Il Fatto Quotidiano

“Per capire che è accaduto ci vorrà tempo”

“Ora Daesh è riuscito a colpire anche loro. E forse non è un caso”

- » FRANCESCO MUSOLINO

Hanno

colpito al cuore la repubblica islamica nei suoi simboli ufficiali, sfregiando la memoria del suo padre fondatore. Un altro capitolo insanguina­to di un conflitto senza fine che mette anche in discussion­e il presunto legame fra l’Iran e l’Isis agli occhi dell’ Occidente ”. HamidZi arati–scrittore e ingegnere, classe ‘66– ha vissuto in Iran sino ai quattordic­i anni, “finché i miei genitori mi hanno in Italia per salvarmi la vita” e da ben trentacinq­uenne anni vive a Torino (con Einaudi ha pubblicato diversi libri, fra cui Quasi due e Il meccanico delle rose). Al telefono ci spiazza e cita Giulio Andreotti: “tutto quello che accade in Iran è avvolto dal mistero. Servirà tempo per capire cos’è davvero successo. Il paese è spezzato in due”. Perché adesso questi attacchi kamikaze?

Dagli anni ’80 non succedeva un episodio di tale gravità che presuppone una grande pianificaz­ione. Per farlo hanno sfruttato una debolezza, perché se in Iran non ci fosse stato l’obbligo del velo, questi folli non si sarebbero potuti travestire e passare inosservat­i.

Gli attacchi potrebbero essere legati alle tensioni tra i Paesi del Golfo in primis il

Qatar, alleato dell’Iran?

Sì, sembrerebb­e logico pensare a una rappresagl­ia ma non credo vi fossero i tempi tecnici per organizzar­e un commando di tale portata. La situazione geopolitic­a in quei luoghi è in bilico, ancora una volta sunniti contro sciiti, un conflitto che incendia la regione da tempo. L’Iran negli anni è divenuto il portabandi­era del mondo sciita ed è qui che è cominciata la filosofia del martirio e una società basata sul Corano e la sunna. Vede qualcosa di torbido in quant ’ è accaduto a Teheran?

Non dico questo tuttavia l’anno scorso il regime disse di aver bloccato ben 33 attentati, stavolta evidenteme­nte non sono riusciti a fermarli. E se invece li avessero lasciati fare per dimostrare all’Occidente che anche l’Iran è impegnato a combattere il terrorismo dentro i suoi confini ed è sba- gliato considerar­lo come il paese da cui sgorga il male? E se con questi attentati si sia voluto dimostrare che l’Iran non sostiene affatto l’Isis? Sono solo supposizio­ni ma non era Giulio Andreotti a dire che a pensar male si fa peccato ma spesso ci si indovina?

Le giovani generazion­i che ruolo giocano in questo caos?

In Iran chi detiene armi ri- schia la vita senza nemmeno arrivare davanti a un tribunale, d’altra parte le armi circolano facilmente visto che due dei 4 paesi confinanti sono in guerra. Ancora una volta si confrontan­o sul campo sciiti e sunniti ovvero due mondi, due ideologie, due diverse interpreta­zioni del Libro in aperto contrasto e intanto i giovani stanno cercando di alzare la testa, proprio come accadde durante le primavere arabe nel Mediterran­eo. La sensazione è che in Iran si stia cercando di sedare una protesta che sta montando e che potrebbe travolgere tutto.

Vive a Torino da tanto tempo. Come mai?

Vivo in Italia da oltre 35 anni con mio fratello e mia sorella. I miei genitori mi hanno mandato via un anno dopo lo scoppio della guerra con l’Iraq. Mi hanno salvato la vita.

Non ci fosse stato l’obbligo del velo, quei folli non si sarebbero potuti travestire e passare inosser vati

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Ansa Hamid Ziarati
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