Autostrade, per il gruppo Gavio corsia preferenziale
Neanche il ricorso alle gare per le concessioni riesce a scalfire la sua presa
Il gruppo Gavio (secondo operatore in Italia nel campo autostradale con 1.460 chilometri di rete gestita) aveva immaginato un progetto molto ambizioso: ottenere lunghe proroghe per tutte le sue principali concessioni, ovviamente senza gara, in cambio di nuovi investimenti, in particolare il completamento del fallimentare progetto della Asti-Cuneo (per il quale mancherebbe circa un miliardo). C’era già un accordo di massima con l’ex ministro Maurizio Lupi, che aveva aperto la porta con l’articolo 5 della legge “Sblocca Italia” del 2014.
SAREBBE STATO un enorme regalo, che al tempo stimammo dell’ordine di ben 9 miliardi nell’arco di due decenni. Questa trattativa si è trascinata per un paio d’anni ma è ormai tramontata anche per l’op p o si z i on e della Commissione europea, contraria a proroghe senza gara e a rinnovi di concessioni per oltre 5 anni quando non siano previsti nuovi investimenti signifi- cativi. Ma ormai il problema dei rinnovi si sta facendo caldo per il gruppo Gavio. È già scaduta, ad agosto 2016, la concessione dell’Ativa (tangenziale di Torino sino all’imbocco della Val D’Aosta) e sta per scadere a giugno quella della A21 ( Torino-Piacenza).
Per entrambe non paiono necessari rilevanti investimenti nei prossimi anni e quindi il governo avrebbe potuto semplicemente non rinnovare le concessioni a scadenza e riprendersi le due autostrade affidandole all’Anas senza bisogno di alcuna gara, riportando il servizio in housecome fatto dallo stesso ministro dei Trasporti Graziano Delrio per l’Autobrennero e le Autovie Venete.
Che lo Stato possa riprendersi le concessioni a scadenza per gestirle in houseviene visto come il peggior pericolo, non solo dal gruppo Gavio ma da tutte le concessionarie, perché in prospettiva potrebbe significare la loro fine. Si può quindi immaginare quali pressioni vengano esercitate sulle autorità competenti. Anche perché il governo che uscirà dalle prossime elezioni po- trebbe prendere atto del fatto che gli investimenti sulle tratte “storiche” sono comunque tutti finanziati dalle concessionarie a debito, grazie al flusso assicurato dai pedaggi, senza nuovi apporti dagli azionisti, e dunque la funzione stessa delle concessionarie pare superflua.
IL GRUPPO GAVIO, per ottenere i rinnovi, si è rassegnato alla necessità di passare per gare come il male minore, ma pare che sia riuscito a posizionarsi in una situazione di grande vantaggio rispetto a possibili concorrenti perché avrebbe ottenuto dal mi- nistero che le due autostrade (Ativa e A21) vengano messe a gara accorpate in un unico bando. Progetto che contraddice evidentemente il principio di spezzettare invece i bandi di gara per accrescere la concorrenza.
NON SI CAPISCE poi come lo stesso gruppo sia riuscito a ottenere la proroga di fatto della gestione dell’Ativa: perché il ministero non bandì anzi con anticipo una gara per questa autostrada, prima che la concessione scadesse ad agosto 2016? Anche questo un altro favore al gruppo Gavio?
Ricordiamo poi che consentire la gestione di un’autostrada in proroga di fatto, dopo la scadenza della concessione, consente al concessionario di continuare a incassare profitti che dovrebbero invece andare allo Stato e potrebbe quindi configurarsi come una prassi che genera danno erariale.
Pare che la Corte dei conti stia considerando il caso più eclatante, quello dell’Autobrennero in prorogatio addirittura dall’aprile 2014.