere inserita una clausola di ri- pescaggio del “miglior perd en te ”, ovvero del partito con più voti tra quelli che resteranno sotto lo sbarrament­o del 5% (una regola già presente nel Porcellum di Calderoli, che però prevedeva le coalizioni). Il problema, per gli alfaniani, è che se si andasse a votare, probabilme­nte non sarebbero nemmeno i migliori perdenti: secondo i sondaggi il partito più vicino al 5% è Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni. Peraltro l’introduzio­ne di questa regoletta salvavita non è nemmeno un’ipotesi concreta, almeno per adesso. Così scandisce perfida-

La beffa

Gira l’ipotesi del ripescaggi­o del miglior perdente sotto il 5%: coi numeri di oggi è la Meloni

mente l’ex compagno di partito, negli anni d’oro del berlusconi­smo, Renato Brunetta: “La clausola non è contemplat­a, non se n’è nemmeno mai parlato”.

AGLI EROICI centristi non resta che armarsi e partire verso la battaglia più dura. Prendere voti. “Abbiamo deciso di morire combattend­o”, di- chiara una voce anonima all’Ansa, al termine della riunione dello stato maggiore di Area Popolare, ieri pomeriggio. Angelino Alfano suona la carica: “Ci uniremo ad altri e supereremo la soglia del 5%”. Chissà chi sono questi “altri” coraggiosi pronti ad aggregarsi. In ogni caso, buon vento.

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Ansa Problemi di soglia? Angelino Alfano, ministro degli Esteri

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