La bellezza e l’orrore: un Alfabeto mette in ordine la Storia
Dal caos può nascere la bellezza: è stato già ampiamente appurato. Ma sorprende quanto si possano ancora scoprire cerchi magici visivi impossibili da decodificare, e lo si può fare – senza compiacimento né furbizia da parte dei curatori ( Maria Francesca Bonetti e Clemente Marsicola, in questo caso veri speleologi dell’immagine) – anche nell’oggi di una Capitale sepolta dall’incuria e seppellita da materiali preziosi di una storia umana infinita: accumulati senza ordine, dopo decenni di assenza di una vera osmosi con la cultura. Grazie all’il l um inante mostra “Alfabeto Fotografico Romano”, che riguarda – solo formalmente – l’ambito riferito alla fotografia, di documentazione, reportage, spontaneo, artistico, sperimentale e familiare. Un evento organizzato dall’Istituto centrale per il catalogo e la documentazione e dall’Istituto centrale per la grafica, che ha finalmente riunito trenta archivi fotografici romani tra soprintendenze, istituti centrali, musei, biblioteche, archivi, oltre a Palazzo Braschi e Musei Vaticani.
COSÌ SI DIPANA questo cortocircuito alternato della visione del mondo, innesti intorno e dentro 21 temi, uno per ogni lettera del nostro alfabeto: Acque, Bellezza, Cronaca, Danni, Esplorazioni, Feste, Giochi, Habitat, Incontri, Lavoro, Mostre, Nudo, Oltremare, Potere, Quotidianità, Radici, Spettacoli, Trasporti, Urbanistica, Viaggi, Zibaldone. Un viaggio degli occhi che appare a un primo sguardo appartenere solo al passato, con i piccoli scatti in bianco e nero dei crolli e dei danni in tanti edifici italiani durante le due guerre, quello del cam- panile di Piazza San Marco a Venezia nel 1902 e con l’incredibile foto del recupero, nel 1929, di navi romane sul fondo del lago di Nemi.
Poi le carte si mescolano, i formati e i colori cambiano, si aggiungono tagli inediti e prospettive mai viste in precedenza, come i viaggi sul Nilo quando il Tempio di Philae (1930) stava per sprofondare nelle acque prima di essere salvato da un equipe di ingegneri italiani. Non ci si ricorda a che lettera siamo, quando vediamo i prodigi di Nervi per (l’ora semi abbandonato) Palazzetto dello Sport di Roma. Nella Q di quotidianità Pasolini con Anna Magnani mentre girano Mamma Romanel 1962 e Gilbert & Geor- ge nel 1972 in sei splendide foto scattate da Elisabetta Catalano; ancora (nella Z) la copertina di Time del 1978 con lo struggente “The New Pope”, che era il primo (e forse l’ultimo) vero nuovo papa. Nella I di Incontri quattro foto in bianco e nero di persone che ballano al Piper di Roma il 23 marzo 1967 e gli incontri più formali e attavolati del Premio Strega a Valle Giulia (con Giulio Einaudi e Natalia Ginzubrg) nel 1990.
VA DA SÉ che parole dell’Alfabeto non definiscono né categorie né generi; ma evocazioni per riportare in evidenza storie, fatti, oggetti, opere, autori, relazioni perse o dimenticate. La storia, così co- me questo alfabeto, crea strade a serpentina, va e torna indietro diventando inafferrabile poco dopo ogni probabile soluzione. Gli eventi valgono e assumono forma e sostanza dopo essersi diversificati e sedimentati in archivi e luoghi lontani, composti e bloccati da menti, forme e materiali differenti. Poi è una regia, quasi un miracolo, il loro riemergere accostati per temi universali, il radunarsi per dipanare il ruolo delle cose nella storia, che comprende l’orrore e il male, così come i cambi della società e la bellezza delle opere d’arte, compresa la stessa fotografia, che ci regala infine lo specchio di ciò che tuttora siamo. LA MOSTRA personale di Sità si sviluppa a Palazzo Eroli, nella sala in cui vengono conservati capolavori di Gozzoli e del Ghirlandaio. Gianluca Sità, di origini calabresi, è un pittore neo-simbolista che vive e opera a Roma. Attraverso la sua poetica semi figurativa dal forte impatto emotivo, si immette nel passato grazie ad un procedimento pittorico uniforme, debitore proprio della tradizione della pittura a olio. La sua formazione è imperniata su continui richiami alla storia dell’arte, pertanto nelle sue opere si scorgono citazioni più o meno di grandi maestri.