Il Fatto Quotidiano

FALCONE E MONTANARI, IL 18 GIUGNO CI SIAMO

- » LORENZO MARSILI E YANIS VAROUFAKIS*

Le energie liberate dalla vittoria del No al referendum costituzio­nale del 4 dicembre devono essere la base su cui costruire in Italia quello spazio nuovo che in altri Paesi sta già nascendo, dal popolo di Bernie Sanders negli Stati Uniti a Podemos in Spagna. Per farlo, abbiamo bisogno di un progetto politico lontano tanto dalle élite di governo quanto da chi vorrebbe farci tornare al tempo dei muri e del razzismo. Né grande coalizione fra Silvio Berlusconi e Matteo Renzi, né rapporto privilegia­to fra Beppe Grillo e Matteo Salvini. Né establishm­ent, né populismo. Abbiamo bisogno di un terzo spazio felice, vincente e partigiano.

IL MOVIMENTO EUROPEO DiEM25 ha in questi mesi lavorato a fondo per non disperdere quelle possibilit­à che si sono aperte il 4 dicembre. Siamo quindi contenti che due dei volti dei Comitati del No, Anna Falcone e Tomaso Montanari, abbiano lanciato ieri su queste pagine un appello alla costruzion­e di un nuovo spazio politico incentrato sulla lotta contro le diseguagli­anze. L’ap p u nt amento è per il 18 giugno, noi ci saremo.

Le prossime elezioni italiane rappresent­ano un passaggio chiave per il futuro del l’Europa. L’Ita lia non è un Paese perife- rico ma uno dei paesi fondatori dell’Unione; ispiratore, con Altiero Spinelli, dei suoi più alti ideali, e al tempo stesso il Paese, insieme alla Grecia, in cui maggiormen­te questi ideali sono stati traditi. L’Italia è la terza economia dell’Eurozona e quella il cui sistema bancario rischia di precipitar­e una crisi di dimensioni continenta­li. Non si restituisc­ono ambizione e giustizia all’Europa senza crearne i presuppost­i in Italia.

Dopo che per troppi anni il governo italiano ha utilizzato la propria forza esclusivam­ente per elemosinar­e scampoli di flessibili­tà da sprecare in inutili bonus, è arrivata l’ora di uno spazio politico disobbedie­nte e costruttiv­o capace di agire pienamente nella trasformaz­ione europea che sta per aprirsi. Dopo le ele- zioni tedesche di fine settembre, infatti, vedremo una forte accelerazi­one nella riforma di un’Eurozona che ormai tutti reputano disfunzion­ale. Potrebbe essere l’occasione per introdurre da subito quei profondi cambiament­i che la situazione richiede.

NON POSSIAMO LASCIARCI trascinare da facili entusiasmi per le credenzial­i riformiste esibite da Merkel o Macron: della prima non possiamo dimenticar­e il ruolo giocato a difesa degli interessi delle élite negli ultimi sei anni; del secondo non possiamo non cogliere la volontà di rafforzare proprio quel paradigma neoliberis­ta di cui la crisi ha mostrato l’insostenib­ilità. Il rischio, reale, è che un giro di vite di una maggiore integrazio­ne imperniata su austerità e disciplina di bilancio, esproprio democratic­o e centralizz­azione dei processi decisional­i, non faccia che accelerare la disintegra­zione dell’Unione e rinsaldare la stagnazion­e economica in Paesi come l’Italia.

Anche per questo è necessario costruire una forza politica italiana con una strategia europea chiara e di cambiament­o. DiEM25 ha elaborato un programma economico dirompente, lo abbiamo chiamato New Deal per l’Euro- pa e lanciato insieme a Noam Chomsky, Ken Loach, diversi leader di partito e intellettu­ali da tutto il continente. Lo mettiamo a disposizio­ne.

Creare una forza per il cambiament­o in Europa è più che mai necessario: ne va della nostra capacità di esercitare sovranità popolare sulle principali questioni dei nostri tempi. Basti pensare alla sfida dell’accoglienz­a e delle migrazioni, alla tutela ambientale, alla gestione del debito pubblico, alla necessità di maggiori investimen­ti e di una vera unione bancaria capace di sanare un sistema finanziari­o fuori controllo. Basti ricordare lo scandalo dell’elusione fiscale, laddove la mancanza di un’integrazio­ne fiscale si traduce in un sistema in cui alle grandi multinazio­nali è permesso ritagliars­i un fisco su misura mentre la piccola e media impresa vacilla.

ABBIAMO BISOGNO di un nuovo tipo di forza politica che dai municipi all’Europa, e viceversa, con un biglietto di andata e ritorno, abbia la capacità di rimettere il demosal centro della democrazia nazionale ed europea. Una forza che sia aperta e partecipat­a e che sia in grado di tornare a dire parole chiare attorno a un programma di rottura con le ricette fallimenta­ri del passato. E che abbia un piano per l’Europa. Siamo pronti a fare la nostra parte, nella convinzion­e che questo non sia più il tempo delle belle parole e dei buoni propositi, ma che sia il tempo dell’ambizione e del coraggio.

* Co-fondatori DiEM25

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