Il Fatto Quotidiano

Tra la Banca d’Italia e le Procure sono troppi gli intrecci misteriosi

Oggi il discorso di Visco Veneto Banca, Etruria e gli altri casi: i magistrati delegano agli ispettori l’azione penale, la Vigilanza aspetta le inchieste e non commissari­a. Per anni

- » GIORGIO MELETTI

IL CIRCOLO VIZIOSO Molti tribunali non hanno i mezzi e le competenze per inchieste così complicate. E chiedono aiuto a Palazzo Koch

Cinque visite al Quirinale nell’ultimo anno, alla fine Ignazio Visco è stato rassicurat­o dal presidente Se r gi o Mattarella: a novembre sarà confermato governator­e della Banca d’Italia, con l’accordo del premier Paolo Gentiloni e del presidente della Bce Mario Draghi. L’annuncio lo ha dato su Repubblica Massimo Giannini. Resta una curiosità: Mattarella, nella veste di presidente del Consiglio superiore della magistratu­ra, avrà chiesto al governator­e ragguagli sui rapporti un po’ confusi tra Bankitalia e la giustizia penale? E Visco ne parlerà questa mattina leggendo a Palazzo Koch le solenni Consideraz­ioni finali?

I FATTI SONO NOTI. Una serie di banche sfasciate (Popolare Vicenza, Veneto Banca, Banca Marche e Banca Etruria, solo per citare le maggiori) su cui oggi indagano le Procure di mezza Italia per presunti crimini che i banchieri sotto accusa avrebbero reiterato indisturba­ti per anni. La tesi di Visco, diffusa attraverso virgoletta­ti anonimi attribuiti al “piano nobile di Palazzo Koch”, è netta: “Via Nazionale, con i poteri che la legge mette a disposizio­ne, ha fatto tutto quello che poteva. La stessa cosa, semmai, non si può dire della magistratu­ra”. Lo scaricabar­ile è servito. Ma è un artificio retorico che non regge alla prova dei fatti.

Repubblica fa l’esempio di Banca Marche e alle accuse rivolte all’ex direttore generale Massimo Bianconi: “La Vigilanza segnala ‘gravi irregolari­tà’nel 2010 ma la Procura di Ancona misteriosa­mente apre un fascicolo contro Bianconi solo nel 2013”. Ma le

“gravi irregolari­tà” sono testualmen­te il caso in cui il Testo unico bancario “mette a disposizio­ne” della Banca d’Italia il potere di commissari­amento (articolo

69- octiesdeci­es). Banca Marche è stata commissari­ata nel 2013, con lo stesso ritardo che Bankitalia attribuisc­e alla procura. La quale però sostiene di aver ricevuto il primo esposto il 28 febbraio 2013, e non da Bankitalia bensì dall’allora direttore generale di Banca Marche Luciano Goffi.

Altro esempio, Veneto Banca e il suo presunto distruttor­e Vincenzo Consoli: “I primi rilievi della Vigilanza sono del 2009, la procura di Treviso si muove solo nel 2016”. È falso. Il capo della Vigilanza Carmelo Barbagallo scrive alla Procura di Treviso il 5 novembre 2013 per informarla dell’esito di un’ispezione e della lettera che Visco ha scritto a Consoli e soci per dire che la banca è stracotta e devono entro po- chi mesi fondersi con una banca più grossa e più sana al cui cda gli amministra­tori di Veneto Banca non dovranno neanche avvicinars­i. Da questa lettera prende le mosse l’inchiesta a carico di Consoli e altri per ostacolo alla vigilanza e aggiotaggi­o. È un caso esemplare sul quale Mattarella dovrebbe studiare due grandi misteri di sua competenza su Banca d’Italia e magistratu­ra.

PRIMO MISTERO. La Banca d’Italia, che commissari­ando le banche avrebbe prevenuto i crac e la distruzion­e di miliardi di pubblico risparmio, non ha fermato i presunti manigoldi. Adesso scarica la responsabi­lità sulle procure, facendo leva su un argomento di per sè valido: attorno alle banche regionali si è incancreni­to un sistema di potere che ha coinvolto in collusioni e reciproche omertà tutti i livelli istituzion­ali locali. Compresi, spesso, i magistrati. E però, è legit- timo ipotizzare, anche uomini Bankitalia. Forse è per questo che qualche banca marcia non è stata commissari­ata.

SECONDO MISTERO. Le singole procure non hanno mezzi e competenze per inchieste così complesse. Così, mentre la Banca d’Italia delega di fatto ai tribunali la vigilanza sulle banche, le procure delegano di fatto alla Banca d’Italia l’azione penale. Chiedono alla Vigilanza di interpreta­re le leggi, indicare gli illeciti commessi e gli stessi eventuali colpevoli. La Banca d’Italia è diventata negli anni una sorta di super procura bancaria. Un ruolo estraneo all’ordinament­o istituzion­ale, con conseguenz­e spiacevoli: se un ispettore Bankitalia commettess­e un reato, chi esercitere­bbe l’azione penale su di lui?

Torniamo a Veneto Banca. La Procura di Treviso riceve la lettera di Barbagallo del 5 novembre 2013 e se la studia per sei mesi, mentre sono in corso le manovre della Banca d'Italia per spingere la popolare di Montebellu­na tra le braccia della popolare di Vicenza di Gianni Zonin. Il 27 maggio 2014 parte la delega alle indagini al capo del Nucleo valutario della Guardia di Finanza Giuseppe Bottillo. Il Valutario manda al pm di Treviso Mara Giovanna De Donà al- cune annotazion­i di polizia giudiziari­a, basate sulle ispezioni e sui procedimen­ti sanzionato­ri conclusi dalla Banca d’Italia il 31 luglio 2014. La magistratu­ra non sempre dorme, come insinua la Banca d’Italia, semmai fa qualcosa di peggio. Aspetta che sia Palazzo Koch a dettarle la linea.

Consoli e l’ex presidente di Veneto Banca Flavio Trinca, vengono iscritti nel registro degli indagati per il reato di ostacolo alla vigilanza il 6 novembre 2014. Lo stesso giorno il fascicolo viene mandato al procurator­e di Roma Maria Francesca Loy che incarica nuovamente il Valutario di indagare. Il 23 novembre 2015 Barbagallo risponde a una “richiesta di informazio­ni” della Loy che riassume così: “Eventuali ulteriori interpreta­zioni rispetto a quelle ispettive (...), liceità della stipula da parte della banca di atti di ritenzione e compensazi­one (...), se la Banca d’Italia fosse a conoscenza di eventuali finanziame­nti utilizzati per l’acquisto di azioni con riguardo all’operazione di aumento di capitale del 2014”. Segue ampia trattazion­e dei primi due punti e stringata risposta sul terzo: “La Banca d'Italia non era a conoscenza”. La lettera di Barbagallo arriva a due anni dalla prima segnalazio­ne della Vigilanza, la magistratu­ra sta inda-

 ??  ??
 ?? Ansa/ LaPresse ?? I vigilanti Ignazio Visco. Accanto, Sergio Mattarella. A destra, Mario Draghi
Ansa/ LaPresse I vigilanti Ignazio Visco. Accanto, Sergio Mattarella. A destra, Mario Draghi

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy