La Provincia di Caserta chiusa per rifiuti: niente soldi per gli spazzini
Sbarrata da mesi la sede storica, da giovedì giù la saracinesca anche in quella operativa
Le foto che vedete sono state scattate la mattina di venerdì 9 giugno nella sede de l l’amministrazione provinciale casertana presso l’area ex Saint Gobain. Sono l’effetto di un disastro politico-finanziario: il dissesto della Provincia di Caserta. Dovevano scioglierle, le province. Invece sono ancora tra noi. Però svuotate di risorse. E senza soldi non si cantano messe, e non si pagano nemmeno le ditte incaricate della pulizia: contratto scaduto ad aprile, e non rinnovato.
GIÀ CHIUSA da mesi la sede storica a Corso Trieste, dal prossimo giovedì verrà chiusa anche la sede operativa, quella che vedete ritratta nelle foto. Verrà chiusa per troppa spazzatura. Perché non si riesce a provvedere alle più elementari norme igienico sanitarie. Il dirigente Gennaro Spasiano ha firmato il provvedimento. Prevista in un primo momento per domani, la chiusura è stata fatta slittare di qualche giorno. Si spera di trovare qualche euro in extremis. Il presidente facente funzioni, Silvio Lavornia (centrodestra), è pressato dai sindacati che gli hanno chiesto di convocare il consiglio provinciale. L’ente non ha approvato il bilancio. Quindi non è possibile utilizzare i 10 milioni di euro pre- visti nella ‘manovrina’del governo Gentiloni. Provvedimento, anche quello, in attesa di approvazione. Nel frattempo, la Provincia da quasi tre mesi non paga gli stipendi agli oltre 400 dipendenti in organico. Per la precisione sono 430 persone (270 in servizio alla Provincia e 130 al Museo Campano di Capua e a ll ’ Ufficio Provinciale per l’Impiego).
Nelle scorse settimane il governatore della Campania Vincenzo De Luca e il sottosegretario alla presidenza del consiglio Maria Elena Boschi hanno promesso l’erogazione di 4 milioni di euro per assicurare le retribuzioni contattando direttamente la tesoreria provinciale. La promessa è rimasta sulla carta. I sindacati hanno scritto ai due politici dem protestando: “Vi chiediamo di tener fede al vostro impegno e di prendere contatti con l’istituto tesoriere per concretizzare rapidamente questo trasferimento di risorse perché le famiglie dei dipendenti, soprattutto quelle monoreddito, non ce la fanno più ad andare avanti”.
Intanto la raccolta della spazzatura e i servizi di pulizia sono stati interrotti. Con gli effetti che vedete nelle foto. La sporcizia ha invaso gli uffici, ha reso i bagni impraticabili. Spazzatura nei corridoi, spazzatura all’ingresso. Uno schifo. Un problema di salute pubblica, ovviamente. Evidenziato dagli ispettori dell’Asl, che avevano dato alla Provincia i “tre giorni” per provvedere alla rimozione. Tre giorni passati senza esito. I lavoratori ne soffrono. Fisicamente. Lo sottolineano i sindacati in una nota: “Quei dipendenti che già soffrivano di determinate patologie incompatibili allo stato dei luoghi, hanno subito un aggravamento, mentre coloro che no rma lmen te non risultano affetti da alcuna patologia specifica, cominciano ad accusare malesseri sia fisici che soprattutto psichici”. La Provincia in dissesto non è grado neanche di provvedere alle attività assegnatele dalla legge, come la manutenzione di scuole superiori e strade.
Proprio sulle scuole il presidente Lavornia a maggio ha ottenuto il suo quarto d’ora di celebrità nazionale, annunciando l’imminente chiusura di 90 istituti superiori per mancanza delle autorizzazioni previste dalla legge in materia di antincendio, agibilità, staticità e sicurezza sul lavoro. Il motivo derivava sempre dal dissesto: l’impossibilità di trovare risorse per adeguare gli edifici ed assicurare la corrente elettrica, l’a cqua, la pulizia delle aule.
Alla fine hanno chiuso solo quattro scuole, le altre sono rimaste aperte con pr ov ve dim en ti tampone. Ma 56.000 studenti hanno rischiato di andare in mezzo a una strada proprio nel mese di chiusura dell’anno scolastico. Anche in questo caso il governatore De Luca ha provato a placare le proteste, stanziando un milione di euro dal fondo per il diritto allo studio “pur non essendo le scuole una competenza della Regione”. Ma sono solo piccole pezze messe a casaccio su un enorme buco.
Dissesto
Il bilancio non si può chiudere: gli stipendi non arrivano da aprile, almeno 4 scuole non sono agibili