Matteo, B. e Beppino uniti a Berlino
Da quando l’abbiamo ribattezzata Merdinellum, la legge elettorale ha fatto qualche passo in avanti verso il vero modello tedesco e non merita più quell’epiteto. Lo diciamo con una certa soddisfazione, visto che le modifiche apportate al testo base le avevamo suggerite anche noi del Fatto . Ma, come ci ha spiegato ieri il costituzionalista Massimo Villone, la legge non arriva ancora alla sufficienza: voto 5 e mezzo (fermo restando che, con gli obbrobri incostituzionali del Porcellum e dell’Italicum, partivamo da sottozero). Per ottenere la sufficienza va ancora modificata e speriamo davvero che lo sia nel passaggio alla Camera. Al momento, in base al testo approvato in commissione, funziona così. I seggi vengono assegnati su base proporzionale, in rapporto ai voti raccolti. Ma chi non supera lo sbarramento del 5% resta fuori e i suoi voti se li dividono quelli che passano, soprattutto chi arriva primo. Come in Germania, dove alle ultime elezioni la Cdu della Merkel ebbe il 41% e ottenne il 49% dei seggi al Bundestag (e, non potendo governare da sola, fece la Grosse Koalition con l’Spd): questo premietto di maggioranza, che non garantisce quella assoluta e dipende dai voti presi, è ragionevole.
L’Italia sarà divisa, per la Camera, in 28 circoscrizioni proporzionali e 225 collegi uninominali; e, per il Senato, in 20 circoscrizioni proporzionali e in 112 collegi uninominali. Nelle circoscrizioni, i partiti presenteranno ciascuno la propria lista bloccata, con un minimo di 2 e un massimo di 6 candidati, di fatto nominati dai capi (almeno quelli piazzati ai primi posti avranno l’elezione garantita). Nei collegi, schiereranno un solo candidato per ciascuno, che dovrà prendere almeno un voto più del secondo classificato, se no resterà fuori. I primi candidati di ogni collegio saranno certamente eletti, perché si comincerà da loro ad assegnare i seggi disponibili nella circoscrizione; i posti rimasti spetteranno poi ai candidati dei listini bloccati, in ordine di apparizione: dal numero 1 in giù. Inizialmente, come nel modello tedesco, gli eletti erano divisi fifty fifty fra uninominale e proporzionale. Poi si è scoperto che in Germania i parlamentari sono di numero variabile, mentre da noi sono fissi, dunque molti vincitori uninominali avrebbero rischiato di non essere eletti. Così si è deciso di sacrificarne un buon numero, per garantire l’elezione a tutti i vincitori. Così avremo solo il 38% di eletti (225 deputati e 122 senatori uninominali) contro il 62% di nominati (385 deputati e 189 senatori proporzionali).