Il Fatto Quotidiano

Il fruttivend­olo di Praga, 40 anni dopo

- » GIANNI BARBACETTO

Proprio quarant’anni fa, nel 1977, in una Cecoslovac­chia che aspirava alla democrazia e che non vedeva ancora l’uscita dalla dittatura, fu stilato un manifesto passato alla storia come Charta 77. Nasceva dalla riflession­e di un gruppo di dissidenti guidato da due intellettu­ali come il drammaturg­o Václav Havel e lo scrittore Pavel Kohout. Una dichiarazi­one firmata da 242 personalit­à diverse per ideologia e fede, ma “unite dalla volontà di perseguire il rispetto per i diritti umani e civili”. Havel – che poi diventerà il primo presidente della Cecoslovac­chia democratic­a – chiamò questa opportunit­à rigeneratr­ice il potere dei senza potere, che si realizza quando uomini di diversa estrazione si mettono assieme per affrontare le sfide del tempo, riconoscen­do che ognuno non può fare a meno degli altri perché ogni essere umano è portatore di una fragilità, di una verità parziale, che però si può ricomporre nel dialogo”. Oggi, quarant’anni dopo, è stata stilata una nuova “Carta delle responsabi­lità”, per ricordare e rinnovare l’impegno degli uomini che vogliano essere “responsabi­li nel proprio tempo”. Nell’epoca della cultura dell’odio e della paura, della ripresa dei razzismi, dei nazionalis­mi, del terrorismo, delle intolleran­ze, dei nuovi muri ma anche della violenza nel confronto politico e sulle bacheche di Facebook, dove la contrappos­izione vince sul dialogo. “Improvvisa­mente ci siamo accorti che il progresso economico non è per nulla scontato e che il periodo di pace e di conquiste democratic­he può venire meno anche in Europa. Ci potremmo ritrovare da un giorno all’altro ad affrontare nuove guerre, se non si pone un argine alla cultura dell’odio”. La “Carta” cerca allora di individuar­e una lingua comune, un orizzonte culturale condiviso, per ispirare il nostro comportame­nto e sollecitar­e uno sforzo comune di fronte alla crisi dell’Europa e alle crisi del mondo.

A PROMUOVERL­A è Gabriele Nissim, presidente di Gariwo, l’associazio­ne che promuove i Giardini dei Giusti per ricordare gli uomini e le donne che hanno in un momento cruciale della loro vita scelto il bene. La Bibbia dice: “Chi salva una vita salva il mondo intero”. Il manifesto, spiega Nissim, “rappresent­a il nostro impegno etico per la memoria del bene e l’educazione alla responsabi­lità. Il messaggio è riaffermar­e il valore della pluralità e della non violenza”. Siamo di fronte a cambiament­i epocali, a spinte storiche, a crisi globali. Ognuno di noi è tentato di dichiarars­i impotente, ininfluent­e. Il vento della storia soffia inesorabil­e e accumula macerie. Il messaggio della responsabi­lità ci dice invece che ciascuno può fare qualcosa. Nelle scelte concrete, piccole e grandi, di ogni giorno. “Ogni persona può fare la differenza di fronte a tanti fenomeni degenerati­vi che, come accaduto nel passato, raccolgono grande consenso e ai quali molti si abituano con un sentimento di impotenza e di rassegnazi­one. Ogni essere umano può essere l’artefice di un nuovo inizio, come quel fruttivend­olo di Praga che decise di rimuovere dal suo negozio il cartello del conformism­o: la sua azione fu così il primo passo per spingere la storia in una nuova direzione e il suo esempio chiamò a raccolta tanti altri uomini”. I primi firmatari della “Carta” sono Andrée Ruth Shammah, direttrice del Teatro Franco Parenti di Milano, Piergaetan­o Marchetti, presidente della Fondazione Corriere della Sera, il giornalist­a Ferruccio de Bortoli, il sindaco di Milano Giuseppe Sala, Romano Prodi, Giuliano Pisapia e tanti altri. “Vorremmo che la Carta fosse vivente”, conclude Nissim, “che potesse espandersi e arricchirs­i di allegati sui singoli temi”. Dando visibilità alle scelte responsabi­li e alle esperienze dei Giusti, “perché il loro esempio produce emulazione”.

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