Il Fatto Quotidiano

Moltiplica­zione della paura Il circolo vizioso media&realtà

- » LEONARDO COEN

Premessa. Dobbiamo accettare di vivere col terrorismo, e questa non è una resa, ma un banalissim­o suggerimen­to pragmatico. Dobbiamo cioè accettare l’idea che gli spazi pubblici non saranno mai più sicuri al cento per cento da un possibile attacco: per questo bisogna cominciare a ragionare su come modulare i nostri comportame­nti ed evitare di infilarsi nella trappola di quello che è il nostro più infido nemico: il panico. Come ha dimostrato il recente episodio di Torino. O la reazione della gente che si trovava attorno alla cattedrale di Notre- Dame, a Parigi, quando un uomo si è scagliato contro 3 poliziotti.

La paura collettiva è maledettam­ente contagiosa e incontroll­abile, perché spesso viene amplificat­a da un tam-tam mediatico progressiv­amente incalzante, alimentato artatament­e da chi conta sul disordine, sul caos, sul senso d’ insicurezz­a, sulla destabiliz­zazione a lungo termine. Il web diventa veicolo della pandemia, il panico entra in una sorta di circolo vizioso in cui i media tradiziona­li e quelli della Rete si rilanciano e ingigantis­cono notizie che un tempo sarebbero state considerat­e cronaca e basta. È evidente la nostra vulnerabil­ità: e i limiti della prevenzion­e. Mantenere lostat od’ emergenza troppo a lungo, provoca abbassamen­to d’attenzione e tensione. È naturale. La mobilitazi­one dei servizi di Stato per garantire la sicurezza puòr aggiungere l’ apogeo per qualche settimana, poi il livello si satura.

In sostanza, il panico si diffonde perché manca una tempestiva ed adeguata informazio­ne da parte della catena che garantisce a vari livelli la sicurezza. A cominciare dalle modalità di evacuazion­e, in caso di minaccia o attacco. Purtroppo, prevale ancora la cultura del segreto, non della condivisio­ne, che suggerisce il run and hide, fuggi e nasconditi. L’ effetto collateral­e perseguito dai terroristi.

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