Perché in mare continuano a morire i migranti?
Ho sentito il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, esprimere la propria preoccupazione per i lavoratori dell’Ilnor, che rischiano il posto di lavoro. Ricordo al signor sindaco che il 31.12.2016 ha lasciato a casa 119 precari del Comune: qualcuno è stato riassunto perché in graduatoria nel concorso 2014, ma altri, come la sottoscritta, a 60 anni si ritrovano a casa, disoccupati, senza presente e futuro. Si è preoccupato per noi? Il 30 gennaio scorso è stato approvato un concorso, poi inspiegabilmente annullato.
Già all’amministrazione Orsoni era stato chiesto di dare la possibilità di concorrere a chi era rimasto escluso, consenso questo sempre negato. Ora all'incirca 100 famiglie sono a casa senza una risposta.
Noi precari abbiamo lavorato consentendo all’amministrazione un risparmio notevole ( le nostre retribuzioni sono inferiori a quelle dei colleghi di pari grado a tempo indeterminato), abbiamo acquisito una professionalità che non ci viene riconosciuta e adesso dovremmo forse sostenere chissà quando un concorso aperto anche agli “esterni” per dimostrare di essere idonei. Ma a 60 anni si può dover aspettare, qualora si passasse, la risposta di un concorso che forse non arriverà? Sarà una selezione per escluderci o una possibilità per assumerci?
Totti si spiega con Totti: solo chi l’ha vissuto può capire
Stremato dalle emozioni, solo sul far della sera di lunedì ho ricominciato a sfogliare le pagine di Internet dove, in un sol giorno, sono proliferate spiegazioni psicologiche e sociologiche su quanto accaduto domenica all’Olimpico: sull’o nda dell’improvvisazione, alcune delucidazioni sono state di “servo encomio”, altre “di codardo oltraggio”. Un sussulto si è levato dentro di me: l’invito a lasciare perdere. Totti si spiega solo con Totti. “Intender non può chi non lo prova”. Figuriamoci spiegarlo a qualche improvvisatore del logos e di una passione mai attraversata. In questa disfida “p se u d o pa n l o gi s t i ca ”, mi sembra che ognuno degli “imp r o v v i s at o r i ” voglia accaparrarsi un posto nello speciale tramonto romano di domenica sera, ma come recita la settima proposizione del Tractatus Logicus-Filosoficus di Wittgenstein: “Ciò di cui non si può parlare, si deve tacere”. CARO FURIO COLOMBO, avrai notato che, dopo il grande carnevale degli scafisti che sono d’accordo con le Ong, per darsi appuntamento in mare e trasbordare i profughi comodamente dai barconi alle navi, ci sono in mare molte meno navi Ong e molti più morti. Sarà il frutto della minaccia di severe inchieste perché “ne arrivano troppi”? STABILIRE UN NESSO di causa ed effetto mi sembra azzardato, anche se in tanti si sono stupiti per una serie di attacchi così duri al volontariato del soccorso in mare, il cui unico misfatto, fino a prova contraria (la frase vale nel suo significato letterale) è di avere salvato vite. Diciamo che c’è nesso morale, ma in un arco di responsabilità ben più grande di quello di cui parla il lettore.
Infatti, durante il G7 di Taormina tutta la Sicilia è rimasta chiusa agli sbarchi delle migliaia di persone che, nel frattempo venivano salvate e restavano bloccate sulle navi. È capitato soprattutto a Medici senza frontiere, che si sono trovati improvvisamente a essere gli unici soccorritori di un numero sproporzionatamente alto di sopravvissuti, mentre all’improvviso sono scomparse le navi militari italiane e quelle di Frontex (la pessima e svogliata organizzazione di salvataggio europea che in realtà si dedica soprattutto a salvaguardare le sacre frontiere del Continente). “Siamo stremati, abbiamo navigato per tre giorni in condizioni disumane”, hanno fatto sapere i soccorritori, evidentemente ormai sgraditi a tutti, e costretti a puntare dalle coste libiche a Napoli con un carico umano doppio della portata della nave. Si capisce che Infastidisce, e non poco, la supponenza di sentirsi moralmente superiori, presunzione questa ostentata con notevole arroganza da una certa sinistra. Insopportabile il disprezzo che “i nuovi compagni” manifestano verso chiunque non rimanga abbagliato dalle loro utopie e tabù ideologici. Si finisce così per essere o populisti o “fascisti”. DIRITTO DI REPLICA
Leggo sul Fatto Quotidiano un articolo di Giorgio Meletti sul Sole 24 Ore . Non entro nel merito di nulla – ognuno ha le sue legittime opinioni – ma un punto è grave per lui e per il giornale: il mio stipendio è di 950 mila euro, secondo quanto scrive. Falso. Premesso che un’azi enda privata, a torto o ragione, paga co- dalla nave abbiano detto: “Avremmo dovuto sbarcarli tutti a Taormina”. E forse il risultato nullo di quel misero vertice sarebbe stato diverso. Ma la vicenda del soccorso diradato, delle coste bloccate (con l’implicito passaparola “se muoiono pazienza”) e della Libia che torna in scena ogni volta come un luogo con finti governi, finte polizie e finta capacità e volontà di soccorso, ci porta a dire le affermazioni che seguono e che speriamo siano smentite al più presto.
