Le elezioni a Mirafiori: un apologo sui soprammobili
Avolte le vicende della cronaca prendono il giro dell’apologo. C’era una volta, per così dire, della gente che parlava di portare la democrazia nei posti di lavoro: con lo Statuto dei lavoratori (1970), ad esempio, si pensò che la Costituzione finalmente sarebbe entrata nelle fabbriche. Ecco, non si sa esattamente quando, ma pare che ne sia uscita e ora vaghi senza scopo per le strade. Ieri, ad esempio, la Fiom – i metalmeccanici della Cgil – ha scoperto che non potrà presentare le sue liste per l’elezione delle Rsa (rappresentanza sindacale aziendale) nello stabilimento Fca di Mirafiori. Motivo: le elezioni per i delegati di fabbrica sono riservate solo a quelle sigle che hanno firmato il “Ccls”, che sarebbe il “contratto collettivo specifico” in vigore nel gruppo ex Fiat da quando Sergio Marchionne ha disdetto il contratto nazionale di settore. Come dice la Uilm, cioè i metalmeccanici della Uil, basta che Fiom firmi il contratto e può eleggersi chi gli pare: gli eletti d’altronde, in fabbrica come in Parlamento, a cosa servono? Parrebbe a dire sì a cose decise da altri, in altri luoghi. Cosa spiacevole, si dirà, ma è quasi alla lettera quel che prevede il Testo unico sulla rappresentanza firmato da Cisl, Uil e Cgil (con la contrarietà di Fiom), che – tra le altre cose – esclude dai tavoli sindacali chi non ha firmato... il Testo unico. Succede così quando fai uscire la democrazia per strada senza uno scopo: poi quella si perde e finisce a casa di Marchionne a fare il soprammobile.