E Lotti impone il fido Orfeo in Rai
Renzi impone a Gentiloni, che voleva Rizzo Nervo, il direttore del Tg1. La scelta annunciata la sera precedente ai consiglieri di maggioranza da Lotti e Giacomelli
L’antefatto si svolge nella tarda serata di giovedì quando, al termine della convulsa bagarre alla Camera sulla legge elettorale, i consiglieri Rai di maggioranza vengono convocati dal sottosegretario allo Sviluppo con delega alle telecomunicazioni, Antonello Giacomelli, e dal ministro con delega all’editoria Luca Lotti. Oggetto dell’ urgente comunicazione( urgente perché il consiglio d’ amministrazione è convocato alle 10.30 del giorno successivo, cioè ieri) è la decisione del capo (Matteo Renzi) di nominare nuovo direttore generale il direttore del Tg1 Mario Orfeo.
IL SEGRETARIO del Pd, ricevuto nel tardo pomeriggio a Palazzo Chigi, aveva risposto picche alla proposta del premier Paolo Gentiloni che per quel posto fortissimamente voleva Nino Rizzo Nervo, ex consigliere Rai, suo amico e attuale vicesegretario della Presidenza del Consiglio: non che avessimo dubbi su chi comanda davvero. Adda passà ’a nuttata e la pochade mattutina inizia con un tweet, solo apparentemente neutro, di Maurizio Gasparri che alle 9.49 – dunque addirittura prima dell’inizio del cda – dà la nomina di Orfeo come cosa fatta. Fatta e approvata anche da Gianni Letta che con Renzi ha mediato la nomina per conto di Silvio Berlusconi: il Nazareno delle tv.
Alle 10.30 inizia la seduta consigliare – assente Franco Siddi, arriverà mezz’ora dopo – con un’impettita Monica Maggioni che propone la nomina di Orfeo. Il consigliere Carlo Freccero si dice contrario e si autocandida, chiedendo un’audizione alla commissione di Vigilanza per comparare i curricula. “Il tweet di Gasparri – dirà più tardi alle agenzie – è la dimostrazione che tutto era stato deciso tra Renzi e il centrodestra. Di fronte a questo ho ritenuto di contrapporre il mio nome a quello di Orfeo, chiedendo un’audizione della Vigilanza per valutare le competenze di entrambi”.
Intanto però il cda incorona Orfeo. Unico voto contrario quello di Freccero: con lui il neodirettore generale, appena fatto il suo ingresso in consiglio, ha un vivace scambio di battute a sfondo calcistico. Che si conclude con Freccero che gli rinfaccia la sua doppia fede calcistica (mezzo milanista, mezzo juventino, che per uno di Napoli non è male): “Trasversale anche nel calcio”. Il consiglio si riaggiorna a mercoledì 14, giorno in cui si discuterà della “qu es ti on e delle questioni”: il tetto ai cachet delle star, da cui dipende anche il destino di alcuni volti Rai (Fabio Fazio, Alberto Angela, Massimo Giletti). E poi – ma questo è il problema mino- re – bisognerà pensare alla successione del direttore del Tg1: il più accreditato è Antonio Di Bella, attualmente direttore di RaiNews, dove potrebbe approdare Gerardo Greco. Maretta anche sulle direzioni di rete: Daria Bignardi avrebbe già un piede fuori dalla porta di Rai3, più complessa la situazione di Ilaria Dallatana che con Rai2, sperimentando, ha avuto buoni risultati. Tornando a Orfeo, già prima di pranzo arrivano – 5Stelle a parte, che gridano al “colpo di mano” dei renziani – gridolini di gioia a reti pressoché unificate. Il consigliere Guelfo Guelfi non teme il ridicolo: “Il direttore del Tg1
Mario Orfeo è un collezionista di record, che ha portato la testata a essere invidiata in tutto il mondo e fonte autorevole del sistema informativo non solo del nostro Paese”. Il collega Franco Siddi è in versione camomilla: “Ora ciascuna componente aziendale può tornare tranquillamente a operare al compito per il quale è stata chiamata ad agire, come sempre sul merito delle cose”.
UN GRANDE merito, visto che da sistemare c’è quella cosuccia chiamata palinsesti, che dovrebbero essere presentati tra due settimane ma sono in alto mare, a causa dello stallo di questo periodo. In molti hanno osservato che l’attuale organigramma vede a capo della Rai due giornalisti e nessun manager che sappia qualcosa oltre l’informazione. Chiaramente ai partiti interessava blindare la campagna elettorale, ma resta un problema di competenze specifiche, capacità di dialogo in vista dei palinsesti con gli altri mondi Rai (fiction, intrattenimento, cinema). Tipo: di Sanremo, una macchina piuttosto complessa, chi si occupera? Dentro Viale Mazzini, peraltro, Maggioni è considerata la grande sconfitta: la presidente avrebbe cercato in tutti i modi di tenere per sé le deleghe all’informazione, ma non c’è stato verso, Renzi non s’è fidato. A margine, ma mica tanto, ieri si è dimesso anche il direttore finanziario della Rai, Raffaele Agrusti. Del suo addio si sapeva, quel che non si sapeva era il contenuto delle slidepresentate prima dell’addio, ovvero i numeri del bilancio di previsione 2018. Molto rossi: il risultato ante imposte senza correttivi sarà negativo per 89 milioni. Che diventerebbero 100 se la Rai, come ha intenzione di fare, acquistasse un pezzo di Champions League. Auguri ai nuovi vertici.
Scelte condivise La scelta - avallata da Gianni Letta per conto di B. - serve a blindare la campagna elettorale