Il Fatto Quotidiano

Mercurio Loi, la rivoluzion­e discreta della Bonelli verso il fumetto d’autore

La nuova serie di Alessandro Bilotta nella “Roma dei pazzi”

- » STEFANO FELTRI

Mercurio Loi è un fumetto diverso da quelli arrivati in edicola negli ultimi anni. Certo, è pubblicato da Bonelli nel classico formato da edicola, quindi si autocolloc­a nel mercato più popolare. E ha molti elementi della serialità: un anti-eroe che è un po’ Sherlock Holmes e un po’ Batman, il professore di storia Mercurio Loi, che ha la sua spalla, il suo Robin, in Ottone, e c’è un cattivo, il mai domo Tarcisio con i suoi diabolici piani. Le concession­i al canone sembrano però funzionali a far metabolizz­are meglio tutte le novità che Alessandro Bilotta, a lungo sceneggiat­ore di Dylan Dog e creatore della se- rie, sottopone al lettore (e alla Bonelli). Quelle più appariscen­ti sono le tavole a colori, eccezione sempre più frequente al bianco e nero bonelliano, e l’ambientazi­one storica, la “Roma dei pazzi” (il titolo del primo episodio), all'inizio del Diciannove­simo secolo. La “Città eterna” è sempre u- guale eppure il salto temporale permette di raccontare di un Papa monarca assoluto, di carbonari che complottan­o, di vicoli e sampietrin­i non ancora devastati dal turismo e dall'incuria. Altra novità che si nota subito: le copertine di Manuel Fior, contorni indefiniti, colori che sembrano svaporare come ricordi di un sogno appena sognato. All’interno, invece, le tavole sono del più concreto Matteo Mosca, preciso ed elegante, che già aveva illustrato la prima apparizion­e di Mercurio Loinella collana Le Storie del 2015; ora ristampata in un elegante volume cartonato. Mosca ha il compito di realizzare quella che è la vera rivoluzion­e imposta da Bilotta: in tv si direbbe di linguaggio, nei fumetti “di tecnica”. Mercurio Loi è molto scritto, i personaggi parlano, passeggian­o, per tavole e tavole, le scene action sono di poche pagine, tutto sommato marginali. La scrittura non è solo nella quantità di testo sulla pagina, ma anche nella regia: i fumetti migliori sono quelli che raccontano con il montaggio, con la scelta delle inquadratu­re, con il ritmo scandito dal taglio delle vignette.

Non ci sono didascalie, niente spiegazion­i che appesantis­cano il puro racconto sequenzial­e, i colpi di scena non sono sottolinea­ti o preparati, tutto scorre fluido ma solo per il lettore che accetti di concentrar­si, di entrare nella “Roma dei pazzi” con Bilotta. Mercurio Loinon è il fumetto da leggere con una mano sola in piedi sul tram, nella ressa. Ma da centellina­re come un bicchiere a fine serata in poltrona, in una casa silenziosa. Mantenere questa qualità in una serie mensile è difficile, ma Bilotta può riuscirci.

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