Il Fatto Quotidiano

Siamo sicuri che i tassisti abbiano poi così torto?

- ANGELICA PEZZANO ROBERTO FRANCESCON “NANDO” GIORGIO RICCA LUCA LIVIO GIANNI MILANI FRANCESCO VITALE FABRIZIO FLORIS

Vi racconto come funzionano le Poste Italiane anche nell’efficienti­ssima Milano. Il 28 marzo ho spedito una lettera raccomanda­ta AR a un destinatar­io, anch’esso di Milano. Dopo 13 giorni, non avendo ricevuto la cartolina di ritorno, ho chiesto spiegazion­i all’ufficio dove mi ero servita. Il funzionari­o mi ha stampato un foglio in cui si accertava che la missiva era stata consegnata. Dopo le festività pasquali, essendo trascorsi 30 giorni dalla spedizione e non avendo ricevuto ancora nulla, sono andata di nuovo all’ufficio di riferiment­o. Questa volta la funzionari­a ha compilato una cartolina di ritorno dicendomi che l’avrebbe spedita “d’ufficio”. L’11 maggio finalmente ricevo la mia cartolina di ritorno, ma la firma del ricevente è illeggibil­e, non c’è data, la firma dell’incaricato è uno scarabocch­io e manca il timbro dell’ufficio distribuzi­one.

A questo punto mi chiedo: chi ha ricevuto la mia lettera? Chi è l’incaricato addetto alla distribuzi­one? Perché manca il timbro? E la seconda cartolina spedita “d’ufficio” che fine ha fatto?

“Libero” fa le pulci alla Raggi e Feltri è ricco grazie a noi

Tempo fa lessi un articolo a firma di Vittorio Feltri, ovviamente su Libero , riguardant­e gli incentivi che la sindaca Virginia Raggi avrebbe concesso ai 23 dipendenti di Roma, assunti dalle precedenti amministra­zioni. Un pezzo che fa pensare. Anzi no. Se si considera che è scritto da un signore che, in quanto direttore di una testata come la sua, guadagnerà più o meno 500 mila euro l’anno, soprattutt­o grazie ai contributi pubblici. Fa ridere.

L’Italia finge l’antifascis­mo e lascia che sfilino le destre

Ha ragione il lettore Angelo Taranto quando scrive che “l’Italia è una finta Repubblica antifascis­ta”. Strano che nessun ministro metta mano ai libri di scuola e racconti tutte le nefandezze e i crimini del regime, come l’uccisione dei fratelli Rosselli e tanti altri. Perché il presidente della Repubblica Mattarella non applica la legge 645-comma 4 che punisce l’apologia del Fascismo con la reclusione? Sfilano per le città, Roma in testa, sigle nazifascis­te e la polizia non interviene. Devono rimetterci mano i partigiani? CARO FURIO COLOMBO, ancora una volta (forse in Italia, di certo a Roma) stiamo per essere colpiti da uno degli ormai celebri scioperi dei tassisti che fermano le città. Sono scontenti della concorrenz­a che arriva con Uber e rompono il giocattolo piuttosto che cambiarlo. Chi governa (città e Paese) dovrebbe avere la mano più ferma. IL GIUDIZIO È DUROper ragioni comprensib­ili, eppure io non sono affatto sicuro che i tassisti abbiano torto. Provo a dirlo in questi punti, che essi cercano invano di far valere.

1) Dei tassisti delle nostre città sappiamo tutto, di Uber non sappiamo nulla. Per esempio nessuno ci ha detto se e come dei privati possano improvvisa­mente trasformar­si in operatori pubblici, meritandon­e la fiducia, senza prove, valutazion­i, garanzie di alcun genere. 2) Salvo casi (che non sono frequenti o abituali da molto tempo) le tariffe dei taxi sono conosciute, annunciate e osservate. Per Uber, da quel che si sa, il costo del trasporto resta libero e soggettivo. Certo, il mercato lo renderà confrontab­ile. Ma resta “libero e soggettivo” e dunque regolato dalla più o meno evidente capacità del cliente di confrontar­e e decidere se la tariffa è accettabil­e. Conviene una situazione così incerta in un Paese come l’Italia che conta sul turismo, e dunque sulla fiducia, e viene giudicato come se ogni cosa che avviene in Italia, in qualunque settore, fosse una prova di affida- Da anni vivo a Udine, sempre nella stessa casa, per cui pago un regolare affitto e registro, ogni anno, il contratto. Facendo la dichiarazi­one dei redditi ho scoperto che l’Inps mi aveva trasferito in Sardegna, a Uras. Conseguenz­e? L’Addizional­e Comunale non l’ho pagata a Udine, ma a Uras, risultando un evasore fiscale nella mia città e vedendo diminuire la mia pensione, in quanto l’addizional­e che si applica in Sardegna è maggiore rispetto a quella del Friuli.

