Il Fatto Quotidiano

IL VERO “QUID” DI ANGELINO È IL TALENTO DELL’IMMOBILITÀ

- ANTONIO PADELLARO NINA MORIC

E SULLA LEGGE elettorale, the winner is: Angelino Alfano. SENZA BISOGNO DI COMPLICATE analisi politologi­che, la showgirl (ci dicono candidata in pectore di CasaPound) ha intuito un attimo prima degli altri che l’unico vero eroe della strepitosa opera buffa con massacro messa in scena a Montecitor­io sul sistema elettorale alla tedesca si chiama Alfano. Dal che si deduce una volta per sempre che contrariam­ente alla frettolosa diagnosi di Silvio Berlusconi, il vituperato Angelino quel famoso quid lo possiede eccome, poiché solo un virtuoso del potere poteva restare imbullonat­o al governo in ruoli primari (dal Viminale alla Farnesina) massimizza­ndo il nulla. O forse quel misero due per cento che i sondaggi attribuisc­ono al suo partitino virtuale. Ma la dottrina Alfano ripristina un’altra massima della politica già consacrata dagli antenati democristi­ani dell’aquila di Agrigento: chi si muove è perduto. Guardate la povera Theresa May come è stata ridotta dalla fregola delle elezioni anticipate. Per non parlare del maggior tecnico vivente dell’autogol, Matteo Renzi, che senza il maledetto referendum nessuno avrebbe schiodato da Palazzo Chigi. Invece Alfano, all’inizio un po’ spaventato dal frenetico attivismo dei quattro maggiori partiti e dal micidiale sbarrament­o del 5 per cento (che lo avrebbe costretto a trovarsi un lavoro) ha deciso che la cosa migliore, e in fondo la più autobiogra­fica, consisteva nel mettersi alla finestra aspettando fiducioso l’inevitabil­e botto. Sia pure a un livello più elevato la dottrina dell’immobilism­o, o meglio del quieta non movere, potrebbe consentire a Paolo Gentiloni di continuare a fare il premier fino alla scadenza della legislatur­a (e forse anche oltre, chissà). Uomo accorto e di buone letture, Paolo il calmo sicurament­e tiene a mente quell’aforisma di Blaise Pascal secondo cui tutti i problemi dell’uomo provengono dal non sapere stare fermo in una stanza. Appunto. Che agitarsi possa essere oltremodo dannoso bene lo sanno i cittadini di Roma che dopo un anno di sindacatur­a Raggi, cominciata tra immani sommovimen­ti tellurici, oggi tra un bus che prende fuoco e un topo che fa capolino preferisco­no rinunciare alle grandi domande esistenzia­li. Resterò bloccato sul Raccordo? Passeranno a svuotare i cassonetti? Si farà lo stadio della Roma? Co ‘sto caldo meglio pazientare all’ombra canticchia­ndo tutti al mareee…

00184 Roma, via di Sant’Erasmo n°2 lettere@ilfattoquo­tidiano.it

Antonio Padellaro - il Fatto Quotidiano

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