“Intesa col Pd possibile, ma solo con le primarie”
Pisapia replica all’ex premier. Il renziano Bonifazi: “Ok, ma chi perde si adegua”
Se Renzi vuole davvero rifondare il centrosinistra allora faccia le primarie, poi vediamo chi le vince”. Giuliano Pisapia apre a metà. È il giorno dell’ennesima giravolta dell’ex premier: dopo anni di patti con Berlusconi e governo con Alfano, Renzi torna a guardare a sinistra. L’ex sindaco di Milano lo aspettava lì da mesi. La richiesta di primarie non è una novità, Pisapia la ripete da quando ha lanciato Campo Progressista: per ipotizzare una coalizione, la leadership dev’essere contendibile. Primarie dunque.
Fino all’altroieri sembrava poco più che una provocazione. Ora che il segretario del Pd pare avere il fiato corto, mentre annuncia l’ennesimo cambio di strategia, l’ipotesi appare un po’ meno inverosimile. Al punto che in serata arriva il messaggio possibilista del renzianissimo Francesco Bonifazi, tesoriere del Pd: “Facciamo le primarie e vediamo chi vince? Bene. Chi perde che fa, caro Pisapia: resta o scappa?”. Si attende la controreplica.
NEL FRATTEMPO Massimiliano Smeriglio – luogotenente romano di Campo Progressista – fissa le regole d’ingaggio: “Non ci interessano ‘patti tecnici’ come quello che Renzi ci propone al Senato, per entrare in lista e allungare il brodo. Ci interessa una coalizione vera, con una leadership veramente in discussione. Ma aspettiamo qualche giorno, in genere Renzi cambia idea ogni 48 ore”.
Pisapia parla dal palco della festa di Radio Popolare, aMilano: “Intanto prendiamoci un impegno. Anziché fare accordi con Forza Italia, Cinque Stelle e Lega sulla legge elettorale, facciamo un percorso comune per fare approvare leggi come lo ius soli, il reato di tortura, le disuguaglianze, il codice antimafia, che sono già approvate in un ramo del Parlamento”. Dice “percorso comune” come se sedesse in Parlamento, forse già conta come suoi i voti dei bersaniani di Mdp. Seduto accanto a lui c’è anche Emanuele Fiano, relatore Pd del fu “tedeschellum”. È piuttosto scettico: “Sarei an- che d’accordo ma la somma dei nostri voti non fa l’approvazione di una legge, c’è anche la matematica”.
Nella giornata del dietrofront, invoca a gran voce il centrosinistra anche il solitamente silenzioso Maurizio Martina, numero due del nuovo Pd renziano: “Il nostro impegno è e sarà sempre il centrosinistra, alternativo a destra e grillini. Nessuno ha mai pensato ad alleanze impossibili con partiti di segno opposto”. Se ne deduce che l’abbraccio politico a Berlusconi, Verdini e Alfano fosse un’allucinazione collettiva.
TRA GLI OSSERVATORI più interessati di questo maldestro riavvicinamento renziano ci sono i suoi ex compagni di partito. Pisapia e i fuoriusciti dal Pd una decina di giorni hanno siglato un’intesa di massima sulla nascita di una formazione di centrosinistra radicalmente alternativa al partito della Nazione. Un progetto verso cui hanno già espresso interesse Romano Prodi ed Enrico Letta. I confini di quest’Ulivo in sedicesimo sono tutti da definire (Campo Pro- gressista non vorrebbe includere nel progetto né D’Alema, né la Sinistra Italiana di Fratoianni) ma l’appuntamento per l’inizio della costituente è già fissato al primo luglio, a Roma. E se nel frattempo Pisapia si facesse davvero (ri)sedurre dalle sirene renziane?
Roberto Speranza – forse per esorcizzare l’ipotesi, forse perché ne è davvero convinto – lo esclude categoricamente: “Con Pisapia siamo d’accordo. Il nuovo centrosinistra sarà alternativo al Partito democratico. Abbiamo stabilito insieme che il renzismo non può essere temperato, bisogna superarlo. E poi Renzi il patto vero l’ha già stipulato con Berlusconi. Un patto politico, di sostanza: basta vedere come vanno d’accordo sui voucher. Ora torna a parlare di centrosinistra solo per tentare di coprire la sua sconfitta in Parlamento”. È la linea comune dei bersaniani di Articolo 1, che su Pisapia hanno investito ad occhi chiusi, nonostante le incertezze delle settimane passate. Dicono di fidarsi. Tra le dichiarazioni di ieri dell’ex sindaco, preferiscono quelle della mattina, nelle quali il fondatore di Campo Progressista sembrava più risoluto: “Sono per il massimo dell’unità, ma Renzi non può fare un’apertura dopo mesi e mesi in cui abbiamo cercato un’alleanza di centrosinistra e, soprattutto dopo una sconfitta come quella di ieri, che presupponeva coalizioni diverse”. Chissà quelle nuove, quanto dureranno.
Intanto i bersaniani... Speranza: “Abbiamo un accordo con Campo progressista: ci fidiamo di Giuliano” Il tesoriere dem “Sentiamo la base e vediamo che succede Domanda: se non vinci che fai? Resti o scappi?”