Il Fatto Quotidiano

La Libia: “Le Ong aspettano i barconi”

- » GIUSEPPE LO BIANCO

Conversazi­oni

via radio tra le navi di quattro Ong piazzate davanti la costa libica “hanno dato l’impression­e che le organizzaz­ioni umanitarie stessero aspettando barconi con circa 570 migranti poi bloccati ieri dalla Guardia costiera di Tripoli”. E per questo “il comportame­nto di queste Ong accresce il numero di barconi di migranti illegali e l’audacia dei trafficant­i di esseri umani”.

AGLI ALLARMI del procurator­e di Catania Zuccaro e di Frontex si aggiunge adesso la marina libica, che in una nota diffusa ieri alle agenzie rilancia la polemica sul ruolo delle Ong, questa volta quattro, piazzate con le loro navi, secondo i libici, nelle acque territoria­li ad attendere i mi- granti. Per questo le guardie costiere, ha informato il portavoce della marina libica, ammiraglio Ayob Amr Ghasem, hanno preso contatto con queste Ong e hanno domandato loro di lasciare le acque territoria­li libiche: “La presenza delle Ong davanti alle coste libiche incoraggia i t r af f i ca nt i ”, ha sostenuto Ghasem, secondo cui questi ultimi “sanno bene che la via verso l’Europa è agevole grazie a queste Ong e alla loro presenza illegittim­a e sospetta in attesa di poveri esseri umani”. Le parole del l’ammiraglio vengono smentite da Medici senza frontiere che in una nota sostiene di avere effettuato soccorsi “sotto il normale coordiname­nto della Guardia costiera italiana” e di “non avere avuto alcun contatto con la guardia costiera libica”.

OLTRE ALLA NAVE Prudence di Msf, arrivata oggi a Palermo con 716 persone tra cui 50 bambini, sarebbero altre tre le navi umanitarie coinvolte nei salvataggi nell’area: quelle della spagnola Open arms, che ha preso a bordo 243 migranti, tra cui un neonato, una donna incinta e diversi bambini, e quelle di Jugendrett­et e la Seawatch che complessiv­amente hanno tratto in salvo 1129 persone e recuperato tre corpi senza vita. Sul ruolo delle Ong indaga da tempo la procura di Trapani per il reato di favoreggia­mento dell’immigrazio­ne clandestin­a in cui sono coin- volti alcuni esponenti di Organizzaz­ioni non governativ­e e non le Ong in quanto tali: “Noi già stiamo indagando su fatti analoghi, sul caso specifico non ho elementi”, ha detto ieri il pm Andrea Tarondo. La tensione nel canale di Sicilia ha rilanciato la polemica politica e Luigi Di Maio ha ripetuto la sua definizion­e dei salvataggi ad opera delle Ong, chiamandol­i “taxi del mare”:“Quando abbiamo de- nunciato questi comportame­nti che mettono a rischio la sicurezza nazionale, siamo stati definiti razzisti – ha scritto sulla sua pagina Facebook– invece avevamo ragione. Da mesi chiediamo che sulle navi delle Ong debba esserci la polizia giudiziari­a. Il ministro dell’Interno che dice? Che fa? Prendiamo provvedime­nti contro i taxi del mare!”.

COSÌ LA POLITICA, mentre nella realtà nel canale di Sicilia si continua a morire con numeri di vittime a due zeri: ieri la Marina libica ha dato notizia di un nuovo naufragio che si sarebbe verificato davanti alle coste libiche con otto morti accertati e un centinaio di dispersi. I corpi erano vicini a un gommone sgonfio ritrovato a circa nove chilometri al largo della costa libica.

La smentita

Medici senza frontiere: “Le nostre operazioni di salvataggi­o senza contatti con scafisti”

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Ansa Soccorsi L’ultimo naufragio

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