Divo Nerone, il musical che brucia soldi pubblici
Parte lo show in cui per ora investe lo Stato
ivo Nerone – opera rock: il musical più infuocato della Storia”. Di certo di quella più recente e non solo degli spettacoli romani. Ma non per le ragioni che produttori, media partner vari, regista e coreografo vorrebbero raccontare ai giornalisti riuniti su uno dei colli più caldi di Roma per la conferenza inaugurale del musical del secolo. Cioè i 4 premi Oscar che l’hanno ideato e allestito, da Francesca Lo Schiavo a Gabriella Pescucci, né la partecipazione straordinaria di Luis Bacalov o il sapore del made in italy che pervade ogni cosa, dall’a ll e s t imento al cast “di giovani talenti”, alla valorizzazione del patrimonio ottenuta grazie al contributo del Cnr per la realtà virtuale. Ma a renderlo incandescente è in primo luogo quella che gli americani chiamano “location”, in questo caso, unica al mondo.
ROMA, PALATINO, pochi metri dal Colosseo (che al tempo dell’imperatore celebrato non esisteva). Scenografia imperiale per non dire faraonica e copertura discutibile. Lo stesso ideatore, Dante Ferretti, riprendendo la polemica sulla “pensilina” rassicura sarcastico che la lasceranno lì anche dopo la fine delle recite, il 10 settembre, così, per placare gli animi di chi la ritiene un obbrobrio sulla bellezza. Nel senso che uno si chiede come sia stato possibile, nel Paese dalla burocrazia immobile e dalle cosiddette regole rigide sui Beni, che una simile opera abbia ottenuto quasi senza colpo ferire il patrocinio del ministero per i Beni e le attività culturali ed il Turismo, anche se con la supervisione della Soprintendenza speciale di Roma. In secondo luogo lo spettacolo scotta anche per il denaro – in parte pubblico, come vedremo – già approdato nella reggia dell’incendiario imperatore romano, prima ancora che si sapesse, almeno dall’anteprima stampa di ieri sera che tipo di accoglienza avrebbe avuto tra il pubblico.
“Abbiamo già venduto molti biglietti tra tour operator del circuito turistico romano”, tranquillizza uno dei produttori, Cristian Casella, che aggiunge, a futura memoria, che in ogni caso “l’importante sono gli applausi non le presenze”.
A proposito di vendite, c’è da dire che Casella e il socio produttore Jacopo Capanna, sanno fare il loro mestiere, visto che hanno svelato di stare già chiudendo un contratto importante con la Rai che dovrebbe acquistare i diritti del musical per venderli nel mondo, farne eventualmente una fiction o anche soltanto rivedere le riprese tv dello spettacolo (ammesso che abbia i permessi per farlo in una location che insiste sul Tempio di Eliogabalo). Il che farebbe rientrare gli investitori delle enormi “fatiche” spese in due anni e mezzo di lavoro, come assicura Capanna. Ma qui viene il bello. Perché l’impresa Nero Divine Adventure spa, appositamente costituita nell’ottobre del 2016 (quindi un anno e mezzo dopo rispetto a quanto dicono), dai due produttori per “l’organizzazione e produzione per conto proprio di spettacoli dal vivo, sia teatrali che musicali”, presieduta dallo stesso Capanna e di cui è ad Cristian Casella, ha come socio – oltre all’Artisti associati & Partners srl (42,9% del capitale) di cui Casella stesso è socio, e Amygdala srl (41,2%) sempre di Casella, anche Lazio innova spa che detiene l’11,09% del capitale. Quest’ultima è per l’80,5% della Regione Lazio e per il 19,5% della Camera di Commercio di Roma. Quindi, una società pubblica, che per entrare nella Nero a gennaio del 2017 versa 700 mila euro di aumento di capitale più un prestito obbligazionario di 350 mila euro, secondo quanto scrive il Corriere della Sera. Che in tutto fanno un milione e 50 mila euro di denaro pubblico. Ma non è finita qui. A proposito di Rai, Cristian è uno dei fratelli già noti al Fattoproprio per gli appalti ricevuti dalla tv di Stato secondo il documento di 20 pagine consegnato nel 2013 dal dg Gubitosi alla Commissione di Vigilanza. Insieme al fratello Marco – sette anni nell’ufficio stampa di Silvio Berlusconi e un incarico nei giovani di per la libertà, infatti, essendo lui stesso gestore della tv di propaganda berlusconiana, con una società, la 2bTeam Group srl con un capitale di soli 10 mila euro e soltanto un preventivo e un progetto – furono tra i beneficiari di appalti tv. Per poi presentarsi, l’anno seguente con 600 mila euro per un programma su Rai1 di Paola Perego.
Tutto torna. Appalti, soldi pubblici, contratti Rai e grandi programmi. E a chiudere il cerchio il curriculum del maggiore dei Casella, che sul sito del Divo si autodefinisce “consulente per la comunicazione della Presidenza del Consiglio dei ministri in occasione di numerosi eventi nazionali e internazionali, vertici bilaterali di governo e G8”.
Parafrasando Dante Ferretti: “Perché ho accettato di fare Nerone? Perché no?”.