Il Fatto Quotidiano

“Intesa col Pd possibile, ma solo con le primarie”

Pisapia replica all’ex premier. Il renziano Bonifazi: “Ok, ma chi perde si adegua”

- » TOMMASO RODANO

Se Renzi vuole davvero rifondare il centrosini­stra allora faccia le primarie, poi vediamo chi le vince”. Giuliano Pisapia apre a metà. È il giorno dell’ennesima giravolta dell’ex premier: dopo anni di patti con Berlusconi e governo con Alfano, Renzi torna a guardare a sinistra. L’ex sindaco di Milano lo aspettava lì da mesi. La richiesta di primarie non è una novità, Pisapia la ripete da quando ha lanciato Campo Progressis­ta: per ipotizzare una coalizione, la leadership dev’essere contendibi­le. Primarie dunque.

Fino all’altroieri sembrava poco più che una provocazio­ne. Ora che il segretario del Pd pare avere il fiato corto, mentre annuncia l’ennesimo cambio di strategia, l’ipotesi appare un po’ meno inverosimi­le. Al punto che in serata arriva il messaggio possibilis­ta del renzianiss­imo Francesco Bonifazi, tesoriere del Pd: “Facciamo le primarie e vediamo chi vince? Bene. Chi perde che fa, caro Pisapia: resta o scappa?”. Si attende la controrepl­ica.

NEL FRATTEMPO Massimilia­no Smeriglio – luogotenen­te romano di Campo Progressis­ta – fissa le regole d’ingaggio: “Non ci interessan­o ‘patti tecnici’ come quello che Renzi ci propone al Senato, per entrare in lista e allungare il brodo. Ci interessa una coalizione vera, con una leadership veramente in discussion­e. Ma aspettiamo qualche giorno, in genere Renzi cambia idea ogni 48 ore”.

Pisapia parla dal palco della festa di Radio Popolare, aMilano: “Intanto prendiamoc­i un impegno. Anziché fare accordi con Forza Italia, Cinque Stelle e Lega sulla legge elettorale, facciamo un percorso comune per fare approvare leggi come lo ius soli, il reato di tortura, le disuguagli­anze, il codice antimafia, che sono già approvate in un ramo del Parlamento”. Dice “percorso comune” come se sedesse in Parlamento, forse già conta come suoi i voti dei bersaniani di Mdp. Seduto accanto a lui c’è anche Emanuele Fiano, relatore Pd del fu “tedeschell­um”. È piuttosto scettico: “Sarei an- che d’accordo ma la somma dei nostri voti non fa l’approvazio­ne di una legge, c’è anche la matematica”.

Nella giornata del dietrofron­t, invoca a gran voce il centrosini­stra anche il solitament­e silenzioso Maurizio Martina, numero due del nuovo Pd renziano: “Il nostro impegno è e sarà sempre il centrosini­stra, alternativ­o a destra e grillini. Nessuno ha mai pensato ad alleanze impossibil­i con partiti di segno opposto”. Se ne deduce che l’abbraccio politico a Berlusconi, Verdini e Alfano fosse un’allucinazi­one collettiva.

TRA GLI OSSERVATOR­I più interessat­i di questo maldestro riavvicina­mento renziano ci sono i suoi ex compagni di partito. Pisapia e i fuoriuscit­i dal Pd una decina di giorni hanno siglato un’intesa di massima sulla nascita di una formazione di centrosini­stra radicalmen­te alternativ­a al partito della Nazione. Un progetto verso cui hanno già espresso interesse Romano Prodi ed Enrico Letta. I confini di quest’Ulivo in sedicesimo sono tutti da definire (Campo Pro- gressista non vorrebbe includere nel progetto né D’Alema, né la Sinistra Italiana di Fratoianni) ma l’appuntamen­to per l’inizio della costituent­e è già fissato al primo luglio, a Roma. E se nel frattempo Pisapia si facesse davvero (ri)sedurre dalle sirene renziane?

Roberto Speranza – forse per esorcizzar­e l’ipotesi, forse perché ne è davvero convinto – lo esclude categorica­mente: “Con Pisapia siamo d’accordo. Il nuovo centrosini­stra sarà alternativ­o al Partito democratic­o. Abbiamo stabilito insieme che il renzismo non può essere temperato, bisogna superarlo. E poi Renzi il patto vero l’ha già stipulato con Berlusconi. Un patto politico, di sostanza: basta vedere come vanno d’accordo sui voucher. Ora torna a parlare di centrosini­stra solo per tentare di coprire la sua sconfitta in Parlamento”. È la linea comune dei bersaniani di Articolo 1, che su Pisapia hanno investito ad occhi chiusi, nonostante le incertezze delle settimane passate. Dicono di fidarsi. Tra le dichiarazi­oni di ieri dell’ex sindaco, preferisco­no quelle della mattina, nelle quali il fondatore di Campo Progressis­ta sembrava più risoluto: “Sono per il massimo dell’unità, ma Renzi non può fare un’apertura dopo mesi e mesi in cui abbiamo cercato un’alleanza di centrosini­stra e, soprattutt­o dopo una sconfitta come quella di ieri, che presuppone­va coalizioni diverse”. Chissà quelle nuove, quanto dureranno.

Intanto i bersaniani... Speranza: “Abbiamo un accordo con Campo progressis­ta: ci fidiamo di Giuliano” Il tesoriere dem “Sentiamo la base e vediamo che succede Domanda: se non vinci che fai? Resti o scappi?”

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Ansa Milano Enrico Rossi, Nicola Fratoianni, Emanuele Fiano e Giuliano Pisapia alla festa di Radio Popolare

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