RAFA NADAL I, IL RE DI PARIGI
TERRA ROSSAA 31 anni strappa il suo decimo Roland Garros
Due immagini. La prima: un anno fa, Parigi, Roland Garros. Prima di scendere in campo per il terzo turno, Rafa Nadal annuncia il ritiro per infortunio. Il telecronista di Eurosport si commuove e dichiara: “Probabilmente non avrà più possibilità di vincere a Parigi”. Lo pensano in tanti. Rafa è stanco, il 2015 è stato un calvario e il 2016 pure. Seconda immagine: ieri, ancora Parigi, ancora Roland Garros. Nadal fa scempio di Wawrinka, uno che nelle finali Slam vantava un record di tre vittorie su tre, e conquista il decimo Roland Garros e il 15esimo Slam (Federer ne ha 18). Con il risultato di ieri, Nadal è risalito in seconda posizione nel ranking.
Anche
solo a gennaio la sua resurrezione sembrava impossibile, come pure quella dello svizzero. Invece sono stati proprio loro i finalisti a Melbourne (e Nadal nel quinto set era avanti di un break). La grandezza di Nadal è stata tale da rendere persino scontata la vittoria di ieri. Nella stagione sul rosso, quest’anno, ha vinto tutto tranne Roma. E a Roma ha perso solo perché era stanchissimo e ha beccato al top quello che, oggi, sulla terra battuta è forse il numero due al mondo: Dominic Thiem. Nadal, venerdì in semi- finale, lo ha travolto. Di tutti gli Slam vinti, questo è il terzo senza cedere neanche un set. Di più: è anche quello con meno games lasciati agli avversari. La miseria di 35, concessi in sette incontri. Praticamente una media di 5 games a partita (e quindi tre set). Cifre mostruose, anche considerando il ritiro nei quarti dopo un set di Carreno. Federer a Parigi non c’era: tornerà a Wimbledon, dove sarà uno dei favoriti. Forse il favorito. Gli altri sono ancora troppo acerbi (Zverev) o troppo pazzi (Kyrgios). Oppure improvvisamente implosi. Djokovic, pro- prio un anno fa a Parigi, era lanciato verso il Grande Slam. Invece si è spento proprio allora. Murray è in cima alla classifica e a Parigi ha disputato un bel torneo, cedendo al quinto set in semifinale con Wawrinka (l’incontro più bello del torneo), ma non è certo al massimo della sua forma. E allora torniamo sempre lì: a Roger, 36 anni, e a Rafa, 31 anni. Entrambi sembravano vittime del tempo che passa e degli infortuni che non guardano in faccia nessuno. Nemmeno i campioni in servizio permanente. Si sono invece rialzati. La rinascita di Nadal, forse, è addirittura più sorprendente. Il fisico pareva lacerato in maniera irrecuperabile da allenamenti massacranti, un gioco troppo dispendioso e una nevrosi agonistica compulsivo-ossessiva che ha consumato Rafa nelle articolazioni, nella psiche e pure nei capelli (a fine 2016 si è fatto il trapianto, guadagnandosi con ciò le solite ironie deficienti dei casi umani chiamati per brevità haters). Il crepuscolo anticipato si avvicinava, inesorabile. Nulla di tutto questo: in queste due settimane, ma più che altro in tutto questo 2017, Rafael Nadal è tornato il dominatore che nulla lascia agli avversari. Onore a lui: era, è e sarà uno dei più grandi di sempre.