Consip: Marroni ripete le accuse a babbo Renzi, ma rimane al suo posto
Sessa a verbale: ho “accennato” dell’inchiesta Consip al capo di Stato maggiore. Il capitano Scafarto: ecco perché volevo intercettare il comandante
■ L’amministratore delegato dell’azienda del Mef che si occupa degli acquisti per la Pubblica amministrazione conferma quanto già messo a verbale nei mesi scorsi. E resta testimone
Quando a settembre scorso, il capitano del Noe Gianpaolo Scafarto propone di intercettare in ambientale il numero uno dell’Arma dei carabinieri, Tullio Del Sette, e il capo di Stato maggiore Gaetano Maruccia è perché sospetta che l’amministratore delegato di Consip Luigi Marroni abbia incontrato “Tullio”. L’incontro – a quanto risulta al Fatto – non ci sarà, ma Scafarto ne scrive il 7 settembre 2016 su Whatsapp ad Alessandro Sessa, vicecomandante del Noe ora indagato per depistaggio.
Gianpaolo Scafarto: Tullio vede Marroni. Non sappiamo dove ma, onestamente, pare un incontro strano.
Alessandro Sessa: Vediamo. Gaetano un’oretta dopo che ci siamo sentiti mi ha chiamato per sapere se era tutto invariato... uuummm. Coincide con il tuo sms. Comunque strano. Ma sarà di lavoro. (...) come hai saputo che si devono incontrare?
G: Dal cell di Marroni (...) A me anche sembra strano questo incontro, non so che dirle. Mi sa che dobbiamo mettere sotto Gaetano. Mettergli anche un ambiente luce in ufficio, sia a lui che a Tullio. Cioè, mi spiego meglio, non ha molto senso che il comandante generale incontri Marroni. A che pro? Non so. Sarebbe comunque interessante poter monitorare questo incontro anche se avverrà sicuramente all’interno di uno dei due uffici
A: Condivido. Probabilmente noi siamo maliziosi. (...) E alla fine sono due numeri uno che si incontrano per grandi strategie.
G: Può essere ma non vedo altri motivi
A: E Tullio andrà coi piedi di piombo (...)
G: L’incontro era ieri alle 19.30. Troppo tardi mi ha mandato il messaggio.
L’INCONTRO Del Sette-Marroni non ci sarà. Inoltre l’Arma si rifornisce da Consip e quindi non ci sarebbe nulla di male. L’incontro ipotizzato da Scafarto sarebbe a settembre, dopo che Luigi Marroni – stando al suo verbale del 20 dicembre – ha già saputo della fuga di notizie. In particolare su Del Sette, l’ad di Consip ha riferito: “Il Presidente Ferrara mi disse di aver appreso, in particolare da Tullio Del Sette, che c’erano indagini della Autorità Giudiziaria che riguardavano Alfredo Romeo (l’imprenditore napoletano, ndr), dicendogli di stare attento”. Questa affermazione è costata a Del Sette l’accusa di rivelazione di segreto d’ufficio. Ferrara poi sentito come testimone ha molto ridimensionato il suo ruolo. Del Sette così va verso l’archiviazione.
Quando vengono interrogati mercoledì Sessa e Scafarto, i pm chiedono a entrambi perché volessero intercettare i vertici dell’Arma. Sessa prima dice “Stavamo scherzando”, poi quando gli chiedono cosa “intendeva per ‘Tullio andrà con i piedi di piombo’, aggiunge: “Dapprima mi preoccupai e mi chiesi se non dovevo informare il Comandante generale in vista di quell’incontro, dato che Marroni era intercettato. Poi mi tranquillizzai dicendomi che, comunque, il comandante generale sarebbe stato cauto”.
Scafarto invece risponde: “Con riferimento alla frase ‘ Tullio andrà con i piedi di piombo’posso dire che probabilmente, a quella data Sessa mi aveva già detto di avere in- formato Maruccia ed era logico pensare che questo avesse informato a sua volta il Comandante generale”.
IL GENERALE Gaetano Maruccia (che aveva diritto a sapere) è il capo di Stato Maggiore dell’Arma, è estraneo alle indagini. A lui inizialmente fa riferimento Sessa quando la Procura gli legge un messaggio del 9 agosto in cui Scafarto scrive: “È stato un errore parlare di tutto con il capo attuale”. Il vicecomandante del Noe spiega: “Per effetto della mia conoscenza di Maruccia, quando andai a parlare con lui a giugno per rappresentargli il problema degli uomini che an-
Manomissioni Nelle chat agli atti il riferimento ai Servizi, altro presunto falso: “Si sono dissolti”
davano via, gli accennai all’esistenza di un’indagine Consip”. Quando i pm però gli dicono che nel messaggio si parla di “tutta l’indagine”, il vicecomandante risponde: “Mi dispiace, non ricordo” e poi si avvale della facoltà di non rispondere.
Mercoledì a Scafarto i pm contestano anche la chat del 3 gennaio che per l’accusa prova la volontà di attribuire falsamente a Romeo la frase “Renzi l’ultima volta che l’ho incontrato”. Questo consentiva a Scafarto di puntare all’arresto di Tiziano Renzi. Non solo gli chiedono anche di altri messaggi nella chat e del riferimento ai Servizi segreti, anch’esso per la Procura falso. Il
Dobbiamo mettere sotto Gaetano. Mettergli anche un ‘ambiente luce’ in ufficio, sia a lui che a Tullio. Non ha senso che incontri Marroni 7 SETTEMBRE 2016
“Sorpresa” La “preoccupazione” per l’articolo di Marco Lillo sul Fatto Quotidiano
21 dicembre Sessa scrive: “Ma mi è venuta in mente una cosa. Ma i Servizi? Che hanno sentito tutte le nostre conversazione e ci hanno pedinato ? Da ieri si sono dissolti”. E Scafarto: “Boh, non so”. Ai magistrati Scafarto interrogato dice: “Non sono in grado di dare una spiegazione, non apportavano alcun elemento che potesse mutare il nostro convincimento circa il coinvolgimento dei Servizi nell’indagine”.
Poi i pm gli contestano pure i messaggi con i colleghi in cui parlano dell’articolo del Fatto del 20 dicembre di Marco Lillo. “Quando De Rosa – spiega Scafarto – ci ha inviato l'articolo, la mia reazione è stata di sorpresa e preoccupazione; Sessa mi aveva già riferito (...) che, stando nella Procura di Roma, aveva sentito Lillo parlare al telefono con un ignoto interlocutore e nel corso di tale conversazione aveva fatto riferimento a iniziative nei confronti di Gasparri”, il manager Consip accusato di corruzione con Romeo. Nei giorni scorsi è stato sentito come testimone pure Remo Reale, il vicebrigadiere che in chat ha chiarito a Scafarto che la frase “Renzi l’ultima volta che l’ho incontrato” era stata pronunciata da Bocchino e non da Romeo e si riferiva, probabilmente, al premier, non al padre.