La Libia: “Le Ong aspettano i barconi”
Conversazioni
via radio tra le navi di quattro Ong piazzate davanti la costa libica “hanno dato l’impressione che le organizzazioni umanitarie stessero aspettando barconi con circa 570 migranti poi bloccati ieri dalla Guardia costiera di Tripoli”. E per questo “il comportamento di queste Ong accresce il numero di barconi di migranti illegali e l’audacia dei trafficanti di esseri umani”.
AGLI ALLARMI del procuratore di Catania Zuccaro e di Frontex si aggiunge adesso la marina libica, che in una nota diffusa ieri alle agenzie rilancia la polemica sul ruolo delle Ong, questa volta quattro, piazzate con le loro navi, secondo i libici, nelle acque territoriali ad attendere i mi- granti. Per questo le guardie costiere, ha informato il portavoce della marina libica, ammiraglio Ayob Amr Ghasem, hanno preso contatto con queste Ong e hanno domandato loro di lasciare le acque territoriali libiche: “La presenza delle Ong davanti alle coste libiche incoraggia i t r af f i ca nt i ”, ha sostenuto Ghasem, secondo cui questi ultimi “sanno bene che la via verso l’Europa è agevole grazie a queste Ong e alla loro presenza illegittima e sospetta in attesa di poveri esseri umani”. Le parole del l’ammiraglio vengono smentite da Medici senza frontiere che in una nota sostiene di avere effettuato soccorsi “sotto il normale coordinamento della Guardia costiera italiana” e di “non avere avuto alcun contatto con la guardia costiera libica”.
OLTRE ALLA NAVE Prudence di Msf, arrivata oggi a Palermo con 716 persone tra cui 50 bambini, sarebbero altre tre le navi umanitarie coinvolte nei salvataggi nell’area: quelle della spagnola Open arms, che ha preso a bordo 243 migranti, tra cui un neonato, una donna incinta e diversi bambini, e quelle di Jugendrettet e la Seawatch che complessivamente hanno tratto in salvo 1129 persone e recuperato tre corpi senza vita. Sul ruolo delle Ong indaga da tempo la procura di Trapani per il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina in cui sono coin- volti alcuni esponenti di Organizzazioni non governative e non le Ong in quanto tali: “Noi già stiamo indagando su fatti analoghi, sul caso specifico non ho elementi”, ha detto ieri il pm Andrea Tarondo. La tensione nel canale di Sicilia ha rilanciato la polemica politica e Luigi Di Maio ha ripetuto la sua definizione dei salvataggi ad opera delle Ong, chiamandoli “taxi del mare”:“Quando abbiamo de- nunciato questi comportamenti che mettono a rischio la sicurezza nazionale, siamo stati definiti razzisti – ha scritto sulla sua pagina Facebook– invece avevamo ragione. Da mesi chiediamo che sulle navi delle Ong debba esserci la polizia giudiziaria. Il ministro dell’Interno che dice? Che fa? Prendiamo provvedimenti contro i taxi del mare!”.
COSÌ LA POLITICA, mentre nella realtà nel canale di Sicilia si continua a morire con numeri di vittime a due zeri: ieri la Marina libica ha dato notizia di un nuovo naufragio che si sarebbe verificato davanti alle coste libiche con otto morti accertati e un centinaio di dispersi. I corpi erano vicini a un gommone sgonfio ritrovato a circa nove chilometri al largo della costa libica.
La smentita
Medici senza frontiere: “Le nostre operazioni di salvataggio senza contatti con scafisti”