Ceta, non ci resta che il Canada
▶INQUESTI ANNI
globalizzazione spaventa molti. I politici – ma non solo loro – sembrano accontentarsi di solleticare quelle paure invece che preoccuparsi di come governare l’integrazione economica internazionale. La Cgil di Susanna Camusso, per esempio, si scaglia contro la ratifica del Ceta, il trattato commerciale tra Ue e Canada: “Gli accordi di libero scambio devono rispondere ai bisogni e ai diritti dei cittadini e non solo alle pressioni delle lobby economico-finanziarie”. È una posizione di principio più che di merito. La politica commerciale è di competenza esclusiva dell’Ue, ma la Commissione ha deciso (a sorpresa) di stabilire che il Ceta è un accordo “misto”: deve quindi essere ratificato non soltanto dal Parlamento Ue ma anche da quelli nazionali. E l’iter si era già bloccato prima della firma con l’opposizione, poi rientrata, della regione belga della Vallonia. In attesa dei voti nazionali, si applicherà solo la parte dell’accordo di competenza europea. Per l’applicazione provvisoria bisogna ancora attendere che i canadesi completino l’iter, ma intanto il Consiglio dei ministri ha presentato un disegno di legge per la ratifica da parte dell’Italia, uno dei pochi Paesi ad averlo sempre sostenuto apertamente. Per l’Italia ci saranno molti vantaggi, per esempio l’inedita protezione di 41 marchi collettivi nel mercato canadese, dove il Prosciutto di Parma (per esempio) non poteva entrare perché c’era già la sua imitazione locale. La riduzione di tariffe e l’armonizzazione di standard tecnici dovrebbe far aumentare il nostro export di macchinari e prodotti agroalimentari, oltre ad aprire il mercato degli appalti pubblici a imprese italiane. Dopo il fallimento della governance multilaterale della globalizzazione (la paralisi del Wto) e lo stallo dell’approccio per macro-aree (Donald Trump ha fermato il Tpp con l’Asia e congelato il Ttip con l’Ue), prima di opporsi per principio a consolidare i rapporti con Paesi affini e progressisti come il Canada, che ha eletto il progressita Justin Trudeau, bisognerebbe pensarci bene. la