L’ultima paladina dell’austerità espansiva
▶FINO AQUALCHE
anno fa, gli editori avevano il terrore di pubblicare libri con la parola “Europa” nel titolo. Poi il dibattito si è fatto più intenso e loro più arditi. Così esce ora per Marsilio un saggio dal titolo provocatorio: “L’austerità che fa crescere - Quando il rigore è la soluzione”. Lo firma l’economista Veronica De Romanis, esperta di Germania e appassionata di Angela Merkel, che è una delle poche voci rimaste nel dibattito pubblico che difendono la necessità di una certa disciplina nei conti pubblici non soltanto perché “ce lo chiede l’Europa”, ma perché alla fine è utile a tutti. Il libro farà imbufalire il sempre più vasto pubblico di sovranisti e anti-euro – è perfino citato il contestato studio Reinhart-Rogoff sui danni del debito pubblico – ma vuole sottolineare alcuni punti legittimi: 1) con le battaglie antiausterità si vincono le elezioni ma è difficile governare (vedi Grecia) 2) chi ha avuto un approccio pragmatico e non massimalista al consolidamento fiscale se l’è cavata meglio (Portogallo) 3) ci sono alcuni casi di relativi successi di austerità che offrono argomenti agli alfieri del rigore (Spagna, Lettonia). L’Italia è un caso difficile da classificare: c’è stata molta più austerità di quanta ne avrebbero voluta i partiti di opposizione, ma anche un continuo sforzo di piegare le regole europee alle esigenze di consenso del momento, cosicché alla fine tutti possono dirsi insoddisfatti, i rigoristi e gli antirigoristi, mentre il Paese resta stagnante. Il libro di Veronica De Romanis offre un utile contributo alla discussione. Ma, anche accettandone premesse e conclusioni, non spiega come sfuggire al dilemma individuato da Jean Claude Juncker: “Sappiamo cosa fare ma non come essere rieletti dopo averlo fatto”.