Terremotati, tensione al sorteggio per 26 casette
“ANatale avrete le casette, ricostruiremo tutt o”, ripete va l’allora premier Renzi in visita nelle zone te r r e m otate. Casette che sono arrivate dopo dieci mesi e in numero non sufficiente, 26 per duecento nuclei familiari, tanto da dover essere sorteggiate fra gli abitanti di Pescara del Tronto, frazione di Arquata in provincia di Ascoli Piceno, praticamente rasa al suolo dal sisma dell’agosto scorso e poi da quello del 26 ottobre che ha fatto contare 49 morti. Sì, sorteggiate come in una lotteria fra poveri che, ieri ha registrato anche momenti drammatici di pianti e urla. “La gente è esasperata, ha atteso troppo e ora esplode di fronte al fatto che siamo costretti a tirare a sorte la casa, capite bene, la casa”, parole di condivisione quelle del vicesindaco di Arquata Michele Franchi. Il tempo trascorso ha tramutato la speranza delle promesse ricevute nella convinzione di essere stati abbandonati e, ieri, l’ennesima attesa del notaio, Francesca Filauri, bloccata da un guasto all’auto, che tardava ad arrivare, ha fatto esplodere rabbia e dolore. Aveva provato, inutilmente, a trovare un accordo fra gli abitanti invocando il buon senso per l’assegnazione delle 26 casette, il sindaco di Arquata Alessandro Petrucci, per evitare il metodo del sorteggio che alla fine, però, è risultato essere il solo possibile. Sicuramente il più trasparente ma anche il più umiliante trattandosi dell’assegnazione di un diritto vitale come quello della casa. Una signora mostra un contenitore con gli ansiolitici spiegando che ne fa uso da dieci mesi. Un’altra, che tiene in braccio una bimba, invece, piange, in silenzio. La ricostruzione è un miraggio: “Siamo in attesa dell’arrivo dei tecnici del Cnr che debbono studiare il terreno per capire dove e come si potrà ricostruire”, prova a spiegare il sindaco lasciando intendere che di tempo ne trascorrerà ancora molto. Intanto le promesse avranno sempre più il sapore dell’inganno.