“Per capire che è accaduto ci vorrà tempo”
“Ora Daesh è riuscito a colpire anche loro. E forse non è un caso”
Hanno
colpito al cuore la repubblica islamica nei suoi simboli ufficiali, sfregiando la memoria del suo padre fondatore. Un altro capitolo insanguinato di un conflitto senza fine che mette anche in discussione il presunto legame fra l’Iran e l’Isis agli occhi dell’ Occidente ”. HamidZi arati–scrittore e ingegnere, classe ‘66– ha vissuto in Iran sino ai quattordici anni, “finché i miei genitori mi hanno in Italia per salvarmi la vita” e da ben trentacinquenne anni vive a Torino (con Einaudi ha pubblicato diversi libri, fra cui Quasi due e Il meccanico delle rose). Al telefono ci spiazza e cita Giulio Andreotti: “tutto quello che accade in Iran è avvolto dal mistero. Servirà tempo per capire cos’è davvero successo. Il paese è spezzato in due”. Perché adesso questi attacchi kamikaze?
Dagli anni ’80 non succedeva un episodio di tale gravità che presuppone una grande pianificazione. Per farlo hanno sfruttato una debolezza, perché se in Iran non ci fosse stato l’obbligo del velo, questi folli non si sarebbero potuti travestire e passare inosservati.
Gli attacchi potrebbero essere legati alle tensioni tra i Paesi del Golfo in primis il
Qatar, alleato dell’Iran?
Sì, sembrerebbe logico pensare a una rappresaglia ma non credo vi fossero i tempi tecnici per organizzare un commando di tale portata. La situazione geopolitica in quei luoghi è in bilico, ancora una volta sunniti contro sciiti, un conflitto che incendia la regione da tempo. L’Iran negli anni è divenuto il portabandiera del mondo sciita ed è qui che è cominciata la filosofia del martirio e una società basata sul Corano e la sunna. Vede qualcosa di torbido in quant ’ è accaduto a Teheran?
Non dico questo tuttavia l’anno scorso il regime disse di aver bloccato ben 33 attentati, stavolta evidentemente non sono riusciti a fermarli. E se invece li avessero lasciati fare per dimostrare all’Occidente che anche l’Iran è impegnato a combattere il terrorismo dentro i suoi confini ed è sba- gliato considerarlo come il paese da cui sgorga il male? E se con questi attentati si sia voluto dimostrare che l’Iran non sostiene affatto l’Isis? Sono solo supposizioni ma non era Giulio Andreotti a dire che a pensar male si fa peccato ma spesso ci si indovina?
Le giovani generazioni che ruolo giocano in questo caos?
In Iran chi detiene armi ri- schia la vita senza nemmeno arrivare davanti a un tribunale, d’altra parte le armi circolano facilmente visto che due dei 4 paesi confinanti sono in guerra. Ancora una volta si confrontano sul campo sciiti e sunniti ovvero due mondi, due ideologie, due diverse interpretazioni del Libro in aperto contrasto e intanto i giovani stanno cercando di alzare la testa, proprio come accadde durante le primavere arabe nel Mediterraneo. La sensazione è che in Iran si stia cercando di sedare una protesta che sta montando e che potrebbe travolgere tutto.
Vive a Torino da tanto tempo. Come mai?
Vivo in Italia da oltre 35 anni con mio fratello e mia sorella. I miei genitori mi hanno mandato via un anno dopo lo scoppio della guerra con l’Iraq. Mi hanno salvato la vita.
Non ci fosse stato l’obbligo del velo, quei folli non si sarebbero potuti travestire e passare inosser vati