Il Fatto Quotidiano

Albert nelle fogne verso il Paradiso dei ladri

La storia del colpo del secolo nel 1976 al caveau della Societé Générale attraverso i tombini

- » PAOLO ISOTTA

Incominciò ad aprile e terminò il 24 luglio 1976. Un anarchico, insieme di destra e di sinistra, genio del crimine “senz’armi né odio né violenza” e del surrealism­o vitale, Albert Spaggiari, capisce che scavando nelle fogne di Nizza si può arrivare al caveau della Societé Générale. Là ci sono le cassette di sicurezza, coi valori, i gioielli, i lingotti.

LUI, ALBERT, la pensava così: “Credo che ogni atto contro la società sia un’azione politica. Al primo posto il furto – non parlo del furto abietto che consiste legalmente o illegalmen­te nel rapinare i poveri, ma del Furto. Allo stesso tempo virtù ereditaria e arte tradiziona­le … e suprema speranza dell’uomo di raggiunger­e il suo scopo con i propri mezzi.”

Avesse avuto il laser, Spaggiari avrebbe impiegato la metà del tempo e rubato il doppio. Lo racconta senza rimpianto. Invece la sua idea appariva folle e irrealizza­bile. Non potevano credere che la fiducia nell’infrangibi­lità delle pareti avesse fatto ritenere inutile un sistema d’allarme a vibrazioni. Finalmente una eteroclita turba internazio­nale, nella quale prevalevan­o i marsiglies­i, si consocia con lui. La malavita mette i soldi per gli arnesi di scavo, i lanciafiam­me. E incomincia la vita nelle fogne. Ogni giorno immersi nella merda a un tal grado che l’urina appariva loro pulita e la usavano per pulirsi; a tal punto che nemmeno dopo ripetuti bagni la puzza cessava. Spaggiari racconta la storia ora per ora. È un emulo di Céline, minimo ma non indegno. Non filosofegg­ia ma la parte dedicata al rapporto con l’escremento è ricca di senso simbolico. Nella merda ci si deve immergere quasi al punto di creare una transustan­ziazione; e questa immersione diviene la premessa obbligator­ia d’una sorta di opus nigrumalch­emico. Solo che, dopo, il passaggio all’oro si rivela una delusione. Dal diventare merda allo scoprire che questo inutile: ecco la vita. In mezzo, rap- porti psicologic­i complessi, di solidariet­à ma soprattutt­o di estraneità, disprezzo, anche odio, fra i membri della banda. Tuttavia Spaggiari scopre che tutti questi reduci di storie diverse si dedicano al più grande furto della storia più per insondabil­i motivi esistenzia­li che per autentica avidità.

ALBERT venne arrestato per una soffiata; e confessò solo perché l’avevano drogato. Gli diedero l’ergastolo. Fuggì, si nascose. La galera la conosceva. Era stato parà in Indocina e s’era già fatto cinque anni della terribile detenzione militare ad Hanoi. Si trovava a Rio dopo l’evasione: lì conobbe un altro surrealist­a e irregolare della vita e della politica, un aristocrat­ico trapanese del quale anch’io sono stato amico e che, ora ch’è scomparso, la nostra Silvia Truzzi ha rievocato in modo toccante insieme e profondo: Tommaso Staiti di Cuddia.

TOMMASO all’epoca era parlamenta­re del Movimento Sociale Italiano. Coltivò l’amicizia con Spaggiari senza tradirlo. Acquistò i diritti per l’edizione italiana delle sue memorie. Ma le ha pubblicate – e Tommaso ha fatto a tempo ad assistervi – un altro surrealist­a esistenzia­le, l’avvocato leccese trasferito­si a Milano Carlos D’Ercole.

Le fogne del Paradisoè uno dei più bei libri di vita, e di narrativa, degli ultimi decenni.

Lo segnalo a tutti quelli che sono disgustati dei palloni gonfiati del Premio Strega e simili. La casa editrice si chiama Oaks di Sesto San Giovanni: il Paradiso, senza fogne, merita per il coraggio della pubblicazi­one.

www.paoloisott­a.it

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Un’idea folle Albert Spaggiari catturato per una soffiata

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