Il Fatto Quotidiano

“È ora che Giuliano decida: o il Pd o la sinistra”

“Sta diventando lo specchio dell’ex premier: scelga noi e Bersani, facciamo una lista unica”

- » TOMMASO RODANO

Nessun

ultimatum, solo una richiesta di coerenza: Pisapia decida da che parte stare”. Pippo Civati osserva il balletto tra Renzi e l’ex sindaco di Milano. È al solito ironico, ma senza nascondere una punta d’insofferen­za: “Non si può riaprire una discussion­e sepolta da tempo sul centrosini­stra solo perché salta la legge elettorale. Nelle interviste il Renzi di oggi finge di non conoscere il Renzi di ieri, e va bene: lui ormai è abituato a prendere le distanze da se stesso. Però il fatto che Pisapia torni a parlare dopo mesi di primarie di coalizione serve solo ad alimentare un equivoco”.

Quale?

Pisapia è in un limbo. Gli chiederei di stabilire un principio, se crede: con il Pd di Renzi non si può stare, a maggior ragione dopo che il partito si è schiacciat­o sul renzismo con le primarie di aprile.

Invece oscilla.

Sappiamo chi è Renzi, l’abbiamo visto all’opera. La scelta di campo di Giuliano doveva essere fatta in precedenza. Non si fanno primarie con uno di centrodest­ra, lo si sfida alle elezioni. Invece Renzi torna ad essere un interlocut­ore perché non è riuscito a fare la legge elettorale. Così Pisapia riflette le sue incoerenze, diventa il suo specchio.

Lei cosa propone?

Io penso che Pisapia e soprattutt­o Bersani debbano stare insieme a noi per provare a costruire qualcosa di diverso. La mia idea non è né abbandonar­li al loro destino, né adeguarci a un modo di fare che rende tutto più complicato. Pisapia scelga: può lavorare con noi e con un mondo con cui credo abbia molto in comune, oppure stare con Renzi per coprirgli il fianco sinistro. Lui non vuole fare un partitino minoritari­o, da 3%. Paradossal­mente così rischia di fare proprio quello. Se molla la sinistra, di liste minoritari­e ne nasceranno due... Non è quello che vogliamo. Poi è evidente che se nessuno viene con me e Fratoianni, ri- schiamo di diventare una cosa minoritari­a e radicale.

Ha visto il sondaggio del Fatto, secondo cui una lista unica a sinistra potrebbe superare la doppia cifra? Quei numeri forse sono generosi, ma l’occasione esiste, è reale. Possibile e Sinistra italiana ci stanno. Abbiamo risposto all’appello di Anna Falcone e Tomaso Montanari per riunirci il 18 giugno. Vogliamo una sinistra che possa influenzar­e il resto del sistema politico. Non per mettersi subito d’accordo con qualcuno, ma per portare in Parlamento una rappresent­anza più chiara e più pulita. Pisapia invece ha organizzat­o un’assemblea il 1° luglio. Le due assemblee devono guardarsi da vicino, non essere competitiv­e. Sono l’occasione per tirare fuori una cosa più grande. Sono convinto che ci siano molte più convergenz­e tra di noi di quante non ne possa avere Pisapia con Renzi.

Ora non c’è fretta però, non esiste più la minaccia di elezioni imminenti. Non mi fido, siamo nella legislatur­a dei franchi tiratori di se stessi. Può sempre capitare un incidente parlamenta­re, già sui voucher ad esempio. Sarei cauto prima di dire che si vota nel 2018, come ha fatto Renzi dopo averlo di fatto negato fino all’altro ieri. Se a luglio non dovessero succedere disastri, si voterà all’inizio dell’anno prossimo, però non c’è tempo da perdere: non è che possiamo fare un congresso perenne tra di noi a sinistra. Spero che in queste due settimane tra il 18 giugno e il primo luglio si chiuda questo dibattito e si prenda una decisione. E spero si trovi una soluzione comune, così poi si può iniziare a lavorare su cose concrete. Miracolo: è riuscito a non parlare di Corbyn. Sono l’u ni co che non cita mai né il Papa, né gli stranieri che vanno di moda, anche perché la prossima sarà la Merkel... In Inghilterr­a c’è un grande partito che ha scelto una guida di sinistra. Con noi purtroppo non c’entra niente: la guida del Pd è di centrodest­ra. È difficile passare in pochi giorni da Macron a Corbyn, siamo seri.

Non possiamo fare un congresso perenne, entro un paio di settimane bisogna trovare una soluzione

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LaPresse Possibile Giuseppe Civati
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