Primo: la Libia resta un luogo di carcerazione barbaro, di campi di concentramento dove la disumanità oscilla fra Shoah e Guantanamo, dove non esistono sistemi di garanzia di alcun genere e da cui si esce solo a pagamento e dopo stupro e tortura.
Secondo: l’attacco violentissimo avvenuto a sorpresa in Italia alle Ong (da voci autorevoli, con l’impegno di indagare chi tenta il salvataggio di esseri umani) sta spopolando il mare e i morti aumentano. Terzo: tutti i governi europei, e certo quello italiano, mostrano la preoccupazione di fermare (che, ormai dovrebbe essere chiaro a tutti, vuol dire morte) ma non quella di salvare.
Pensate alla nave di Medici senza frontiere che compie 12 salvataggi in 24 ore, ciascuno di centinaia di persone, ciascuno con decine di morti, e a cui viene impedito ogni sbarco benché i salvati, compresi tanti bambini, stiano morendo di fame a bordo (la frase va presa alla lettera). È la strada di un inferno, lastricata di cattive intenzioni.
00184 Roma, via di Sant’Erasmo n°2 lettere@ilfattoquotidiano.it me crede giusto, io non solo avevo un contratto annuale di 250 mila euro lordi, ma da due anni me lo sono autoridotto di 100 mila euro passando a 150 mila. Niente di eroico, solo un contributo personale in una situazione difficile dell’azienda. Sperando che il suddetto Meletti abbia l’abitudine quando scrive di verificare le notizie (è la rigorosa lezione che il Direttore ci dà ogni giorno e della quale gli siamo grati) gli consiglio di cambiare le sue fonti interne. Il suddetto Meletti ha l’abitudine di verificare le notizie e ha buone fonti, interne ed esterne, ma ha sbagliato (e se ne scusa) a riportare la cifra di 950 mila euro senza chiarire che non costituiva l’emolumento personale di Minoli ma il costo sopportato da Radio 24 per avere in palinsesto la sua trasmissione. L’articolo di Beppe Scienza del 29 maggio dal titolo “Fim-Cisl. Previdenza complementare, attenti a chi vende rendimenti eccellenti” ha contenuti errati e fuorvianti. L’autore getta discredito sul ruolo del fondo di previdenza complementare Cometa e dei sindacati che l’hanno costituito come elemento di solidarietà e tutela. Il sito web di Cometa consente a tutti gli iscritti di fare proiezioni pensionistiche sulla propria posizione e di confrontarle con un “g em e l lo ” c he , nelle stesse condizioni, ha fatto altre scelte. I lavoratori che hanno aderito a Cometa, oltre a beneficiare di rendimenti migliori rispetto a chi ha lasciato il Tfr in azienda o lo ha dirottato verso i fondi aperti, come riportato da numerose pubblicazioni specializzate, hanno maggiori possibilità di richiedere anticipazioni sul proprio capitale accantonato. Potranno, dopo 8 anni di adesione, richiedere un’a nt ic ipazione del 30% e ciò per più di una volta. Per gli altri casi valgono le stesse norme che regolano le anticipazioni del Tfr. In caso di cessazione del rapporto di lavoro vale la stessa norma anche per chi ha scelto Cometa, ovvero la possibilità di riscuotere quanto accumulato o trasferirlo ad un altro fondo negoziale in caso di una nuova opportunità lavorativa.
Riguardo allo scenario apocalittico previsto da Beppe Scienza, cioè la discesa precipitosa del valore delle quote a fronte di un calo del mercato finanziario, questa oltre ad essere un’ovvietà che vale per ogni genere di investimento, è anche un’ipotesi remota, vista la diversificazione degli investimenti messa in campo da Cometa. La rivalutazione del Tfr lasciato in azienda che abbiamo riportato nel nostro volantino si riferisce ai tassi di rivalutazione registrati negli anni, mentre la “discesa dei tassi d’interesse irripetibile” che avrebbe, a detta di Scienza, garantito gli ottimi risultati del fondo pensione, rappresenta un’ammissione implicita della buona performance del fondo stesso da parte dell’autore. Oltre al migliore andamento dei tassi di rendimento, a far la differenza sul capitale è il contributo che le aziende devono versare a chi ha aderito a Cometa versando, oltre al Tfr, anche una quota a parte. Quota che da giugno, grazie all’ultimo contratto nazionale dei metalmeccanici, salirà all’equivalente del 2% della paga base, senza possibilità di interruzione da parte aziendale. La notizia della durata di quattro anni del contributo aziendale non si capisce da che parte sia giunta a Scienza.
Furio Colombo - il Fatto Quotidiano
1) La Fim-Cisl non smentisce di avere arbitrariamente supposto rendimenti nulli dei risparmi negli ultimi 18 anni. 2) Il volantino riporta valutazioni per il passato (ex post), mentre ora la Fim-Cisl cita simulazioni per il futuro (ex ante), comunque anch’esse da smontare, ma in altra sede. 3) Rendimenti passati positivi di un fondo pensione non escludono affatto minus di gestione. 4) Discese dei mercati finanziari colpiscono Cometa, ma non il TFR. 5) La Fim-Cisl non smentisce di avere definito “principale” la previdenza complementare anziché quella pubblica. 6) La Fim-Cisl sembra ignorare che la durata dei contratti di lavoro non è eterna, bensì in genere quadriennale, e quindi anche il contributo dell’azienda. Che è implicitamente a danno dei lavoratori non aderenti a Cometa.