Caro Mazzoncini, lo Stato non paga le Fs soltanto per aiutare i più poveri
▶N ELL’INTERVISTA
rilasciata al Fatto Quotidiano il 2 giugno, l’ingegner Renato Mazzoncini, ad delle Ferrovie, ha finalmente parlato dei trasferimenti pubblici Stato-Fsi (circa 14 miliardi/anno, a diverso titolo). Vale però la pena puntualizzare alcuni punti tecnici: Molti servizi ferroviari hanno carattere sociale, si sostiene, quindi per tener basse le tariffe vanno sussidiati. Santa verità. Ma altri modi di trasporto hanno caratteristiche sociali (per esempio i bus di lunga distanza, usati dalle categorie più povere). Questi sono invece tassati, altro che sussidiati. E molti pendolari di basso reddito devono usare l’auto perché abitano in posti non servibili dal trasporto pubblico, per risparmiare sulla casa. Questi sono iper-tassati.
Si afferma anche che se si alzassero le tariffe ferroviarie, molti continuerebbero a usare il treno. Questo è vero per i ricchi, ma non per i poveri e per le merci. Sono possibili soluzioni meno costose per lo Stato di quelle ferroviarie, che comunque servono una quota ridotta degli spostamenti totali, ma assorbono molte risorse pubbliche.
L’affermazione meno difendibile fatta da Mazzoncini è quella per cui “gli investimenti ferroviari non vengano remunerati dagli utenti per tener basse le tariffe dei trasporti regionali”. Ma dei 25 miliardi di euro circa dei maggiori investimenti ferroviari in corso, una quota limitatissima riguarda infrastrutture dedicate ai servizi regionali. Si tratta principalmente di linee merci, e/o lunga distanza.
Si citano come esempio “virtuoso” gli enormi investimenti fatti in Spagna per l’Alta velocità che hanno aumentato il Pil delle città servite del 10%. Vero, peccato che abbiano anche contribuito a scavare una voragine nei conti pubblici e che quelle linee siano gravemente sottoutilizzate. Speriamo che questa sia l’occasione dell’apertura di un serio dibattito sull’uso delle (scarse) risorse pubbliche italiane nel settore dei trasporti.
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