Il Tg1 di governo e di governo Come fu che il direttore guadagnò i gradi da generale
Scalette per Matteo: interviste senza domande e notizie scomparse
Èimpossibile raccontare in poche righe il lavoro certosino di Mario Orfeo da direttore del Tg1, ma si possono mettere in fila alcuni degli episodi più clamorosi della sua gestione.
Tempo di parola. Durante la campagna per il referendum costituzionale, Matteo Renzi ha avuto uno spazio senza precedenti sui Tg del servizio pubblico (nessuno escluso). Secondo un documento di Agcom pubblicato a novembre 2016, il segretario del Pd ha avuto il 21,5% del tempo di parola e il 36,5% del tempo di notizia concesso ai politici sul Tg1. Tradotto: più di un terzo delle notizie riguardavano Renzi, più di un quinto dei servizi erano occupati dalla sua voce.
Interviste senza domande. La chiacchierata con Renzi nel Tg1 delle 20, anche dopo le dimissioni, è diventata un format fisso, come i “discorsi del caminetto” di Roosevelt. Ne restano tracce in archivio: “Pd, voto, Europa, l’intervista di Renzi al Tg1”,“Renzi al Tg1: Riforme per cambiare il Paese”, “Migranti e referendum, il premier Renzi al Tg1”, e così via. Ultima puntata, lo scorso primo giugno: Renzi sulla terrazza del Nazareno, con la ban- diera europea alle spalle, esulta per un aumento dello zero virgola sulle stime del Pil (“Quando si abbassano le tasse, l’economia cresce”). L’intervistatrice è quasi sempre la giornalista Costanza Crescimbeni, che l’anno scorso è stata promossa vicedirettrice del Tg Orfeo. L’altro grande classico è il servizio monografico: pezzi di un paio di minuti che riportano solo le parole di Renzi, interrotte per pochi secondi dalle interiezioni del giornalista. Per capire il tenore, ecco un brano del Tg1 delle 20 del 18 agosto: “Renzi rompe il silenzio di Ferragosto (...) torna alla carica sulla riduzione delle tasse (...) rivendica le riforme: dagli 80 euro al Jobs Act, all’abolizione di Imu e Tasi”.
Boschi innominabile. Una delle vette comiche del Tg Orfeo viene raggiunta il 30 aprile 2016. Si parla dell’inchiesta sul petrolio della Basilicata e si cita l’intercettazione in cui Federica Guidi tira in ballo Maria Elena Boschi. Con una contorsione logica invidiabile, in tutto il servizio non viene mai pronunciata la parola “Boschi”, nemmeno una volta. Maria Elena – che si può solo evocare – è un’altra icona del Tg Orfeo. Meraviglioso l’elogio dedicatole lo scorso 22 maggio, alla vigilia del G7 di Taormina: “L’Italia è pronta per presentarsi al mondo (. ..) , una scommessa vinta, il bilancio del sottosegretario (...) ‘Sfatati tutti gli stereotipi, abbiamo rispettato i tempi, seguendo una gestione oculata e trasparente dei costi’”.
Imboscamenti e rimozioni. Mentre il Tg1 segue con improvvisa solerzia i guai della giunta Raggi a Roma (inediti approfondimenti sul ciclo dei rifiuti e pure una polemica inventata tra la sindaca e il Vaticano), altre notizie vengono imboscate o direttamente ignorate (come l’indagine su Augusto Barbera, giudice costituzionale sostenitore del Sì alla riforma). Altri esempi: il 23 dicembre il Fatto rivela che Luca Lotti è indagato nell’inchiesta Consip. Il Tg1 delle 13.30 nasconde la notizia al ventesimo minuto della scaletta (su 27 totali). Lo scoop di Marco Lillo sulla telefonata tra Matteo e papà Tiziano, invece, viene rimosso fino a quando non arriva la replica dell’ex premier: quella mattina il Tg1 delle 8 manda in onda servizi su Trump, Macron, Gentiloni, ‘ndrangheta, mafia e Coppa Italia di calcio, senza riportare nemmeno una virgola dell’intercettazione.