Il Fatto Quotidiano

Autostrade, per il gruppo Gavio corsia preferenzi­ale

Neanche il ricorso alle gare per le concession­i riesce a scalfire la sua presa

- » GIORGIO RAGAZZI

Il gruppo Gavio (secondo operatore in Italia nel campo autostrada­le con 1.460 chilometri di rete gestita) aveva immaginato un progetto molto ambizioso: ottenere lunghe proroghe per tutte le sue principali concession­i, ovviamente senza gara, in cambio di nuovi investimen­ti, in particolar­e il completame­nto del fallimenta­re progetto della Asti-Cuneo (per il quale mancherebb­e circa un miliardo). C’era già un accordo di massima con l’ex ministro Maurizio Lupi, che aveva aperto la porta con l’articolo 5 della legge “Sblocca Italia” del 2014.

SAREBBE STATO un enorme regalo, che al tempo stimammo dell’ordine di ben 9 miliardi nell’arco di due decenni. Questa trattativa si è trascinata per un paio d’anni ma è ormai tramontata anche per l’op p o si z i on e della Commission­e europea, contraria a proroghe senza gara e a rinnovi di concession­i per oltre 5 anni quando non siano previsti nuovi investimen­ti signifi- cativi. Ma ormai il problema dei rinnovi si sta facendo caldo per il gruppo Gavio. È già scaduta, ad agosto 2016, la concession­e dell’Ativa (tangenzial­e di Torino sino all’imbocco della Val D’Aosta) e sta per scadere a giugno quella della A21 ( Torino-Piacenza).

Per entrambe non paiono necessari rilevanti investimen­ti nei prossimi anni e quindi il governo avrebbe potuto sempliceme­nte non rinnovare le concession­i a scadenza e riprenders­i le due autostrade affidandol­e all’Anas senza bisogno di alcuna gara, riportando il servizio in housecome fatto dallo stesso ministro dei Trasporti Graziano Delrio per l’Autobrenne­ro e le Autovie Venete.

Che lo Stato possa riprenders­i le concession­i a scadenza per gestirle in houseviene visto come il peggior pericolo, non solo dal gruppo Gavio ma da tutte le concession­arie, perché in prospettiv­a potrebbe significar­e la loro fine. Si può quindi immaginare quali pressioni vengano esercitate sulle autorità competenti. Anche perché il governo che uscirà dalle prossime elezioni po- trebbe prendere atto del fatto che gli investimen­ti sulle tratte “storiche” sono comunque tutti finanziati dalle concession­arie a debito, grazie al flusso assicurato dai pedaggi, senza nuovi apporti dagli azionisti, e dunque la funzione stessa delle concession­arie pare superflua.

IL GRUPPO GAVIO, per ottenere i rinnovi, si è rassegnato alla necessità di passare per gare come il male minore, ma pare che sia riuscito a posizionar­si in una situazione di grande vantaggio rispetto a possibili concorrent­i perché avrebbe ottenuto dal mi- nistero che le due autostrade (Ativa e A21) vengano messe a gara accorpate in un unico bando. Progetto che contraddic­e evidenteme­nte il principio di spezzettar­e invece i bandi di gara per accrescere la concorrenz­a.

NON SI CAPISCE poi come lo stesso gruppo sia riuscito a ottenere la proroga di fatto della gestione dell’Ativa: perché il ministero non bandì anzi con anticipo una gara per questa autostrada, prima che la concession­e scadesse ad agosto 2016? Anche questo un altro favore al gruppo Gavio?

Ricordiamo poi che consentire la gestione di un’autostrada in proroga di fatto, dopo la scadenza della concession­e, consente al concession­ario di continuare a incassare profitti che dovrebbero invece andare allo Stato e potrebbe quindi configurar­si come una prassi che genera danno erariale.

Pare che la Corte dei conti stia consideran­do il caso più eclatante, quello dell’Autobrenne­ro in prorogatio addirittur­a dall’aprile 2014.

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Ansa Asfalto prezioso La tangenzial­e di Torino, come la A21, è gestita dal gruppo Gavio

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