Il “servizio taxi” per terroristi (e sigarette) fermato dai pm
Avevamo organizzato in mare un “servizio taxi” per migranti facoltosi, con go mmo ni d’altura in grado di andare da Capo Bon, in Tunisia a Marsala in sole tre ore e mezzo, e nel tragitto trasportavano sigarette di contrabbando: ma il sospetto che ha indotto la Procura di Palermo e il Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza a intervenire tempestivamente con 17 fermi per bloccare l’organizzazione di trafficanti, italiani e tunisini, è che a bordo dei gommoni viaggiassero anche estremisti islamici “sospetti di connessioni con formazioni di natura terroristica di matrice jihadista’’. Ad alimentare i sospetti dei pm che il gruppo di fermati potesse costituire “una seria minaccia alla sicurezza nazionale”, c’è una conversazione intercettata a Ben Alaya Amine, uno degli organizzatori dei viaggi, a colloquio con un passeggero preoccupato, oltre che di essere arrestato dalla polizia tunisina, anche di essere respinto dalla polizia italiana “per ragioni di contrasto al terrorismo di matrice jihadista”.
Nel corso della telefonata l’uomo ammette di essersi rivolto a un non meglio identificato sceicco, per avere aiuto. Questo filone d’inchiesta è tuttora oggetto di indagine da parte della procura di Palermo che sta approfondendo anche i movimenti di alcuni degli indagati, uno dei quali fuggito in Francia, un altro in procinto di recarvisi, e un terzo in possesso di un passaporto belga; caratteristiche del traffico che si rivela, scrivono i pm, “ancor più pericoloso per la tipologia dei soggetti trasportati, per le ingenti somme di denaro pagate e per le dirette ramificazioni con il territorio nazionale e i collegamenti anche con l’estero, in particolare con paesi quali la Francia e il Belgio dove attualmente è più forte la presenza di gruppi vicini all’estremismo islamico e ove sono più elevati i rischi di ulteriori gravissimi attentati”.