La saga di Einar, cronista trasferito nell’Islanda rurale
Un noir frizzante ambientato nel remoto nord rurale dell’Islanda, l’isola più estrema dell’Europa: sembra quasi un ossimoro per noi terroni mediterranei adusi alle tetre atmosfere del giallo scandinavo. Ma la cifra del Tempo della Strega è proprio questa: uno stile sarcastico e leggero con cui svelare una trama di studenti liceali ammazzati o suicidi. L’autore è un più che maturo giornalista di Reykjavik noto quasi ovunque, tra
Stati Uniti e Vecchio continente, ma rimasto ancora inedito in Italia. Si chiama Árni Thórarinsson e ha inventato la saga di Einar, cronista della
Gazzetta della Sera.
ALCOLISTA cronico, per salvarsi da se stesso e avere ancora una possibilità, Einar viene trasferito ad Akureyri, paesino dell’Islanda del nord, dove il suo giornale vuole espandersi. Siamo nel 2005, nel pieno della crisi economica, e i conservatori al potere per tenere vivo il sogno dell’ottimismo e della felicità cedono a grosse speculazioni industriali. Così i problemi si moltiplicano anziché diminuire: transumanze di immigrati pagati sottocosto e diffusione di ogni tipo di droga. Akureyri è la capitale di questo disagio ed Einar si sottopone a vari tipi di supplizio cronistico: le domande per strade alla “gente”, i resoconti delle assemblee cittadine, la prima teatrale di uno spettacolo allestito nel liceo locale. Uno strazio. La routine rurale del giornalismo islandese si spezza però con il ritrovamento di un cadavere in una discarica di rottami: è il protagonista dello spettacolo liceale, un ragazzo brillante di nome Skarphédoinn. Einar indaga e sulla strada càpitano altri morti, forse collegati con il primo. Sullo sfondo, il riuscito ritratto di uno dei Paesi più piccoli d’Europa.