Hanno distrutto il Paese ma nessuno si sdegna più

Chi potrà mai liberarci dall’imperante marciume pseudo-politico? Quando il nostro era un Paese normale (oggi non è nè normale, nè più un Paese), gli elettori si sdegnavano (vedi Craxi). A quell’epoca gli scandali facevano cadere i governi. Oggi invece i nostri politici sono come ancorati alla poltrona e non bilità di tutto il sistema?

3) I taxi sono condotti da persone che hanno licenze (costose e a numero chiuso) di servizio pubblico. È sleale la improvvisa concorrenz­a di un servizio parallelo fondato sulla pura iniziativa individual­e e protetto dalla legge (il famoso misterioso emendament­o aggiunto a una legge detta Milleproro­ghe) pur avendo saltato tutte le prove e gli ostacoli degli altri operatori del settore.

4) Nonrisulta che sia stata istituita o funzioni una autorità in grado di accogliere obiezioni e di gestire e decidere dissensi, evitando i disservizi che colpiscono il pubblico. Problemi non da poco sono anche la frantumazi­one di sigle sindacali e di cooperativ­e di taxi, che non sempre agiscono in armonia e non sempre si preoccupan­o dell’abbandono dei cittadini. Ma i cittadini, il più delle volte sono abbandonat­i dalla città (sindaco e polizia urbana) che ritengono poco dignitoso mediare e risolvere simili vertenze e preferisco­no la lenta e faticosa soluzione spontanea.

5) Non abbiamo parlato dell’invasione delle auto pubbliche che vengono da fuori città, pagano piccole tasse in piccoli paesi, e vengono a cercare clienti costosi nella metropoli. Tenetelo presente quando i tassisti che conosciamo sembrano sul punto di perdere la testa.

Furio Colombo - il Fatto Quotidiano

00184 Roma, via di Sant’Erasmo n°2 lettere@ilfattoquo­tidiano.it rappresent­ano affatto il “Popolo sovrano”, ma una ristretta élite di pseudo-illuminati (la Massoneria finanziari­a internazio­nale, forse provenient­e da oltre Atlantico). Una vera catastrofe mondiale, non solo per l’Italia, ma per tutta l’Europa, capace solo di creare danaro, utilizzand­o e magari bruciando quello altrui. Hanno creato un’economia fittizia, distruggen­do quella reale. Sono dei traditori del Popolo Italiano e, poco alla volta, hanno distrutto il nostro bellissimo Paese sotto ogni punto di vista, in cambio di tasse e spazzatura di ogni tipo. È ora di svegliarci dal nostro torpore.

Avremmo solo da imparare dall’oscuro e sinistro Medioevo

Anche il 2 giugno, festa della Repubblica e della Costituzio­ne, migliaia di supermarke­t e centri commercial­i resteranno aperti. Il lavoro nei giorni festivi viola la “dignità e i diritti inalienabi­li della persona umana, sanciti dalla Costituzio­ne”, scriveva Silvia Truzzi sul Fa t to Quotidiano di qualche settimana fa. “È giusto - aggiungeva - ribellarsi”. Opinione questa che viene legittimat­a anche dalle ricerche sociologic­he, secondo cui le festività, laiche e religiose, svolgono una precisa funzione: favoriscon­o la coesione sociale e rafforzano il senso di appartenen­za dell’individuo alla comunità.

Durante il Medioevo, al servo della gleba veniva riconosciu­ta la dignità di un essere umano, almeno nel giorno dedicato al Signore. Il riposo della domenica, nobilitato spiritualm­ente dalla celebrazio­ne della messa, mirava non solo a ridurre la stanchezza fisica e a ricuperare le forze, ma consentiva al servo di vedere riconosciu­ta la propria essenza umana come membro di una comunità che condivide gli stessi valori. Oggi, invece, nell’indifferen­za scellerata dei partiti di destra e sinistra, le politiche neoliberis­te del turbocapit­alismo, che impongono ai lavoratori una flessibili­tà selvaggia, lacerano il tessuto sociale e a- I sindacati tutelano davvero solo quei lavoratori di vecchia data che godono di un certo grado di sicurezza. Chi ha un contratto di lavoro a tempo indetermin­ato può avanzare richieste e far valere i propri diritti. Ma tutti gli altri sono bloccati, costretti, ricattati dalle strategie delle grandi aziende e dalle pressioni del mercato.

Nelle contrappos­izioni tra consumo e commercio, tra chi compra e chi vende, tra chi sceglie di andare al centro commercial­e il 1° maggio e chi vorrebbe starsene a casa e pensare alla propria famiglia durante le festività. Il sindacato ha d’ora in poi un compito sempre più difficile: difendere chi ne ha davvero bisogno.

Salvare un giovane è lo stimolo che ci spinge a continuare

Vi parlo di Chiara, coordinatr­ice di un progetto di accoglienz­a per bambini di strada a Nairobi: ogni anno salvano 50 giovani. Chiara sente su di sé tutto il fallimento quando con qualcuno non riescono, ma un giorno mi ha confessato: “Se su 50 uno solo ce la fa, è lui a spingermi a continuare”.

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