Moana aveva solo paura di soffrire
Lo Ials di Roma è il tempio della danza. Ballerini, coreografi e dilettanti lo considerano come una seconda casa, anzi la prima, a giudicare dalle ore trascorse tra sale, spogliatoi e docce. Una casa dove tutti, a tutti i livelli, con tutte le motivazioni possibili, sono accomunati da quell’istinto di ballare, che per molti è passione e per pochi diventa mestiere. Per ognuno di noi è un pezzo di vita! Nella sala uno, mi alleno con settanta ragazzi come me, tutti diversi e tutti uguali. La lezione è sacra: ll maestro Salaorni è il gran sacerdote, noi i discepoli, sudati, affaticati e concentrati balliamo mentre la musica infrange il silenzio. Si percepisce soprattutto il respiro dei corpi, una molteplicità di speranze cadenzate con il 5,6,7 e 8. In prima fila c’è Luca Tommasini, bello e sicuro di se, come John Travolta. Ha uno sguardo concreto, proiettato in un futuro certo. In seconda fila Lorella Cuccarini, la rivelazione di Fantastico, sorridente e sempre con un sacchetto di plastica in mano, pieno di gettoni, che prima e dopo la lezione infila nel telefono per parlare con il suo agente. E io, beh si… origlio curiosa! In terza fila Giuliano Peparini, detto Giulianino perché è il più piccolo, ha solo quattordici anni, ma è un fuori classe, il più bravo di tutti, baciato dalla fantasia. In ultima fila bella come una madonna Moana Pozzi, morbida, sguardo attento. Non balla bene, ma si mischia perfettamente, è a suo agio. In camerino la osservo, nuda è una Dea. Ci racconta del suo lavoro: “Non farei mai un figlio, ne soffrirebbe. Il mio è un modo di essere, ci sono nata cosi!”. Qualcuna le parla di Aids, lei cambia sguardo, si incupisce. Le chiedo: “Non hai paura?” e lei sorridendo: “No, affatto. Io non ho paura di morire, solo di soffrire!”.
(Ha collaborato Massimiliano Giovanetti)