Banche venete, martedì si dimettono i cda
Se non parte l’operazione di sistema con Intesa e Unicredit. L’ad Viola: “I clienti scappano”
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quattro giorni saranno decisivi per il futuro delle Popolari venete. Martedì prossimo il cda di Popolare di Vicenza, a cui potrebbe aggiungersi quello di Veneto Banca, per ora non ancora convocato, farà partire il conto alla rovescia. I consiglieri - filtrava ieri - si aspettano una parola chiara sulla possibilità di reperire gli 1,2 miliardi di capitali privati chiesti dalla Commissione europea per autorizzare il salvataggio pubblico. Senza le condizioni per un intervento di sistema è possibile che i consiglieri “si rimettano alla Bce per valutare la miglior strada da intraprendere alla luce delle condizioni critiche in cui versano gli istituti”. Cioè si dimetteranno in blocco. Se le due banche dovessero andare in default, infatti, dovrebbero poi spiegare ai pm perché non hanno por- tato prima i libri in tribunale.
Ieri l’ad di Vicenza, Fabrizio Viola è stato durissimo: “In giro per l'Europa le situazioni si risolvono in 24 ore, dovremmo fare lo stesso”. Il riferimento è all’operazione che si sta cercando di mettere in piedi sotto la pressione del governo e la regia di Unicredit e Intesa Sanpaolo. “Bisogna smetterla di far girare il cerino - ha continuato Viola - Bisogna convocare i banchieri e far convocare i rispettivi cda entro il fine settimana. Ci vuole rapidità. In questa situazione mi stupisco che le banche abbiano ancora clienti, perché stanno ritirando anche la raccolta indiretta”. Vicenza e Veneto Banca sono in piedi grazie ai 10 miliardi di liquidità garantita dallo Stato, ma c’è tempo fino a fine mese. Intesa e Unicredit hanno messo mano al dossier ma non hanno intenzione di rilevare le popolari venete e hanno chiesto di raccogliere gli 1,2 miliardi tra tutte le banche italiane, magari con uno sconto da Bruxelles e un veicolo ad hoc partecipato da Poste e Cassa depositi e prestiti. Ieri Viola ha fissato i tempi, ma da Intesa Sanpaolo filtra scetticismo. I lavori sul dossier procedono molto a rilento, e difficilmente si chiuderà la partita nella prossima settimana (per ora è in programma un cda martedì).
E sulle venete piove sul ba- gnato. Giovedì, l’Arbitro finanziario ( Acf) istituito a gennaio dalla Consob, l’a uthority di Borsa, ha depositato i primi sei provvedimenti emessi su altrettanti ricorsi presentati da risparmiatori truffati. Ben 5 sono favorevoli ai ricorrenti e di questi 4 riguardano la Popolare di Vicenza, rivela l’avvocato trevigiano Matteo Moschini, esperto di diritto bancario che patrocina molti ricorsi: tre so- no a favore di azionisti “scav al c at i ”, soci che avevano chiesto il riacquisto delle azioni alla banca che però ha fatto passare avanti altri; uno a favore di un socio cui la Popolare aveva subordinato la concessione del mutuo all’acquisto di azioni (così la banca ha finanziato 1 miliardo di capitale). I risarcimenti vanno dal 60 al 100%. Un’altra tegola per Vicenza, ma anche per Veneto Banca, le cui violazio- ni a danno di migliaia di risparmiatori sono state identiche e già ammesse dai due istituti, sanzionati dall’Antitrust e oggetto di relazioni durissime della Consob.
ORA VICENZAha 30 giorni per pagare: se non lo fa dovrà pubblicare il lodo sul suo sito e su due quotidiani nazionali. “È probabile che paghi, com’è accaduto dopo le pronunce ottenute dal giurì bancario - spiega Moschini - perché quelle di Consob sono articolate, e altrimenti si chiede al giudice un procedimento veloce che le ricalchi facendo salire i costi legali per la banca”. Dei mille ricorsi arrivati finora all’Acf - che si pronuncia in 6 mesi - un terzo riguardano proprio le banche venete: se la media dei risarcimenti dovesse essere simile ai 4 lodi già emessi, il conto potrebbe salire a quasi 5 milioni. E non è finita.
Rischio stangata L’arbitro Consob condanna Pop Vicenza per i soci truffati. Quasi un terzo dei ricorsi è sulle due popolari