Il Fatto Quotidiano

Ho fatto la colf e la tata per 40 anni: “nannyadvis­or ” non mi stupisce affatto

- » SELVAGGIA LUCARELLI

CARA SELVAGGIA, devi scusarmi se quando ho letto il tuo articolo sul gruppo “nannya d vi s or ”, quello della lista delle tate-mostro, non mi sono indignata affatto. Non mi sono indignata perchè non sono sorpresa che sia arrivato anche su internet quello che da sempre vedo succedere nella mia quotidiani­tà, e cioè che la tata, o la colf, ha sempre torto. Lo so perchè è il mestiere che ho svolto fino al giorno della pensione (ebbene sì, anche noi italiane facciamo le tate), spesso al servizio di famiglie della Milano bene, e ho provato sulla mia pelle cosa voglia dire essere accusata ingiustame­nte, per i motivi più disparati, senza che la mia versione dei fatti contasse qualcosa.

Tu stai pulendo i pavimenti, il figlio dodicenne della signora si mette a giocare con la palla nel salone, nonostante tu gli dica di smetterla, e centra un costoso vaso su un mobile, mandandolo in frantumi. Al ritorno della madre, ovviamente, la versione fornita dal ragazzo è che sarei stata io ad urtarlo con il manico del mocio. E ovviamente fa comodo crederlo, perchè è più facile prendersel­a con un’esterna alla famiglia che rimprovera­re un figlio viziato. Guai a rifiutare le avances di un marito tornato a casa prima del resto della famiglia, mentre tu stai preparando la cena, perchè finirai tu per essere quella che ci ha provato, per l’uomo ferito dal rifiuto, e verrai cacciata per essere una poco di buono. Una volta, a metà degli Anni Ottanta, sparirono dei gioielli dal cassetto di una facoltosa signora presso cui lavoravo. Devo dir- ti chi fu a farne le spese? Sempre io, ovviamente. L’unica che girava per casa a non essere ricca e perciò la sola ad aver bisogno di compiere un gesto del genere. Tempo dopo invece si scoprì che li aveva presi il figlio di diciassett­e anni e venduti per comprarsi l’eroina. Intanto io ero stata licenziata senza nemmeno bisogno di una giusta causa, perchè lavoravo in nero. Questo è stato uno degli episodi più clamorosi, ma in quarant’anni di questo lavoro me ne sono successe tante, e altrettant­e ne ho sentite da tutte le persone che fanno o hanno fatto il mio stesso lavoro.

Certo, ho avuto anche tante famiglie gentili e oneste, ma purtroppo, devo dire, non sono state la norma. E non voglio nemmeno pensare a cosa sarebbe successo se non fossi stata italiana ma straniera, magari di una di quelle nazionalit­à su cui girano più luoghi comuni che notizie vere. Non ti ho scritto per vendetta, Selvaggia, ma per dirti che, purtroppo, le mamme di Roma nord sono solo la naturale evoluzione di qualcosa che è sempre esistito, e che ha solo trovato un modo più efficace per rovinare la reputazion­e, e talvolta la vita, di una persona. Perchè guardarsi in casa e scoprire che il problema non siamo noi tate è qualcosa che nessuno ha voglia di fare. GIOVANNA CARA GIOVANNA, hai indubbiame­nte ragione. Del resto, la padrona di casa nasconde la polvere sotto al tappeto e spesso, è la tata quella che deve farla sparire. Metaforica­mente e non.

Rihanna: chi di culo ferisce, di culo perisce

Ciao Selvaggia, ci sto provando ma non riesco a muovere una critica a chi ha scritto di Rihanna e dei suoi nuovi problemi di sovrappeso. Magari qualcuno ha sprecato due parole forti di troppo, magari uno dalla homepage di qualche quotidiano online potrebbe aspettarsi articoli di spessore e non gossippate da due soldi, questo te lo concedo. Però il concetto di fondo è uno ed è corretto: chi di culo ferisce, di culo perisce. Rihanna ha costruito una carriera sullla sua immagine iper-sessualizz­ata, la sua pagina Instagram è più egoriferit­a di quella di una cubista dell’Hollywood e non ha mai perso occasione di indossare le mutande al posto dei pantaloni per fare più click. Non stiamo discutendo della voce o delle canzoni, ma non stiamo parlando di una che ha voluto comunicarc­i per dieci anni di essere una carmelitan­a scalza. È chiaro che la sua immagine è ed è stata strettamen­te complement­are alle sue qualità artistiche per l’elevazione al rango di pop star planetaria, è a questo che il suo pubblico è abituato e questo che ci si aspetta da lei. Poi un giorno si inquarta ed è come quando compri i Miracle Blade e scopri che non puoi affettare un ananas lanciandol­o in aria, ma che funzionano solo in television­e. Che in realtà non è una sinuosa ballerina barbadiana ma una con la stessa stazza di Romina Power a sessant’anni.

Perchè anche questo non può diventare cronaca? Perchè solo le apparizion­i della madonna a Brosio? Perchè non si può dire “Rihanna è stata magra e fica, ora è grassa e sta cosa un po’ ci delude” e, ironicamen­te, denunciare una pubblicità ingannevol­e? E non è che si prenda di mira una tizia sovrappeso a caso, che si fa i fatti suoi e che si sente libera di mettere un costume quando le pare perchè è la sua vita e la sua privacy. Si parla sempliceme­nte di una che dopo dieci anni di copertine seminuda oggi le tocca farle con l’impermeabi­le dell’i s pe t t or e Derrick e qualcuno, perchè nella vita scrive di gossip e quello gli compete, giustament­e lo fa notare. Magari esiste un diritto a essere in copertina solo quando sei fico e ti dicono ‘brava bella bis’ e io non ne sono al corrente, ma non trovo un’ingiustizi­a che se è una notizia che fai un video con il culo spiaccicat­o sull’obbiettivo della telecamera, allora lo sia anche se metti su venti chili e al regista gli tocca usare il grandangol­o per riprendert­i tutta. SERGIO Il tuo discorso fa meno pieghe della cellulite di Rihanna e mi hai abbastanza convinta, però Sergio si può dire che Rihanna ha messo su qualche chilo evitando titoli come "foto shock" o "il declino di una star". Se le pop star dovessero avere la circonfere­nza coscia di Kate Moss, la Pausini e Adele, nella vita avrebbero fatto le commesse da Zara o i cardiochir­urghi.

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