Moltiplicazione della paura Il circolo vizioso media&realtà
Premessa. Dobbiamo accettare di vivere col terrorismo, e questa non è una resa, ma un banalissimo suggerimento pragmatico. Dobbiamo cioè accettare l’idea che gli spazi pubblici non saranno mai più sicuri al cento per cento da un possibile attacco: per questo bisogna cominciare a ragionare su come modulare i nostri comportamenti ed evitare di infilarsi nella trappola di quello che è il nostro più infido nemico: il panico. Come ha dimostrato il recente episodio di Torino. O la reazione della gente che si trovava attorno alla cattedrale di Notre- Dame, a Parigi, quando un uomo si è scagliato contro 3 poliziotti.
La paura collettiva è maledettamente contagiosa e incontrollabile, perché spesso viene amplificata da un tam-tam mediatico progressivamente incalzante, alimentato artatamente da chi conta sul disordine, sul caos, sul senso d’ insicurezza, sulla destabilizzazione a lungo termine. Il web diventa veicolo della pandemia, il panico entra in una sorta di circolo vizioso in cui i media tradizionali e quelli della Rete si rilanciano e ingigantiscono notizie che un tempo sarebbero state considerate cronaca e basta. È evidente la nostra vulnerabilità: e i limiti della prevenzione. Mantenere lostat od’ emergenza troppo a lungo, provoca abbassamento d’attenzione e tensione. È naturale. La mobilitazione dei servizi di Stato per garantire la sicurezza puòr aggiungere l’ apogeo per qualche settimana, poi il livello si satura.
In sostanza, il panico si diffonde perché manca una tempestiva ed adeguata informazione da parte della catena che garantisce a vari livelli la sicurezza. A cominciare dalle modalità di evacuazione, in caso di minaccia o attacco. Purtroppo, prevale ancora la cultura del segreto, non della condivisione, che suggerisce il run and hide, fuggi e nasconditi. L’ effetto collaterale perseguito dai terroristi.